Economia

Quota 100 e riforma delle pensioni: a che punto siamo?

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Quota 100 e quota 41: la riforma delle pensioni ruota tutta attorno a questi due numeri. Le valutazioni sull’effettiva possibilità di mandare in soffitta la legge Fornero da parte di economisti ed esperti sono però contrastanti. E allora vediamo a che punto sono le manovre per l’abrogazione della legge Fornero.

Quota 100: l’impegno del governo

Prima di tutto, partiamo dal contratto di governo giallo-verde. Al Capitolo 17, dal titolo “Pensioni. Stop legge Fornero” (pagina 33), prevede quanto segue:

  • “Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. ‘Fornero’, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse”.
  • “Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”.
  • “Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili”.

Paletti in arrivo

Tutto chiaro, ma per i futuri pensionati non sarà una discesa libera. A mettere i paletti di quello che potrebbe diventare uno slalom abbastanza complicato, ci ha pensato Alberto Brambilla. L’esperto di previdenza, già sottosegretario al Welfare nel governo Berlusconi dal 2001 al 2005, è l’uomo che ha ispirato il programma pensionistico giallo-verde. E dopo i dubbi sull’esiguo stanziamento di 5 miliardi espressi da più parti, in un’intervista a La Repubblica, Brambilla ha spiegato come potrebbe essere declinata quota 100, restringendo il campo.

Nella somma, gli anni anagrafici dovranno essere almeno 64 e quindi la soglia contributiva sarà fissata a 36. Mentre i 41 anni di contributi, che indipendentemente dall’età anagrafica darebbero accesso alla pensione, diventerebbero 41 e mezzo. In più, filtra che dovrebbe essere previsto un vincolo per i contributi figurativi, che non potrebbero superare i due anni nel calcolo dei versamenti. Nel complesso però, ha sottolineato Brambilla, “Consentire di uscire a 64 anni significa di fatto annullare lo scalone Fornero che ha portato l’età a 67 anni dal 2019”.

Quota 100: la guerra dei conti

Come dicevamo, il chiarimento di Brambilla, che ha stretto il ventaglio anagrafico e contributivo, si è reso necessario dopo le perplessità espresse da più parti sullo stanziamento programmatico di soli 5 miliardi. E soprattutto dopo le valutazioni del presidente dell’Inps, Tito Boeri. L’economista a capo dell’Istituto previdenziale aveva affermato: “Il superamento della riforma Fornero attraverso quota 100 tra età e contributi o con 41 anni di contributi a qualunque età avrebbe un costo immediato di 15 miliardi e poi un costo a regime di 20 miliardi”. E anche l’ex ministro Elsa Fornero sull’abrogazione della riforma che porta il suo nome aveva parlato di “costi economici e sociali proibitivi”.

Ape sociale addio?

Per trovare le risorse necessarie all’abolizione della Fornero, verrebbe accantonato il sistema dell’Ape sociale, avviato dal governo Gentiloni. L’uscita dal lavoro anche prima dei 64 anni a carico dello Stato per chi appartiene a una serie di categorie svantaggiate (tra cui, per esempio, lavoratori precoci o soggetti ad attività gravose negli ultimi anni di occupazione) subirebbe così uno stop. E ci sarebbe già una data: il 1° gennaio 2019. Tuttavia, si starebbe lavorando anche a una soluzione che coinvolga le imprese per mandare in pensione anzitempo questi dipendenti, in modo da non azzerare i vantaggi da loro appena ottenuti. Il rischio boomerang è in agguato, e di certo Luigi Di Maio e Matteo Salvini faranno di tutto per evitarlo.

Quota 100: i tempi

Per Brambilla, che probabilmente affiancherà Di Maio al ministero del Lavoro, “intervenire in modo chirurgico sulla Fornero si può e in 3-4 mesi. Poi entro un anno il nuovo Testo unico delle pensioni. I costi sono sostenibili”. Cosi come è sostenibile l’altro progetto previsto dal contratto giallo-verde. E cioè separare la spesa pensionistica da quella assistenziale. “La spesa per pensioni, depurata dall’assistenza, pesa solo l’11% sul Pil, in linea con gli altri Paesi europei e sotto il 18,5% comunicato da Istat a Eurostat“, ha detto Brambilla.

Diverse strategie

Ma secondo alcune ricostruzioni, tra cui quella del Sole-24 Ore, non tutto filerebbe liscio nel governo Conte. Come riporta anche today.it, la Lega vorrebbe dare subito un segnale forte, puntando a superare la Fornero nel breve periodo. Di tutt’altro avviso sarebbe invece il Movimento 5 Stelle. Di Maio e i suoi vorrebbero evitare di mettere in sofferenza il bilancio già dalle prime misure. Anche per dare segnali rassicuranti al Quirinale e soprattutto a Bruxelles. L’obiettivo così sarebbe prendere tempo, evitando un rischioso braccio di ferro. In ottica 5 Stelle prima bisogna arrivare ad ottenere nuovi spazi di manovra dalla Ue e poi utilizzarli nella legge di bilancio per un via libera il più possibile “condiviso” a quota 100.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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