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Decreto caos sulla fase 2: dalla giustizia ai bambini, la confusione al potere

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Decreto caos sulla fase 2: aspettavamo al varco il governo Conte e le sue corpose task force e così è stato. Con una conferenza stampa di 40 minuti il premier ieri sera ha annunciato l’ennesimo Dpcm sull’emergenza Coronavirus con le misure in vigore dal 4 al 18 maggio. Chi si attendeva grandi novità è rimasto deluso: per la maggior parte delle persone tutto resta come prima, odiata autocertificazione compresa. Ma nelle settanta (70!) pagine del Dpcm del 26 aprile confusione si aggiunge a confusione. Tanto che sembra quasi che Conte lo faccia apposta. Ci limitiamo solo a qualche esempio eclatante, invitandovi a gustare gli schemi dell’Allegato 10 che potrebbero diventare un gioco da tavolo di successo nell’attesa della fine della pandemia.

Congiunto a chi?

È mai possibile che un professore universitario di diritto privato e avvocato, qual era Conte fino a due anni fa, per di più affiancato da una task force che raggruppa tra i 450 e i 600 componenti, cada nello svarione dei “congiunti”?
Il termine per definire chi si potrà incontrare non si trova nel Codice civile ma solo nel Codice penale dove, all’articolo 307, comma terzo, si legge: “Agli effetti della legge penale, s’intendono per prossimi congiunti gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti“.

Se poi allarghiamo la visione alla recente giurisprudenza apprendiamo che per la Cassazione anche la fidanzata ha diritto di ritenersi “prossima congiunta” ai fini di ricevere un risarcimento per la morte del “promesso sposo”. Bravo, Conte: ha aperto un’autostrada ai ricorsi contro le eventuali sanzioni, ci mancava.

Giustizia no e bar sì

Abbiamo anche appreso dalle parole del premier che la stagione di Falcone e Borsellino è defunta per sempre. Perché sulla giustizia – che a questo punto non riusciamo a scrivere maiuscola – neppure una parola. Tribunali, corti d’appello e ordini professionali sono superati di gran lunga da runner, bar, parrucchiere, estetiste e ristoranti.

E a proposito dei bar notiamo che sarà possibile effettuare solo il take away e non si potrà consumare neppure sulla strada davanti all’esercizio. Se la misura appare logica per ristoranti e pizzerie, vi immaginate l’avventore che “compra” un caffè, uno spritz o un cappuccino e se lo porta a casa? Ma forse siamo troppo severi con Conte, che vuole un’Italia più evoluta. A Londra quasi tutti girano con grossi bicchieri di cartone contenenti un’acqua scura che si ostinano a chiamare coffee, dalla quale spunta una cannuccia. Forse il premier vuole imporci il modello Starbucks.

Fase 2: chi riprende

La vera novità è che potranno ripartire “manifattura e edilizia”. Si tratta certamente di una grossa fetta di lavoratori e servirà per comprendere come si potrà attuare il famoso “distanziamento sociale” con allegate mascherine, gel e guanti. Ci sembra giusto partire un po’ per volta, anche se notiamo che il premier ha pronosticato le successive aperture (negozi al dettaglio 18 maggio, parrucchieri lunedì 1° giugno… e via seguendo) ma trascurando sempre i tribunali. Forse saranno ricompresi nel settore estetiste o attività al dettaglio.

Cei furiosa

Da un governo che ha continuato a compiacere il côté ecclesiastico ci si attendeva un po’ più di apertura oltre ai funerali con 15 partecipanti, probabilmente estratti a sorte tra i parenti e i “congiunti”. Infatti nella serata di ieri arriva la reprimenda della Cei: “Si vìola la libertà di culto”. Una sfuriata subito seguita da una precisazione di palazzo Chigi: “Nei prossimi giorni allo studio un protocollo per Messe in sicurezza”.

I figli, questi sconosciuti

Bene, direte: tutti al lavoro, per fortuna. E i nostri figli a chi li lasciamo, con le scuole e gli asili chiusi fino a settembre? Di questo non c’è traccia. Si parla di navi da crociera (art. 6) di gite scolastiche (ovviamente sospese, ma se le scuole sono chiuse fino a settembre, occorreva dirlo?) e di attività sportiva, di campionato e di impianti sciistici. Ma di bambini, nelle 70 pagine del Dpcm non c’è traccia. Saranno stati aboliti per decreto? Aiuti come bonus baby sitter o aumento dei congedi parentali sono rimasti nella penna del (frettoloso ma prolisso) legislatore.

Conte ha aggiunto che il 18 maggio riapriranno anche i musei. Ma chi li potrà visitare? Con gli obblighi per i residenti e le frontiere chiuse, solo gli abitanti del comune (forse). Va bene per palazzo Farnese a Piacenza, che non rischia assembramenti a meno che non ci sia un buffet gratis; ma vi immaginate gli Uffizi a Firenze?

Zie e funerali

Non ci nascondiamo a parziale assoluzione del Decreto fase 2 che la situazione sanitaria è ben lungi dall’essere risolta, che tutti ci attendiamo una seconda ondata e che il decreto è pieno anche di raccomandazioni totalmente condivisibili. È altrettanto pacifico che come è semplice poter dire “apro tutto” o “chiudo tutto” diventa molto complesso tener conto delle mille sfaccettature della nostra civiltà caotica.

Su Facebook un piacentino riassume: “Bene, posso andare a trovare mia zia se sta a Rimini, a 250 chilometri di distanza, ma non se sta a Codogno, a 15 chilometri”. Ovvio che, soprattutto in questa fase 2, forse la più pericolosa di tutte, Conte non potesse accontentare tutti o risolvere tutte le questioni sul tavolo.

Ma un approccio meno burocratico e complicato avrebbe aiutato gli italiani, già prostrati dai lutti ed esasperati dalle restrizioni, a capire meglio la situazione. Stesso discorso purtroppo se andiamo agli aiuti alle imprese, dove navighiamo ancor più nella nebbia fitta dei proclami altisonanti. E oggi, a due mesi dal lookdown, neppure un euro è ancora arrivato alle imprese che, usando un eufemismo, sono in affanno. Per fortuna che stavolta il premier ci ha lasciato almeno le zie e i funerali.

Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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