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Salvini e il caso Diciotti: a chi convengono processo o immunità?

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Salvini: il tribunale dei ministri di Catania, competente per territorio, ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno per il reato di sequestro aggravato. La vicenda è quella della nave Diciotti, alla quale Salvini ha impedito di sbarcare i 117 naufraghi raccolti in mare nell’agosto scorso.

Il reato è due volte aggravato: per la qualifica di pubblico ufficiale rivestita da Salvini come ministro e perché il presunto sequestro riguardava anche minori. Il tribunale contesta a Salvini la mancata osservanza delle norme internazionali sul salvataggio dei naufraghi “nel porto sicuro più vicino”.

Lo stesso Salvini ricorda che la norma contestata (articolo 605 del codice penale) nell’ipotesi aggravata prevede una pena da 3 a 15 anni. In precedenza la procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione. Riteneva che il ministro e vicepremier avesse operato “una scelta politica non sindacabile in sede penale”. Ma il tribunale la pensa in modo opposto.

Salvini e il sequestro

Risponde del reato di sequestro di persona chi priva qualcuno della libertà personale, anche per un periodo di tempo limitato. L’esempio classico: quando si chiude una persona a chiave in una stanza senza finestre o comunque in un locale angusto dal quale la stessa non possa uscire. Se però uno sconosciuto suona il campanello di casa mia e io non ritengo di farlo entrare per mille ragioni, anche semplicemente perché non ne ho voglia, non rispondo di sequestro. Impedisco al soggetto di entrare in casa mia ma lo stesso può tornare tranquillamente da dove è venuto, come può suonare al campanello dell’abitazione a fianco.

A nostro parere è questo il caso di Salvini. I presunti sequestrati della nave Diciotti volevano scendere a terra. Salvini lo ha impedito. Ma non ha impedito che gli stessi si recassero in altri porti, certamente più lontani. Ricordiamo anche che il ministro ha consentito che si fornissero cure urgenti. Ha consentito lo sbarco di persone in pericolo di vita come i rifornimenti di cibo e acqua. E in agosto le condizioni del mare non erano allarmanti come avviene oggi per la nave Sea Watch.

Il 52 della Carta 

Del tutto sbagliato è invece il richiamo di Salvini all’articolo 52 della Costituzione. Il vicepremier nella diretta Facebook nella quale ha dato l’annuncio dell’iniziativa del tribunale di Catania si è difeso dicendo che ha applicato l’articolo 52. Dice che “La difesa della Patria è sacro dovere di ogni cittadino”. Il senso letterale dell’articolo richiamerebbe semplicemente l’obbligatorietà del servizio militare, andato in soffitta da tempo.

Ma i migliori costituzionalisti osservano che la Carta non è scritta a caso. Che la parola Patria è usata solo due volte in tutta la Costituzione: una nell’articolo 52 e una nell’articolo 59. In quest’ultimo si afferma che il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita 5 cittadini che hanno illustrato la Patria.

Due punti altissimi della Carta, che meritano – sempre secondo gli studiosi della materia – una particolare interpretazione. La frase dell’articolo 52 vuol dire, in parole semplici, che ogni cittadino è chiamato a condividere i principi fondanti della nuova Repubblica. Tra cui il ripudio della guerra e la solidarietà tra esseri umani. Dunque il richiamo di Salvini è non solo sbagliato ma addirittura contrario alle sue intenzioni.

Le due strade di Salvini

Il 30 gennaio dovrà esprimersi la Giunta del Senato presieduta da Maurizio Gasparri, poi il caso passerà all’aula.
Prima ipotesi: il senatore Salvini potrebbe rinunciare all’immunità parlamentare e presentarsi al processo. In questo caso, dato che per forza di cose il dibattimento non potrebbe iniziare prima delle europee del prossimo maggio, Salvini si presenterebbe in campagna elettorale nei panni della vittima di una Magistratura “brutta e cattiva”, raccogliendo consensi a mani basse. Il leader leghista ha già alzato i toni dicendo: “altri sono stati processati perché rubavano, io perché faccio quello che vogliono gli italiani che mi hanno votato”.

Ma una volta rinunciato all’immunità e passate le elezioni europee, fra qualche anno dovrebbe sottoporsi al rischio di un processo il cui esito non è per nulla scontato. E magari in un clima politico completamente mutato rispetto ad oggi. Un nuovo caso Andreotti, con anni di processi. E con un rischio altissimo di subire una condanna, se non di 15 anni, sicuramente non compresa nella sospensione condizionale. Insomma, un beau geste ad alto rischio.

Governo in ostaggio

Seconda ipotesi: Salvini potrebbe blindare la maggioranza con l’affermazione che un eventuale via libera ai giudici potrebbe provocare la crisi di governo. Di certo questa scelta metterebbe in grave angoscia gli alleati 5 Stelle, da sempre geneticamente contrari ad ogni immunità. Oltretutto, visti i sondaggi in caduta libera, sono quelli che oggi rischiano di più in caso di elezioni anticipate. Cosa confermata anche dal premier Giuseppe Conte ad Angela Merkel in una conversazione “rubata”.

La Lega ha già annunciato che a palazzo Madama, dove la maggioranza ha numeri risicati, voterà contro l’autorizzazione a procedere. E si pensa che anche Forza Italia e i senatori di Giorgia Meloni saranno di questa opinione, mentre il Pd voterà compatto a favore. Molto dipenderà dunque dall’atteggiamento dei 5 Stelle, che potrebbero anche dividersi o chiedere il voto segreto. Tutti scenari con conseguenze ad oggi difficili da valutare. Ma comunque vada, una cosa è certa: Salvini è sempre al centro della scena politica italiana e sradicarlo da lì non sarà facile per nessuno. 

 

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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