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Kaliningrad e il rischio di una guerra totale: l’enclave russa sarà la nuova Danzica?

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Kaliningrad a molti non dirà niente. Ma a quattro mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il nome di questa città ci porta vicini come mai prima ad un’escalation dalle conseguenze imprevedibili. Vediamo perché.

Un po’ di storia

Kaliningrad: se la chiamiamo Königsberg vi dice qualcosa di più? Sì, è la città che ha dato i natali al grande filosofo Immanuel Kant; e soprattutto è stata non solo la capitale ma proprio il nucleo fondante della Prussia, dalla quale è nata l’odierna Germania. Possiamo dire che Königsberg è la Torino tedesca. Fondata nel 1255 dai cavalieri teutonici che combattevano contro i lituani, prende il nome dal re Ottocaro di Boemia (Königsberg in tedesco vuol dire “montagna del re”) e diventa prima la capitale dell’ordine teutonico e, alla fine dello stesso, diventa capitale del ducato di Prussia.

Ricordate la croce di ferro nazista? Ebbene, è il simbolo dell’ordine teutonico, per dire quanto quest’ordine cavalleresco e militare ha permeato per secoli la civiltà tedesca. È proprio da Königsberg, distante circa 500 chilometri da Berlino, che ha inizio l’ascesa della forza militare prussiana che arriva ad unificare la Germania con la nascita del secondo Reich (1871, Otto von Bismarck). Per essere precisi, il primo “reich” (impero in tedesco) era quello di Carlo Magno e il terzo era quello tristemente famoso di Hitler.

Durante la seconda guerra mondiale Königsberg viene quasi completamente distrutta dai bombardamenti inglesi; poi viene invasa dall’Armata Rossa e diventa parte dell’Unione Sovietica, prendendo il nome di Kaliningrad scelto da Stalin. Essendo il punto strategico più avanzato, in mezzo a Lituania e Polonia e affacciata sul mar Baltico, anche durante la diaspora degli anni ’90 quest’enclave, cioè un territorio completamente staccato dalla madre patria, rimane russa.

Kaliningrad oggi

Ricordate quel giornalista russo che un mese fa aveva dichiarato che la Federazione Russa sarebbe in grado di colpire Berlino in meno di un minuto e Parigi in due minuti? Era lo stesso che dichiarava che i russi possiedono un’arma in grado di provocare uno tzunami in grado di cancellare l’Inghilterra dalle carte geografiche. Ebbene, tutte queste armi (i missili atomici Sarmat) sono schierati proprio a Kaliningrad.

Questo territorio è letteralmente imbottito di armi letali, schierate contro i Paesi Nato e, da poco, anche contro Svezia e Finlandia, candidate ad entrare nell’alleanza atlantica. Non solo, Kaliningrad è anche sede della flotta russa del mar Baltico. Insomma, ha un’importanza strategica che ricorda quelle di Gibilterra o Malta per l’Inghilterra dei tempi passati.

Braccio di ferro

Ebbene, veniamo a due giorni fa: la Lituania ha dichiarato che, applicando le sanzioni europee, impedirà il passaggio via terra delle merci tra la Russia e Kaliningrad, di fatto strozzando l’agguerrito “oblast”. Mosca, com’era ovvio, non perde tempo a minacciare: “Pronti ad usare la forza in caso di blocco”. E ieri è iniziata a circolare l’ipotesi che intanto il Cremlino possa tagliare l’elettricità alla Lituania, ancora dipendente dalle forniture energetiche russe, per rispondere alla crisi.

Vilnius procede, affermando che “non fa altro che applicare le normative Ue sulle sanzioni” e impedisce il transito dei metalli, dei materiali da costruzione e delle apparecchiature elettroniche. I quasi 500mila abitanti del territorio russo sono corsi a fare incetta di alimentari nei supermercati perché, anche se resta aperta ancora la strada marittima, la stessa potrebbe essere chiusa nei prossimi giorni.

Acqua sul fuoco

Josep Borrell, alto rappresentante Ue, oggi però getta acqua sul fuoco: “A Kaliningrad non c’è un blocco. Rivedremo le linee guida delle sanzioni; ma vogliamo allo stesso tempo che i controlli prevengano ogni tentativo di eluderle senza impedire il traffico commerciale”. Dal canto suo la Lituania ha sollecitato Bruxelles a fornire indicazioni più precise per evitare un ulteriore inasprimento delle tensioni: “Non è questione bilaterale fra noi e la Russia ma tra la Russia e la Ue”, ha affermato il presidente della Lituania Gitanas Nausèda, arrivando al Consiglio Europeo.

Cosa può succedere?

Oggi siamo davvero nel punto più grave della guerra tra Ucraina e Russia: la Lituania si è schierata contro Putin fin dall’inizio della guerra con tutta la forza possibile; assieme alla Polonia è in prima fila nell’invio di aiuti umanitari e militari a Kiev. Tutte scelte molto probabilmente concordate con Nato e Ue. E se non si aggiusta velocemente il tiro sulle sanzioni, nulla può escludere una reazione muscolare di Mosca. Tenuto conto che la Lituania è un Paese membro della Nato e dell’Unione europea, un attacco a Vilnius potrebbe scatenare (dovrebbe, secondo il testo del trattato nordatlantico) una reazione delle forze Nato.

I rischi di un’escalation totale partendo da Kaliningrad restano così molto alti. Tempo fa avevamo scritto che forse Taiwan sarebbe stata la nuova Danzica. Una città che, ricordiamo, è stata il casus belli per l’invasione nazista della Polonia nel 1939. Questa volta la nuova “Danzica” è distante poche centinaia di chilometri dall’originale, e si colloca proprio nel cuore dell’Europa. Speriamo solo che tutti, ma davvero tutti, all’est come all’ovest, ci mettano la testa che ci vuole.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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