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Savoia: in Italia la salma del re Vittorio Emanuele III. È giusto?

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Il santuario di Vicoforte (Cuneo) e nel riquadro Vittorio Emanuele III

Avanti Savoia. O come dicevano i Ghostbusters: “Siamo tornati!”. È arrivata in Italia la salma di Vittorio Emanuele III. Sarà tumulata al fianco di quella della regina Elena, sistemata in segreto nei giorni scorsi nel santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.

La notizia è stata comunicata da Maria Gabriella di Savoia, nipote dei due reali: “A nome dei discendenti dei sovrani che hanno vissuto 51 anni di matrimonio in unione con il popolo italiano, nella buona e nella cattiva sorte, esprimo la mia più profonda gratitudine verso il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, che ha permesso il trasferimento delle spoglie in Italia”. Invece la notizia del trasferimento della salma di Vittorio Emanuele III nel santuario è arrivata da una nota del rettore della basilica di Vicoforte, don Meo Bessone.

Savoia: ma la storia com’è?

Il 9 maggio 1946, un anno dopo la fine della guerra e a meno di un mese dal referendum repubblica-monarchia del 2 giugno, Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto (detto il “re di maggio” perché regnò solo quel mese). Poi parte da Napoli per Alessandria d’Egitto. Il re ha 77 anni e regna da 46.
Con la vittoria della repubblica nel contestato referendum ha fine la storia millenaria della dinastia più antica d’Europa, risalente ad Umberto Biancamano, il primo conte di Savoia, attorno all’anno mille.

Vittorio Emanuele III muore l’anno seguente, il 28 dicembre 1947, e viene sepolto ad Alessandria d’ Egitto. La regina, tre anni dopo, scopre di avere un cancro. Si trasferisce allora a Montpellier attirata dalla fama del suo famoso ospedale universitario. E nella città francese si spegne (e viene sepolta) nel 1952.

Savoia: da Hautecombe al Pantheon

Molti Savoia sono sepolti nell’abbazia di Hautecombe (compreso l’ultimo re, Umberto II, con la moglie Maria José), persa tra le Alpi savoiarde. Alcuni riposano nella basilica barocca di Superga, che domina Torino. E due, Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia e suo figlio Umberto I, sono sepolti al Pantheon, nel centro di Roma.

Tanto rumore per nulla?  

Allora perché tanto rumore attorno al ritorno dei resti di Vittorio Emanuele III? Come mai la regina Elena è stata sepolta in segreto? E perché Vittorio Emanuele, fratello di Maria Gabriella e capo attuale della dinastia, si sta già lamentando?

La spiegazione risiede probabilmente nelle parole di suo figlio Emanuele Filiberto riportate anche dall’Ansa. “Mio nonno – ha detto riferendosi a Umberto II, ultimo re d’Italia – diceva che le salme resteranno in esilio finché non torneranno al Pantheon a Roma. Dal 2002 quando è stata abrogata la norma transitoria della Costituzione sull’esilio, non c’erano più problemi nel riportarle in Italia. Ma abbiamo sempre aspettato. Ed è da sempre che vogliamo siano collocate al Pantheon”.  

Ma al di là delle dispute interne alla famiglia Savoia, si temevano manifestazioni favorevoli o contrarie? C’erano anche motivi di ordine pubblico? Sono ipotesi che paiono lontane a guardare sui social, dove il commento più frequente è “e chissenefrega!”. Ormai, e per fortuna, si può dire che sulla dinastia che ha “fatto l’Italia” è sceso l’oblio.

Vittorio Emanuele III, un re molto discusso

Ma come sempre c’è un “ma”. Che non riguarda tanto la regina Elena, figlia del re del Montenegro. Un reame balcanico talmente prestigioso che uno dei suoi fratelli, il principe Danilo, era stato preso a modello per il protagonista dell’operetta “La vedova allegra”. Elena d’Aosta la chiamava “mia cugina la pastora”. E aveva coniato per la coppia reale il soprannome di “Curtatone e Montanara” (nome di due famose battaglie del Risorgimento) per la limitata statura del re e l’altezza della moglie.

Il “ma” riguarda la figura di Vittorio Emanuele III. Sarà anche stato il re che ci ha portato alla vittoria della Prima guerra mondiale. Ma ha consentito senza battere ciglio la marcia su Roma. Ha tollerato tutto il ventennio fascista, l’alleanza con Hitler (lo ricordate sempre ingrugnato durante la visita del dittatore nazista a Roma? Non lo sopportava ma non volle lasciare la scena a Mussolini). E poi ha consentito la vergogna delle leggi razziali, la dichiarazione di guerra del 1940. Ed è stato il protagonista della fuga di Pescara, dell’otto settembre… Insomma, una serie di errori storici che avrebbero affossato dinastie anche più radicate dei Savoia.

Savoia: il santuario di Vicoforte

Quindi, si può tranquillamente immaginare che il ritorno dei resti di Vittorio Emanuele III, oltretutto con un volo militare, non sarà accolto bene da tutti gli Italiani. Anche perché chi avesse voglia di visitare il santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì, si renderà conto che si tratta di una magniloquente basilica monumentale. Decentrata, è vero, ma imponente se paragonata al Pantheon e a Superga. Una “macchina” che non sfigurerebbe più di tanto anche di fianco a San Pietro: quattro campanili, la cupola ellittica più grande del mondo, seimila metri quadri di affreschi al suo interno, finestroni ovali di sei metri di diametro. Insomma, tutto il contrario del sobrio undestatement dell’abbazia di Hautecombe.
Di certo il santuario del cuneese non diventerà meta di folle oceaniche. Ma le polemiche, viste le responsabilità di Vittorio Emanuele III nella Storia d’Italia, sono dietro l’angolo.  

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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