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David Rossi e Monte Paschi: la discutibile difesa dei magistrati

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David Rossi e Monte dei Paschi. La magistratura senese hanno fatto una scelta senza precedenti sul caso più discusso del momento, nonostante siano passati più di quattro anni e mezzo dai fatti. E cioè dalla tragica caduta di David Rossi da Palazzo Salimbeni la sera del 6 marzo 2013, nel pieno della bufera sulla crisi della banca. Una morte archiviata per ben due volte come suicidio. Qual è stata la mossa dei magistrati? Le pressioni sul caso sono tornate a farsi sentire, con una serie di nuove rivelazioni emerse dai servizi delle Iene. Così, Roberto Carrelli Palombi, presidente del Tribunale e Salvatore Vitello, procuratore capo, hanno diffuso una nota congiunta. In sette pagine spiegano come hanno agito i magistrati titolari delle indagini e come si è arrivati alle due archiviazioni.

Tra ex post e col senno di poi

Leggendo il documento, si rimane perplessi. In sostanza, i magistrati spiegano che le azioni degli inquirenti sono state condizionate da un pregiudizio. Fin dal primo momento si è ipotizzato il suicidio, soprattutto sulla base dei messaggi di addio lasciati da Rossi. E quindi non è stato sequestrato ogni elemento utile alle indagini per repertarlo, analizzarlo e conservarlo. In particolare, colpisce che sul mancato sequestro dei vestiti, i Capi degli uffici giudiziari senesi scrivano: “La critica che si muove alla Procura della Repubblica è di non aver provveduto al sequestro. Ragionando ex post la critica è comprensibile“. Ma a tutti appariva chiaro “l’evento suicidario”. Oppure che sui fazzolettini di carta sporchi di sangue, trovati nel cestino dell’ufficio di Rossi, affermino: “Appare ovvio dire che con il senno di poi poteva essere utile il mantenimento in sequestro dei fazzolettini di carta. Ma c’è da chiedersi, prima di farne diventare un caso determinante per le sorti dell’indagine, quale peso avrebbe potuto avere l’eventuale loro analisi”.

David Rossi: la seconda indagine

E veniamo alle lesioni al volto e al corpo di David Rossi, che sono state una delle ragioni, se non la principale, della riapertura del caso. Tradotto: il manager di Mps se le è procurate nella caduta o prima che questa avvenisse, magari durante una colluttazione? I nuovi periti non hanno escluso in assoluto che il manager di Monte Paschi sia stato spinto o forzato a cadere dalla finestra. Ma poi si è propeso ancora per l’ipotesi del suicidio. Così è arrivata la seconda archiviazione. E cosa ammettono oggi Carrelli Palombi e Vitello su questo punto delle indagini? “Certamente su queste lesioni si può dire che non vi è stato un accertamento medico-legale adeguato (soprattutto si denota l’assenza di dettagli per consentirne la datazione)”.

Sempre più dubbi

Ce n’è abbastanza per chiedersi ancor di più cosa sia successo davvero a Siena quel 6 marzo del 2013 e nei giorni seguenti. E poco aiuta la parte conclusiva della nota. “Infine si intende ribadire che i magistrati di questi uffici hanno il solo ed esclusivo interesse di accertare la verità e in funzione di ciò (nel rispetto dei ruoli di ciascuno) esprimono ampia disponibilità a valutare e approfondire qualsiasi aspetto che – ove opportunamente segnalato – possa essere stato non adeguatamente approfondito. Si spera che, fermo restando il diritto a critica di quanto già compiuto, analogo rispetto per il ruolo e la dignità degli Uffici e l’onorabilità dei magistrati sia tenuto da chi ha a cuore le istituzioni”.

Verità per David Rossi

Il rispetto per la magistratura non è certo in discussione. Ma dopo oltre quattro anni e mezzo dalla tragica scomparsa del manager di Mps e due archiviazioni, questa uscita irrituale sembra una toppa peggiore del buco. C’è ancora bisogno di altri aspetti da approfondire per riaprire il caso, dopo questi “ex post e “col senno di poi”, che ammettono la debolezza delle indagini? Se possibile, la nota dei magistrati senesi avvalora le richieste di verità della sua famiglia. E fa pensare che sul giallo di David Rossi non sia stata ancora scritta la parola fine.

 

 

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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