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Macron: perché la popolarità del presidente francese sta precipitando?

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Macron, che differenza… Chi ricorda la prima della Scala il 7 dicembre scorso? Quando al palco d’onore è comparso Sergio Mattarella il pubblico scaligero è scattato in una standing ovation e ha tributato al presidente quattro minuti di applausi scroscianti punteggiati da grida di «grazie presidente!». Ebbene, al povero Emmanuel Macron l’altro giorno è andata in modo completamente diverso. Comparso allo Stade de France per inaugurare la coppa del mondo di Rugby è stato sonoramente fischiato dall’enorme pubblico parigino che si è esibito in interminabili minuti di urla scomposte e ripetute grida di biasimo e dissenso.

Amato e Ustica

Ma questa recente accoglienza poco urbana è solo l’ultima ciliegina su una torta che l’inquilino dell’Eliseo è costretto a mangiare fetta dopo fetta. Partiamo dalle insinuazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica. Non sta parlando un passante, Amato è stato nel corso della sua lunga carriera presidente del Consiglio e della Corte costituzionale, ministro dell’Interno e del Tesoro, presidente dell’Autorità garante per la concorrenza. Dunque, o gli è andato in pappa il cervello oppure (più probabilmente) non parla a caso, mettendo in grave imbarazzo l’establishment parigino, che ha accolto le esternazioni dell’insigne giurista con un imbarazzato silenzio.

Africa contro

Noni basta. È di questi giorni poi lo sfregio del Marocco, ex colonia francese e tuttora francofono, che rifiuta gli aiuti di Parigi pur essendo in una gravissima emergenza per terremoto che l’ha colpito.

E vogliamo parlare dei colpi di Stato nei Paesi del Sahel, tutti già colonie francesi e per i quali la Francia era fino a ieri considerata il fratello maggiore? Ogni giunta militare che sale al potere in Africa occidentale (ultimo Gabon, prima Niger, Burkina Faso, Mali e Guinea) fa il suo proclama antifrancese; spesso accompagnato dall’assalto all’ambasciata transalpina o alla richiesta di ritiro delle truppe francesi di stanza in Africa.

Dal Nyt a Le Monde

Recentemente anche l’autorevole New York Times ha sparato su Macron scrivendo che è rimasto «un leader che guarda le cose dall’alto in basso, uno che ascolta prima di decidere ma che difficilmente considera il compromesso». Quell’immagine di uomo delle élite e lontano dal popolo che aveva fin dall’inizio, insomma, «gli è rimasta attaccata, nonostante i tentativi di seppellirla».

E in casa sua, l’inquilino dell’Eliseo è trattato meglio dai media? «Meloni a Caivano fa sentire la presenza dello Stato», scrive il quotidiano parigino Le Monde, «al contrario, Macron non ha fatto niente per contrastare le recenti proteste scoppiate nelle banlieue».

Frana elettorale

Se vogliamo spiegare, almeno in parte, i bocconi amari che Emmanuel Macron è costretto ad inghiottire, dobbiamo ricordare che nonostante sia stato rieletto solo nell’aprile dell’anno scorso alla presidenza della République con un ottimo margine, il 58,5% nel ballottaggio con l’eterna rivale Marine Le Pen, le elezioni legislative del giugno successivo hanno dato al suo schieramento solo il 38,5%, facendolo franare dai precedenti 350 seggi all’Assemblée Nationale agli attuali 245, con una perdita secca di 105 seggi e della maggioranza. Oggi Macron deve governare con un esecutivo di minoranza, sottoposto alle bordate della destra oltranzista della Le Pen (passata da 8 a 89 seggi) e della sinistra formata da socialisti e verdi e guidata da Jean-Luc Mélenchon, forte di 153 seggi (prima ne aveva 73).

Anni luce

È per questo che l’inquilino dell’Eliseo è stato costretto ad equilibrismi parlamentari per approvare una riforma pensionistica che a noi (abituati all’accetta della coppia MontiFornero) sembra più che modesta ma che, in Francia, ha scatenato la piazza per mesi. È probabilmente la stessa piazza che ha fischiato Monsieur le Président allo Stade de France l’altra sera e alla quale Macron, dopo un primo momento di stupore, ha sostanzialmente fatto spallucce. Ma confrontare l’ovazione alla Scala per Mattarella e i fischi a Macron alla coppa del mondo di rugby fa una certa impressione. È vero, Mattarella regna e non governa, ma sembra lo stesso distante anni luce dal suo omologo francese.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)

Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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