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Sforza Fogliani: “Così non va, per Piacenza è il momento di scelte precise”

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L’avvocato Corrado Sforza Fogliani ha le idee chiare: “Piacenza deve cambiare rotta. Da oltre vent’anni stiamo perdendo centri decisionali e risorse, non si può continuare così”. Alle porte del 2019 il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza e di Assopopolari disegna un quadro preoccupato e guarda al futuro della sua (amatissima) città e del suo territorio.

Presidente Sforza Fogliani come mai è così deciso sul cambiare rotta?
“Perché Piacenza e la sua classe dirigente a volte sembrano ballare sul Titanic spensierati, illudendosi che l’autoreferenzialità sia sufficiente. Le racconto un aneddoto: in città si danno premi a tutti, della serie tu premi me e io premio te. Pensi che nel solo 2018 ne sono stati assegnati ben 478, tra persone fisiche (380), associazioni, enti ed organismi vari (98). Un’autoreferenzialità straordinaria, tipica però di una società che non discute e non si mette in discussione. E quindi altrettanto pericolosa, perché fa perdere di vista quello che succede all’esterno e la necessità di difendere il territorio. Se poi ci aggiungiamo la mancanza di una linea sulla scelta delle alleanze, le cose non possono che peggiorare”.

Che cosa intende dire?
“Se contemporaneamente si vuole andare con Milano, Cremona e Pavia o con Parma e Reggio Emilia si diventa l’anello debole del territorio. Quelli che vanno a trattare con il piattino dell’elemosina in mano e perdono sempre. Invece dovremmo imparare da città come Parma: non fa la comprimaria con nessuno ed è solo pronta ad attirare risorse senza cedere mai nulla, se non briciole che confermano indirettamente la sua primazia. Questo da qualcuno viene giudicato provincialismo. Ma a furia di rinunciare alla difesa dei propri centri decisionali e delle proprie risorse si impoverisce il tessuto istituzionale e imprenditoriale, così poi non si è più in grado di competere con gli altri territori. Negli ultimi tempi ho visto solo Piacenza Expo rifiutare l’ukase emiliano di fondersi con altri enti fieristici”.

Con chi si deve alleare Piacenza?
“Storicamente la nostra città ha sempre avuto un ruolo strategico sull’asse Milano-Genova e non verso Bologna, che si ricorda di noi solo quando ci sono le elezioni regionali. Oggi credo che la scelta giusta sia guardare a una conurbazione con Cremona e Lodi. Lo sviluppo di un’area del genere consentirebbe a Piacenza di avere una funzione centrale essenziale. Invece non si va né in questa direzione né in un’altra. L’unica costante, ripeto, è che siamo sempre in giro con il piattino dell’elemosina in mano, come del resto è avvenuto anche nel caso della Camera di Commercio”.

Ci racconti cosa è successo…
“C’era la possibilità di fare un’unione con Lodi e Cremona, senza dimenticare Pavia che ci chiedeva reiteratamente di unire le forze. Ma per pigrizia mentale e incapacità di dare una diversa destinazione amministrativa, che tra l’altro non era vietata dalla legge, la Camera di Commercio ha scelto invece di restare in Emilia. Quindi si è andati con Parma e Reggio. E Parma ha vinto ancora una volta grazie alla sua posizione centrale, con noi e Reggio Emilia a fare da comprimari. Un ruolo minore che d’altra parte abbiamo accettato anche in tanti altri campi”.

Per esempio?
“Pensi alle sedi universitarie piacentine: sono distaccamenti di Milano, dalla Cattolica al Politecnico. È vero, abbiamo gli studenti, ma dipendiamo in tutto e per tutto dalle scelte milanesi. Se domani decidessero di chiudere per qualsiasi motivo, tanti saluti. Reggio Emilia invece è stata più furba di noi e si è fatta la sua università”.

Passiamo all’economia: oggi sembra che a Piacenza, nel bene e nel male, tutto ruoti attorno alla logistica; ma non c’è bisogno di altro?
“Va detto che c’è logistica e logistica, quella ad alta intensità di manodopera, come nel caso di Amazon, e quella che genera pochi posti di lavoro. Ma comunque sia non basta. Storicamente a Piacenza hanno sempre giocato un ruolo primario i settori dell’edilizia e dell’autotrasporto. Il primo ha vissuto e vive una crisi che come ben sappiamo non è solo locale. Una crisi pesantissima, perché l’edilizia crea un indotto molto ampio. Mentre l’autotrasporto resta in piedi anche grazie alla logistica. Poi c’è quella miniera d’oro rappresentata dall’enogastronomia del nostro territorio, che però non sappiamo sfruttare e imporre sul mercato”.

Come mai?
“Siamo alle solite, si va in ordine sparso. Pensi ai nostri salumi e ai nostri vini: prodotti ottimi. Ma ciascun produttore gioca la sua partita in solitaria. Nessuno ha mai pensato di puntare sul brand Piacenza come ambasciatore di tutti. Qui, ancora una volta, Parma ci dà lezione: prima si dice ‘prosciutto di Parma’, poi vengono i produttori. E sappiamo che successo ha avuto questa strategia di mercato, non solo nell’agroalimentare, Parmigiano compreso. Insomma, oggi nel mondo tutti sanno dov’è Parma e nessuno sa dov’è Piacenza”.

Ma presidente Sforza Fogliani, ci sarà anche qualcosa di positivo…
“Certo, tutte quelle aziende piacentine guidate da piacentini, che ogni giorno producono, danno lavoro e spendono a casa loro, come la Banca di Piacenza, che reinveste sul nostro territorio oltre 60 milioni di euro l’anno, senza contare naturalmente i finanziamenti. E dato che non sono a caccia di premi, le faccio almeno un altro nome: Gas Sales Energia. Oggi tutti la conoscono per il suo impegno nella pallavolo, ma è da anni che quest’azienda sta facendo molto bene anche a livello nazionale”.

Parliamo di cultura, un settore dove la sua Banca è molto attiva e ha organizzato la Salita alla cupola del Pordenone in Santa Maria di Campagna.
“È stata un’iniziativa di grande successo di cui siamo orgogliosi. Solo con le nostre forze, e quindi senza alcun contributo pubblico o comunque della comunità, abbiamo eguagliato i risultati della mostra sul Guercino. La Salita al Pordenone ha totalizzato infatti oltre 100mila visitatori che diventano 130mila contando anche i partecipanti alle iniziative collaterali. Un risultato che dimostra una volta di più le potenzialità di Piacenza quando valorizza i suoi tesori”.

Un’ultima cosa: come valuta l’operato della giunta del sindaco Patrizia Barbieri a un anno e mezzo dal suo insediamento in città?
“La giunta Barbieri deve cominciare a fare scelte liberali, sia di economia sia di pensiero, per le quali è stata votata dagli elettori; finora non si sono viste”.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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