Cultura

Piacenza dopo il record del Guercino deve puntare su Raffaello

Raffaello Sanzio da Urbino (1483-1520): Madonna Sistina, particolare (1512-1514)

Piacenza adesso ha tutte le carte in regola per affrontare il dopo Guercino e puntare ancora più in alto. L’enorme successo della mostra dedicata al grande pittore emiliano è sotto gli occhi di tutti. Più di 100mila visitatori con una straordinaria ricaduta sulla città dal punto di vista turistico e culturale. E il ferro va battuto fin che è caldo. Che cosa vogliamo dire? Che se Piacenza punta davvero a diventare Capitale della Cultura 2020, deve accelerare e trovare una nuova iniziativa capace di superare l’exploit del Guercino. Non sarà facile, ma ecco qualche idea su cui discutere.

Gli assi nella manica di Piacenza

Partiamo dai pezzi pregiati della città, dai quali potrebbero nascere iniziative di valore quantomeno nazionale. A Piacenza, per esempio c’è il Tondo di Botticelli esposto a Palazzo Farnese. E allora perché non costruire un evento sul grande pittore del Rinascimento e la sua epoca, con opere di primo piano? Oppure perché non pensare a un’iniziativa intorno all’Ecce Homo di Antonello da Messina, altro capolavoro assoluto della città? Partendo dall’opera esposta al Collegio Alberoni, si potrebbe lavorare da diversi punti di vista. Una grande mostra per celebrare questo straordinario artista, portando a Piacenza altre opere con la sua firma. Ma anche allargando il tiro. Uno dei progetti nel cassetto è quello dal titolo “I volti di Cristo da Antonello a Tiziano“. A suo tempo è stato preparato dagli esperti Angelo Loda della soprintendenza di Bergamo e Brescia e Davide Gasparotto, da un paio d’anni Senior Curator del J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Ma il colpo davvero sensazionale a questo punto sarebbe un altro.

Il fascino straordinario di Raffaello

L’idea è tanto semplice da sembrare un uovo di Colombo: riportare a Piacenza La Madonna Sistina di Raffaello. E per qualche mese esporla nella sua sede originale, cioè nella chiesa di San Sisto, dove rimase fino al 1754 prima di essere maldestramente venduta. Si tratta di un capolavoro da molti ritenuto l’opera d’arte più famosa del mondo dopo la Gioconda. E dalla storia straordinaria e romanzesca perdurata anche nel secolo scorso. Dove si trova? È a Dresda, in Germania. Il capolavoro di Raffaello è infatti il pezzo forte della Gemäldegalerie Alte Meister (Pinacoteca dei Maestri Antichi) dove ogni anno centinaia di migliaia di persone fanno la fila per vederla. È un’ipotesi suggestiva, che per Piacenza sarebbe un Guercino al quadrato da tutti i punti di vista. E l’obiettivo Capitale della Cultura 2020 sarebbe davvero a portata di mano.

Una partita difficile ma tutta da giocare

Qualcuno a questo punto potrebbe sorridere ironicamente e citare Erasmo da Rotterdam e il suo elogio della follia. Oppure, restando con i piedi per terra, ricordare che per festeggiare i 500 anni della Madonna Sistina, Piacenza ci aveva già provato nel 2014, restando con un pugno di mosche in mano. E alla fine si era dovuta accontentare di un evento che ripercorreva la storia del dipinto a Palazzo Farnese. Ma stavolta forse si potrebbe giocare la partita in modo diverso. Una partita difficile, sia chiaro, e dagli esiti incerti. Perché oggi i tedeschi dovrebbero privarsi del loro fiore all’occhiello che, non per essere prosaici ma va ricordato, gli rende anche un sacco di quattrini? Come si potrebbero convincere? Forse bisognerebbe fare una proposta che li spinga a valutare seriamente questa ipotesi. E magari a Piacenza ci potrebbe essere qualcosa che gli piacerebbe esporre a Dresda al posto del Raffaello. E allora perché non provarci?

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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