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Carceri: la riforma del Governo? Per Lega e 5 Stelle avrà vita breve

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Carceri: il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di riforma dell’ordinamento penitenziario. Modifica il sistema in materia di pene alternative. Prima di entrare in vigore il decreto dovrà comunque essere sottoposto al vaglio parlamentare. Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando mira a rendere più attuale l’ordinamento carcerario. E ad attuare pienamente il dettato costituzionale.

Carceri e Costituzione

Tutto infatti ruota sempre attorno all’articolo 27 della Costituzione: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Così la Carta respinge l’idea della pena come vendetta. Ed è per lo stesso motivo che non prevede e non potrebbe prevedere la pena di morte. Anche chi viene condannato all’ergastolo ha sempre la speranza di uscire se segue determinati e complessi percorsi.

L’Orlando-pensiero

Ma torniamo alla riforma Orlando e alle sue linee guida“È una norma che dice che si deve valutare il comportamento del detenuto”, ha spiegato il ministro. “Se ha studiato, se ha lavorato, a un certo punto la pena può essere trasformata in un altro tipo di pena che restituisca qualcosa alla società con il lavoro. Anche risarcendo il danno che con il reato ha prodotto. Si tratta di un provvedimento che serve ad abbattere la recidiva. Siamo un Paese che spende quasi 3 miliardi di euro tutti gli anni per eseguire le pene. Ma purtroppo abbiamo ancora un tasso di recidiva tra i più alti d’Europa. Con questo intervento andiamo in un’altra direzione. Più studio e lavoro nel carcere. E più restituzione ai cittadini di quanto si è tolto con il reato”. Per il ministro quindi non è né un provvedimento salva-ladri, né uno svuota-carceri.  

L’Università del crimine

Le statistiche che cosa dicono? Per chi sconta la pena in carcere, il tasso di recidiva (e cioè la probabilità che una volta fuori il soggetto torni a delinquere) è del 60,4%. Mentre per coloro che hanno fruito di misure alternative alla detenzione si scende al 19%, ridotto all’1% per quelli che sono stati inseriti nel circuito produttivo. Infatti il carcere in molti casi rappresenta proprio “l’Università del crimine”. Come mai? Perché mette a contatto giovani finiti dentro “per caso”, magari scoperti a spacciare stupefacenti, con criminali incalliti che li addestrano a commettere reati molto più sofisticati.

Carceri: oggi e domani

Ma adesso come funziona il nostro ordinamento penitenziario?  Prevede che se la pena è inferiore ai 2 anni si applica la sospensione condizionale. Non vai in carcere se per i successivi 5 anni non commetti altri reati. Se la pena è inferiore ai 3 anni puoi chiedere, salvo alcuni casi, di sostituire la pena detentiva con misure alternative, come l’affidamento in prova ai servizi sociali. Se la pena è più alta dei 3 anni, devi scontare in carcere almeno metà pena. Dopo di che puoi chiedere o la semilibertà (esci durante il giorno per lavorare, torni a dormire in carcere) o ancora l’affidamento in prova. Quindi già oggi si tende a reinserire il detenuto nel tessuto sociale facendolo studiare o trovandogli un lavoro per quando uscirà.

La riforma aumenterà questa propensione. Per esempio darà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere anche a chi ha un residuo di pena fino a 4 anni. Ma sempre dopo la valutazione del magistrato di sorveglianza. E in ogni caso non estenderà la possibilità ai detenuti sottoposti al 41 bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo.

No di Lega e 5 Stelle

Nonostante le rassicurazioni di Orlando e davanti alla possibilità che la riforma ottenga il via libera parlamentare da una Commissione speciale, prima della formazione delle nuove Commissioni Giustizia di Camera e Senato, sia Matteo Salvini sia Alfonso Bonafede, guardasigilli in pectore dei 5 Stelle, hanno sparato a zero sul decreto. “Vergogna – ha tuonato il leader della Lega – un governo bocciato dagli italiani approva l’ennesimo salva-ladri. Appena al Governo cancelleremo questa follia nel nome della certezza della pena: chi sbaglia paga!”.

E Bonafede: “Il provvedimento mina alla base il principio della certezza della pena”. Si tratta di “un affronto che non può essere accettato. Il Parlamento dovrà intervenire in materia di giustizia rassicurando i cittadini sull’importanza della legalità e della certezza della pena”. Insomma, chi è dietro le sbarre non si faccia grandi illusioni. A sentire i vincitori delle elezioni, sembra proprio che questa riforma avrà una vita tra le più brevi della storia repubblicana.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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