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Coronavirus, fermiamo la strage: il Nord Italia zona rossa

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I camion militari che escono da Bergamo portando le bare dei morti per il coronavirus per la cremazione in altre città

Coronavirus, non c’è più tempo: il Governo deve fermare l’epidemia con provvedimenti molto più restrittivi. In una parola, deve avere il coraggio di dichiarare zona rossa almeno Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Fermiamo la strage quotidiana chiudendo tutto ciò che non è strategico. Fermiamo più lavoratori possibile lasciandoli a casa, evitando che si ammalino e diventino veicolo di nuovi contagi per le loro famiglie. E fermiamo con misure draconiane tutti coloro che violando divieti e restrizioni continuano a mettere in pericolo non solo la propria vita, ma anche quella di tutti gli altri.

Coronavirus, Diritti e Futuro

In un momento come questo bisogna avere il coraggio di fare scelte dure che limitano i diritti dei cittadini. Anche se viviamo in uno Stato democratico, dobbiamo essere consapevoli del fatto che non abbiamo altre armi se non chiudere in casa più persone possibile, perché non siamo in grado di fare i tamponi a tutti, isolando i soli positivi al coronavirus.
Sospendere questi diritti, anche se temporaneamente, non è un sacrificio da poco. Ma fuori da ogni retorica lo si deve fare per un dovere e un diritto assolutamente più importanti, quelli di dare ancora un futuro al nostro Paese, quelli di salvare l’Italia da un disastro immane. Un disastro da cui sarebbe difficilissimo riprendersi già considerando solo i danni di oggi.

Numeri e zona rossa

Basta solo il paragone con la Cina per dimostrare che ormai non c’è altra via d’uscita alla zona rossa. Bastano i dati nudi e crudi della Protezione civile. Oggi abbiamo superato il colosso asiatico per numero di morti: siamo a 3.405 con altri 427 decessi in un solo giorno. Una strage quotidiana che i nostri operatori sanitari cercano di arginare prodigandosi in ogni modo per curare gli ammalati negli ospedali e a casa, rischiando di perdere le loro stesse vite, come purtroppo sta già succedendo.

Per il coronavirus sappiamo che non c’è un vaccino, ma non c’è nemmeno una cura. E il numero dei contagi sta crescendo in modo sempre più drammatico: 4.480 casi in più rispetto a ieri. Un numero mai visto, che è arrivato così a 33.190 persone positive (24.367 nelle quattro regioni del Nord da dichiarare zona rossa), con 41.035 casi totali dall’inizio dell’epidemia. E anche la crescita di coloro che rischiano di più, i pazienti in terapia intensiva, è da brividi: sono arrivati a 2.498, 241 in più di ieri.

Da Codogno a Vo’

Sono numeri che provincia per provincia, a partire dalla tragedia di Bergamo, non lasciano scampo. Per abbatterli, si devono concentrare tutte le risorse possibili sugli ospedali e l’assistenza domiciliare per curare chi si è già ammalato, ma nello stesso tempo si deve ridurre al minimo il numero di quelli che si potrebbero ammalare. E allora fermiamo tutto almeno in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, dove prima si interviene come a Codogno e a Vo’ Euganeo e prima se ne uscirà. Anche perché non c’è da farsi molte illusioni per il resto d’Italia  dove l’epidemia sta crescendo di continuo.

Insomma, non c’è più tempo: la medicina amara ma indispensabile si chiama zona rossa. Serve per curare subito la parte del Paese più colpita, farla guarire bene e in fretta, per poi curarne un’altra se purtroppo sarà necessario, grazie a quella che si è ripresa. Basta scontri tra Governo, Regioni, Protezione civile, basta andare in ordine sparso. Basta dire che si muore con il coronavirus e non per il coronavirus, ingenerando false speranze nelle persone senza patologie e incentivandole a violare i divieti.
E non aspettiamoci niente dagli altri Paesi d’Europa che stanno già scendendo la nostra china infernale. Contro il coronavirus dovremo farcela da soli. E allora, che cosa stiamo aspettando?

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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