Piacenza

Andrea Chénier: a Piacenza un cast internazionale per celebrare Luigi Illica

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Saioa Hernández e Martin Muehle

Andrea Chénier: al Teatro Municipale di Piacenza va in scena l’opera di Umberto Giordano, in occasione del centenario della morte di Luigi Illica (1919-2019). È il primo titolo che rende omaggio al librettista piacentino, a cui è dedicata tutta la Stagione Lirica 2018/2019L’appuntamento è Venerdì 22 febbraio alle 20.30 e domenica 24 alle 15.30. 

Andrea Chénier: tutto nuovo

Da dieci anni assente dal palcoscenico piacentino, Andrea Chénier si vedrà in un inedito allestimento nato a Modena nel contesto di una coproduzione internazionale, oltre che con i Teatri di Reggio Emilia, Ravenna e Parma, con l’Opéra de Toulon.
A firmare la regia è Nicola Berloffa, già apprezzato a Piacenza per gli allestimenti dei Racconti di Hoffmann (2015) e de La Wally (2017). Mentre la direzione musicale è di Aldo Sisillo, alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna e dell’Associazione Coro Lirico Terre Verdiane – Fondazione Teatro Comunale di Modena, preparato da Stefano Colò.

Cast internazionale

Nei ruoli principali si esibiscono tre interpreti di fama internazionale. Esordio a Piacenza per il tenore Martin Muehle, che ha già cantato il ruolo del titolo alla Deutsche Oper di Berlino. Al suo fianco, il soprano Saioa Hernández, che fa ritorno al Municipale dopo aver inaugurato la stagione del Teatro alla Scala di Milano nel ruolo di Odabella in Attila e dopo aver interpretato con grande successo Gioconda e Wally nelle produzioni nate a Piacenza. Terza star, il baritono Claudio Sgura, impegnato quest’anno anche nel ruolo di Scarpia in Tosca al Teatro Metropolitan di New York.

Completano il cast, Nozomi Kato, Shay Bloch, Antonella Colaianni, Stefano Marchisio, Alex Martini, Fellipe Oliveira, Alfonso Zambuto, Roberto Carli, Stefano Cescatti, Luca Marcheselli. Le scene sono firmate da Justin Arienti, i costumi da Edoardo Russo e le luci da Valerio Tiberi.

Un poeta di successo

La vicenda dell’opera si svolge a Parigi. Siamo alla vigilia della Rivoluzione francese, dove il giovane poeta francese Andrea Chénier difende con forza i suoi ideali contro i costumi corrotti dell’epoca. Ma verrà perseguitato e condannato a morte assieme alla sua amata Maddalena.
Come andò il debutto di Andrea Chénier? Nel marzo 1896 al Teatro alla Scala di Milano fu un successo trionfale. E l’entusiasmo del pubblico portò l’opera in novembre, col medesimo esito, a New York. Pochi mesi dopo Gustav Mahler la dirigeva a Breslavia, Amburgo e Budapest.

Pubblico e critica

Per gli spettatori e gli interpreti Andrea Chénier non è mai uscita di repertorio. Mentre faticosa è stata la successiva accettazione critica, influenzata dalla cattiva reputazione che si riversò per un lungo periodo su tutto il repertorio musicale verista.
L’indiscussa popolarità dell’opera, cioè il favore del pubblico che a ogni riproposta se ne innamora, ancor oggi non è corroborata: poche le produzioni in cartellone, dovute in parte all’impegno artistico straordinario richiesto dalla partitura, sia agli interpreti musicali sia all’allestimento scenico.

Grand-opéra all’italiana

Fondata su una felice invenzione melodica di discendenza verdiana, Andrea Chénier rivela una mano compositiva sicura. E con gli interpreti vocali di oggi, meno plagiati dal verismo esecutivo, offre un trattamento delle voci diversificato e avvincente.
Al di là dei numeri più celebri, ai quali è affidata l’identità drammatico-musicale dei protagonisti (uno fra tutti, La mamma morta di Maddalena, notissima al pubblico contemporaneo per una scena-madre del film Philadelphia), Giordano costruisce con abilità numerose scene corali, dando vita a un vero e proprio grand-opéra all’italiana.

Un tuffo nella Rivoluzione

“L’opera di Giordano ha una connotazione storica talmente forte che non può essere dimenticata, tralasciata o reinventata”, anticipa il regista Berloffa. “Tutto ruota intorno alla grande Rivoluzione francese. In tutta l’opera vengono ricordati luoghi, personaggi, date, città che rimandano al grande dramma che portò alla fine dell’aristocrazia francese; una cospirazione di dettagli che necessariamente rendono la documentazione storica e l’attenzione per la storicità una componente imprescindibile”.

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