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Salvini, Diciotti e immigrati: qualche consiglio al ministro dell’Interno

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Salvini, Diciotti e immigrati: in queste ore si consuma l’ennesimo scontro tra il governo italiano e l’algida Bruxelles. Scontro che vede protagonista come al solito il titolare del Viminale. Per carità, il senatore Salvini è politico consumato. Ma forse la vicenda degli immigrati bloccati da alcuni giorni sulla nave Diciotti della Guardia costiera nel porto di Catania merita una serie di considerazioni da sottoporre all’attenzione del ministro dell’Interno.

Europa non fa rima con immigrazione

Partiamo da alcune premesse, escludendo che questo braccio di ferro nasconda o coinvolga altre trattative, come ad esempio quelle per allentare i vincoli europei sulla prossima Finanziaria.
Da quanto si apprende, ancora una volta l’Europa non è particolarmente preoccupata della sorte degli immigrati. Del resto sappiamo che questa non è l’Europa dei popoli sognata da Spinelli e Adenauer. Ma l’Europa delle banche, di Maastricht e della Troika. L’Europa che tra un punto di Pil e un centinaio di vite umane sa immediatamente qual è la sua scelta.

Dunque, caro ministro Salvini, dall’Europa attendiamoci poco per non dire nulla. Anzi, attendiamoci che da un momento all’altro l’Alto Commissario all’immigrazione Avramopulos ci bacchetti per la “situazione insostenibile e contraria ai diritti umani” della Diciotti.
Oppure che il Presidente Mattarella, magari pressato da qualche alto papavero vaticano, faccia pressione (negli ambienti ovattati del Quirinale si chiama “moral suasion”) sul Premier Conte, ponendolo in una situazione delicata per non dire imbarazzante.

Immigrati da Stoccolma e Zurigo

Altro punto: se per le nostre strade si aggirassero, smartphone in mano, algidi cittadini svizzeri o pallidi svedesi poco cambierebbe. Se noi sapessimo che costoro – nullafacenti – sono mantenuti a nostre spese e in qualche caso si lamentano pure per la qualità del cibo, diventeremmo immediatamente anti-svizzeri o anti-svedesi.
Quindi, ministro Salvini, in questo momento lei ha dalla sua larghe fette della popolazione italiana e un consenso quasi senza eguali. Dall’altra ha contro l’establishment europeo, per non dire mondiale, se comprendiamo l’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu, la Chiesa e l’alta finanza.

Il lavoro, questo sconosciuto

E allora proviamo ad alzare lo sguardo per uscire dall’angolo. Sappiamo che i nostri giovani lasciano l’Italia sempre in maggior numero, affermando che “qui non c’è lavoro”. Meglio, non c’è il lavoro che vorrebbero. In Italia però mancano badanti. Mancano contadini e allevatori. Mancano saldatori e artigiani. I nostri giovani vogliono sì lavoro, ma statale o impiegatizio. Non vogliono lavorare la domenica (e possibilmente neppure il sabato). Non vogliono fare i turni, vogliono ferie e benefit. In più, il lavoro lo vogliono sotto casa. Colpa nostra che li abbiamo educati nel culto del posto fisso (Zalone docet!) e dell’inevitabile ascensore sociale.

Immigrati e decreto flussi

D’altra parte, a oggi, col decreto flussi, possono entrare nel nostro Paese 30.850 lavoratori extracomunitari l’anno, quando solo di badanti ne servirebbero circa 50.000. E lei, ministro Salvini, non più tardi dello scorso 26 luglio, nel corso di un’audizione al Senato, ha ribadito la sua contrarietà ad ogni regolarizzazione degli immigrati clandestini e all’allargamento delle maglie dei flussi.
Secondo noi invece questa strozzatura si può e si deve sanare. Esclusi i pochi richiedenti asilo che fuggono da situazioni tragiche, il grosso degli arrivi è infatti composto da migranti economici, che cercano lavoro.

Salvini e il lodo Diciotti

E allora una politica a più ampio respiro – che costa, senza dubbio – potrebbe prevedere quanto segue. Da quando l’immigrato sbarca in Italia da una nave come la Diciotti e compila la sua brava domanda d’asilo comincia a studiare obbligatoriamente per 4 ore al giorno la lingua italiana, la nostra storia, la nostra educazione civica. Poi, per altre 4 ore è a disposizione di comuni o altri enti pubblici, di cooperative sociali o di Onlus per lavori socialmente utili. Non gratuiti, ma in cambio del vitto e dell’alloggio in luoghi decenti e controllati come si deve.
Nel frattempo, vanno rese più efficienti le commissioni che valutano le richieste di asilo e con una modifica legislativa si riducano davvero a due soli gradi i giudizi di opposizione, in modo di avere risposte in tempi certi.

Il deterrente della serietà

Ha ragione, ministro Salvini, nel voler ampliare la perdita del diritto d’asilo in caso di commissione di reati, anche non necessariamente efferati, come i furti in appartamento. Se sgarri, te ne torni a casa tua.
M
a forse, una volta che chi sbarca in Italia ha la certezza che qui si arriva per lavorare e studiare, e non per oziare, tutto potrebbe ridimensionarsi. E con un po’ di sano pragmatismo, “il lodo Diciotti” potrebbe essere utile anche per un altro motivo. Selezionare quella manodopera di cui molti – dal presidente dell’Inps Boeri a tanti imprenditori – dicono non si possa fare a meno per i conti previdenziali e lo sviluppo dell’economia del nostro Paese.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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