Credito alle Pmi: ci sono nuovi strumenti a disposizione delle piccole e medie imprese per implementare il loro sviluppo anche in una fase difficile dell’economia italiana come quella attuale. Strumenti finanziari che non nascono in antitesi con quelli tradizionali offerti dalle banche. Ma che si combinano insieme a vantaggio delle aziende, che hanno così più possibilità di scelta. Di questo si è discusso al convegno sul credito alle Pmi, promosso da Economy Group (editore dell’omonimo mensile) e dalla Banca di Piacenza, e tenuto nella città emiliana a Palazzo Galli.
Pmi e banche popolari
L’incontro, moderato dal direttore di Economy Sergio Luciano, è stato aperto da Corrado Sforza Fogliani. «Le Pmi soffrono in quelle zone dove, “grazie” alla riforma delle Popolari, si è riusciti a cancellare le banche di territorio», ha affermato il presidente del Comitato esecutivo dell’Istituto di via Mazzini.
Fare credito alle Pmi, per Sforza Fogliani è infatti «nel Dna delle Popolari. Come sosteneva Einaudi, la biodiversità bancaria – che il pensiero unico internazionale vuole eliminare – è un valore da preservare. Perché, dove ci sono, le banche di territorio difendono la concorrenza. E crescono se il territorio cresce; quindi aiutarlo è un loro interesse».
Il caso Piacenza
Così non è un caso che in provincia di Piacenza i tassi siano più favorevoli che altrove, proprio grazie a questa dinamica. La Banca di Piacenza, ha proseguito Sforza Fogliani, «vive di continuità diretta da 82 anni, ha sempre distribuito un dividendo, in crescita negli ultimi 8 anni», senza dimenticare gli utili record del 2018. La popolare tra l’altro è la prima azienda privata del Piacentino per numero di dipendenti. Ed «eroga al territorio tra i 300 e i 400 milioni di finanziamenti l’anno, oltre a 61 milioni in dividendi ai soci, fornitori ed erogazioni liberali».
Tra gli strumenti che la popolare piacentina mette a disposizione delle Pmi ci sono per esempio i finanziamenti di “Oltre la crisi”, con tassi agevolati finalizzati a rilanciare l’economia, favorendo programmi d’investimento, migliorando la produttività delle aziende con le nuove tecnologie e sostenendo piani di sviluppo commerciale della clientela.
Pmi e Private debt
Anna Gervasoni, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese all’Università Cattaneo, ha illustrato invece le caratteristiche di un nuovo strumento di credito. Si tratta del Private debt, che permette ai Fondi di finanziare le imprese acquistandone pacchetti di obbligazioni.
«Dal 2014 anche in Italia 25 Fondi comprano debito delle imprese per dare un sostegno finanziario», ha spiegato Gervasoni. Nel 2018 «si è investito in Private debt un miliardo di euro». Le regioni più attive? Lombardia ed Emilia-Romagna. E si tratta di «una finanza al servizio delle imprese che non sostituisce le banche. Queste ci vogliono sempre. La conoscenza che quelle di territorio hanno delle aziende, per esempio, è molto utile: le banche possono diventare l’interfaccia tra la finanza e le imprese».
In Italia e all’estero
A seguire, gli interventi di Stefano Romiti (presidente di Antares Private equity e founder di Antares AZ I, fondo di debito per le Pmi) e di Daniele Zini (sales & partnership executive di October Italia), che hanno illustrato le caratteristiche dei loro prodotti finanziari. Mentre Federica Ambrosi (temporary export specialist supervisor di Co. Mark Spa) ha spiegato come si affianca un’impresa che vuole trovare nuovi sbocchi verso i mercati esteri.
Opportunità concrete
Nel complesso, è un quadro da cui emerge un ampio ventaglio di opportunità concrete per il credito alle Pmi, ha concluso Sforza Fogliani. A conferma della «complementarietà» degli strumenti finanziari di ieri e di oggi, «senza chiusure» per quelli innovativi.
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