Siccità: senza precipitazioni la crisi si fa sempre più grave in tutto il Paese. “Abbiamo il 50% della neve che dovrebbe esserci sulle montagne e siamo a meno della metà dei livelli di fiumi e laghi. Serve un ragionamento per un intervento immediato, che significherà anche razionamenti sulla distribuzione della risorsa”. L’annuncio è arrivato dal ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante l’inaugurazione a Vercelli della 44ª Fiera in Campo.
Per affrontare l’emergenza siccità il Governo sta valutando la nomina di un commissario con tutti i poteri “derogatori” sulla gestione dell’acqua, anticipa l’Ansa. Un tema che sarà all’ordine del giorno il prossimo 1° marzo in una riunione interministeriale (Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Affari Europei, Coesione e Pnrr, e Dipartimento della Protezione civile) presieduta dalla premier Giorgia Meloni.
Quadro desolante
La decisione di accelerare sui tempi con la nascita di questo tavolo a palazzo Chigi è arrivata dopo l’informativa del ministro per la Protezione civile e Politiche del mare, Nello Musumeci. Al Consiglio dei ministri ha tracciato un quadro desolante. La siccità non si può più considerare un’emergenza. Le conseguenze della riduzione delle precipitazioni da alcuni anni ricadono “non solo sull’agricoltura e sull’industria, ma anche sull’approvvigionamento delle popolazioni. Le dighe semivuote compromettono l’erogazione di energia, che per il 20% è idroelettrica. Non c’è mai stata una programmazione strutturale; da decenni non si costruiscono dighe e le reti idriche urbane sono spesso colabrodo”.
In più, le risorse disponibili non vengono spese per affrontare la siccità. Secondo Musumeci “su 4 miliardi del Pnrr, solo 300 milioni sono stati impegnati finora. E su 1,2 miliardi della programmazione europea 2014-2020 soltanto 200 milioni sono stati utilizzati, per la difficoltà di Regioni ed enti locali a progettare e a spendere”. Così, ha sottolineato, “recuperare anni di inerzia sul settore idrico impone decisioni coraggiose e immediate”.
Proiezioni senza scampo
Pichetto ha parlato di un piano idrico nazionale. Per adesso, ha aggiunto ai microfoni di Radio 24, “nessuna decisione di razionamento; ma credo che dopo un giro di confronto con tutti i grandi consorzi che gestiscono le dighe, con i gestori del sistema idrico integrato nazionale, si debbano tirare le somme; e può anche darsi che su alcuni territori sia fondamentale arrivare a questo”.
Per le riserve di acqua potabile “prepariamoci a un’altra estate critica”, rincara la dose il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Marco Casini. Oggi “la proiezione più probabile per i mesi estivi è di una severità idrica che passa da media ad alta”. Quindi, c’è “la necessità di attuare fin d’ora misure per far fronte a possibili situazioni di crisi” e di “pianificare azioni di mitigazione a breve, medio e lungo periodo”.
Che fare?
Innanzitutto per Casini “la gestione dell’intero ciclo delle acque deve essere resa più efficiente il prima possibile”. Fra le azioni da mettere in campo “è necessario sensibilizzare immediatamente tutti gli utenti a un utilizzo più parsimonioso dell’acqua durante tutto l’anno”. Poi è indispensabile intervenire sulle reti idriche. Perché “perdite anche superiori al 40% della risorsa non sono più tollerabili”.
Ancora: “Bisogna aumentare notevolmente le capacità di accumulo dell’acqua piovana. Liberando dai sedimenti gli invasi esistenti e costruirne di nuovi, anche di piccole dimensioni, laddove necessario, incluso l’accumulo delle acque di pioggia nelle città”. È necessario anche “rivedere la produzione di colture particolarmente idrovore; implementare il recupero delle acque reflue ad uso agricolo; efficentare maggiormente l’utilizzo delle acque in agricoltura (agricoltura 4.0), fino alla messa in campo di impianti di desalinizzazione”.
Tutti interventi “da attivare nell’immediato, anche se alcuni inseriti in un’ottica di più lungo periodo, a prescindere da precipitazioni che potrebbero o meno esserci nei prossimi mesi”. Perché, ha ribadito Casini, “la siccità meteorologica non è più un fatto emergenziale, ma strutturale”.
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