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Tajani Premier del centrodestra: i pro e contro della sua candidatura

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Tajani è il candidato premier di Forza Italia. Berlusconi ha ufficializzato che il presidente del Parlamento europeo ha sciolto la sua riserva. Se il centrodestra vincerà le elezioni e Forza Italia sarà il primo partito della coalizione, Tajani salirà a Palazzo Chigi.

La prima domanda è perché. E la risposta è impietosa: perché forse è l’uomo ideale per gli scopi reconditi dell’ex cavaliere. Sembra sia convinto che la Corte di Strasburgo gli darà il via libera per palazzo Chigi nei prossimi mesi. E così il povero Tajani in un annetto passerebbe dal seggio più alto dell’istituzione Ue al ben più modesto ruolo di semplice europarlamentare. Ma al di là della sua vicenda personale, tutto questo potrebbe rivelarsi un boomerang per diversi motivi.

Tajani: una scelta sbagliata?

Andiamo per punti:

  1. La candidatura di Tajani a pochi giorni dal voto potrebbe far pensare agli elettori del centrodestra che Berlusconi, con la sua designazione , voglia strizzare l’occhio all’Europa, e soprattutto alla Merkel. Cosa che potrebbe portare molti euroscettici a convergere sulla Lega di Salvini o sulla Meloni e Fratelli d’Italia.
  2. L’Europa è una “cosa seria”. Difficilmente le cancellerie continentali comprenderebbero l’abbandono di Tajani ad appena un anno dalla sua nomina. A Bruxelles e a Strasburgo, come a Parigi o a Berlino, si pensa che se uno prende un impegno lo porta fino in fondo.
  3. È pacifico che, dimessosi Tajani, alla presidenza dell’europarlamento non andrebbe più un italiano. Così il nostro Paese perderebbe uno dei ruoli chiave. E in un momento nel quale l’altro posto rilevante, la guida della Banca Centrale Europea, sta per vedere l’addio di Mario Draghi, che dovrà lasciare nell’ottobre del 2019, dopo otto anni di regno.
  4. Come insegnano i recenti casi dell’Embraco e della sede dell’Agenzia Europea dei medicinali, sempre più questioni rilevanti sono di competenza europea. E come affermano diversi euroburocrati l’Italia ha il vizio di prendere sottogamba gli affari europei.

L’Europa sottovalutata

Mentre gli altri Stati membri della Ue hanno cresciuto fior di lobbisti e di politici specializzati, che seguono con estrema attenzione tutto quello che si muove in Europa, per noi, eterni provinciali, Bruxelles è ancora una sorta di cimitero degli elefanti. In generale candidiamo personaggi che danno fastidio a Roma. Come se non bastasse, quasi tutti i nostri rappresentanti non parlano una parola di inglese né di francese e men che meno di tedesco (lodevoli eccezioni, Romano Prodi, Gentiloni e lo stesso Tajani che parla inglese, francese e spagnolo). Il che, li rende “sordi” a quasi tutte le conversazioni che non si svolgono in aula (dove vige la traduzione simultanea), escludendoli da tutti i contatti riservati, dove si prendono le decisioni che contano.

Tajani, tutto su di lui

Fino a pochi giorni fa, come aveva dichiarato al quotidiano tedesco Die Welt, Tajani non voleva lasciare la carica che occupa. “Vorrei restare presidente del Parlamento europeo. È importante per l’Italia e farò di tutto per lavorare ancora nell’interesse dell’Europa”, aggiungendo di essere “onorato” per la proposta di Berlusconi.

Ma chi è Antonio Tajani? Romano, classe 1953, tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, è uno dei pochissimi che non ha mai tradito né abbandonato Berlusconi. Dopo essere stato il portavoce nel suo primo governo, sceglie subito la carriera di eurodeputato. Poi ha fatto il commissario, prima ai Trasporti e poi all’industria, nelle due commissioni presiedute da Barroso. E negli anni è riuscito a tessere relazioni importanti con la Merkel e con tutti quelli che contano in Europa. È grazie a lui, infatti, che i poteri forti continentali oggi hanno “riabilitato” Berlusconi e lo portano sugli scudi, anche per il timore di Salvini e Di Maio.

Infine, una considerazione non scontata. Terminato l’incarico di commissario europeo, Tajani è stato finora l’unico a rifiutare l’indennità provvisoria (è questo il nome del trattamento che compete ai commissari che lasciano l’incarico) di 468mila euro. L’ha fatto con una dignitosa lettera al presidente Barroso: “Ritengo sia opportuno dar prova di sobrietà e solidarietà soprattutto in un periodo di difficoltà per i cittadini europei che sono chiamati a fare molti sacrifici e che soffrono per un elevato tasso di disoccupazione, a volte molto rilevanti”. Non solo, a differenza dei 5 Stelle, Tajani non si è mai vantato della sua rinuncia.

Allora viva Tajani?

E adesso veniamo ai pro: il presidente del Parlamento europeo potrebbe essere il Gentiloni del centrodestra? Le caratteristiche le ha tutte. Da Premier Tajani potrebbe smussare gli spigoli degli alleati Salvini e Meloni. Non dispiace ai Pd, vanta solide amicizie in Europa (e lì potrebbe mandare i personaggi giusti). Stante il suo low profile, potrebbe addirittura dialogare con i 5 Stelle. Ma come dicevamo all’inizio, a condizione che Berlusconi lo lasci lavorare. Se vede in lui un re-travicello da poter sbarcare dopo pochi mesi (e cioé appena esce la sentenza di Strasburgo) non farebbe un buon servizio all’ultimo fedelissimo, che è uso ad obbedir tacendo da 24 anni, al centrodestra, se vincerà, e alla fine anche a tutti noi.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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