Del Pnrr se ne legge e se ne parla dal 2021, ovvero dalla sua approvazione. Ma il tempo sta per scadere ed entro il 2026 tutti i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovranno essere completamente realizzati e rendicontati, pena il definanziamento.
Ma cosa ci lascia? E a che cambiamenti ci ha messo di fronte? L’abbiamo chiesto all’architetto Pierangelo Carbone, direttore generale del Consorzio di Bonifica di Piacenza. Un tecnico con quarant’anni di esperienza (dieci da assessore all’Urbanistica, Ambiente e Mobilità del Comune di Piacenza) e con la visione d’insieme di chi coordina e supervisiona sia la gestione ordinaria di un ente con competenza idraulica sull’intero territorio provinciale, sia la realizzazione di nuove opere in gran parte finanziate proprio dal Pnrr e che oggi ammontano a circa 96 milioni di euro.
“Il Pnrr porta con sé un vero e proprio cambiamento culturale”, afferma Carbone. “Soprattutto per le Pubbliche amministrazioni e per gli enti, come i Consorzi di Bonifica, che alle PA sono assimilabili per gli adempimenti da assolvere con riferimento all’indizione di procedure d’appalto e alla loro conseguente esecuzione”.
Il contesto
Riavvolgiamo il nastro e partiamo dal principio: il Pnrr è un programma voluto dall’Unione europea per favorire il rilancio degli Stati membri dopo la pandemia di Covid-19. Un’occasione unica per l’Italia che, attraverso fondi europei per 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono 30,6 miliardi finanziati dallo Stato (con il Piano Nazionale Complementare), punta a favorire una crescita economica più robusta, sostenibile e inclusiva.
Contemporaneamente assistiamo all’evoluzione normativa dei contratti pubblici che culmina con il tema della digitalizzazione spinta, dell’utilizzo delle piattaforme digitali certificare (Pad) e della pubblicità degli atti di gara. Leggendo distrattamente si potrebbe pensare a “semplici complicazioni burocratiche”, ma in realtà gli effetti sono palpabili anche ai non addetti ai lavori.
Oggi tutto viaggia su piattaforme digitali che comunicano tra loro e riportano dati disaggregati e report integrati. Dati “in chiaro” alimentati in ogni fase, da quella dell’appalto a quella della rendicontazione.
La qualità
Pierangelo Carbone entra nel vivo: “Come è ovvio che sia, si è sempre cercato di lavorare bene, mettendo in campo le risorse migliori presenti, ma con il Pnrr si è cambiato passo. Gli standard richiesti impongono non solo tecnici preparati, cantieri gestiti a regola d’arte, rispetto delle scadenze e tracciamento dei pagamenti, ma anche il perseguimento della qualità intesa come certificazione delle procedure e dei flussi amministrativi, nonché l’identificazione delle singole persone all’interno del team. Mi spiego meglio: prima veniva tracciato il flusso finanziario e i tecnici lavoravano con l’obiettivo di portare a termine un cantiere e la sua rendicontazione nei tempi e nei modi previsti, agendo a nome dell’ente e del suo legale rappresentante. Ora, ogni tecnico e ogni amministrativo entra con la propria identità digitale nei portali web, venendo così inevitabilmente tracciato e di conseguenza responsabilizzato”.
Nella pratica, la preparazione di molte figure si deve avvicinare a quella di un project manager qualificato che deve gestire tempo e risorse nel rispetto di vincoli e procedure. Si è quindi passati dal puntare a una buona gestione di cantiere, all’avere una visione a 360 gradi di tutta la filiera con la distribuzione della responsabilità anche verso figure inserite in un livello intermedio dell’organigramma. Prerogativa prima delle sole grandi aziende private, ma che ora è diventata realtà anche per il settore pubblico.
A complicare questo passaggio, aggiunge Carbone, “il gap della remunerazione tra pari figure impiegate in un ente piuttosto che in una grande azienda e che rende l’impiego nel pubblico – o in enti ibridi come il Consorzio di Bonifica – meno attrattivo”.
Il piano finanziario
Per il Consorzio di Bonifica di Piacenza, come per molti enti che hanno avuto accesso a importanti finanziamenti, si è reso necessario avere un piano finanziario articolato e puntuale per ogni nuova opera. In passato, quando il Consorzio è risultato aggiudicatario di finanziamenti ministeriali ha ricevuto anticipazioni integrali, ha potuto assumere mutui con oneri a carico dello Stato e beneficiare del riconoscimento di spese generali che non necessitavano di rendicontazione. Oggi questo non è più possibile e i nuovi decreti di finanziamento prevedono: una prima quota di acconto, erogazioni di quote successive sulla base della rendicontazione (con scostamenti temporali tra i pagamenti alle imprese esecutrici dei lavori e il rimborso da parte del ministero) e una rata di saldo ad avvenuto collaudo dell’opera.
“Questo si traduce in un’esposizione finanziaria importante”, continua Pierangelo Carbone. “Anche perché bisogna considerare che le entrate derivanti dalla contribuenza sono destinate alla manutenzione e all’esercizio delle opere pubbliche di bonifica e di irrigazione e al funzionamento del Consorzio. Gestione ordinaria che si va ad affiancare alla realizzazione di opere finanziate con tempi e modi a sé. Un passaggio delicatissimo, che ha reso necessario l’impiego di alte professionalità interne al Consorzio che hanno dovuto relazionarsi con il mondo dell’accesso al credito, mirato a coprire le fasi di esposizione finanziaria tra i pagamenti anticipati ai fornitori e il rientro da parte dei Ministeri, con un notevole aggravio degli adempimenti necessari per limitare al massimo gli oneri finanziari”.
Un salto in avanti
Il Pnrr ha quindi aperto la strada a una nuova epoca, dove la gestione quotidiana necessita di un salto in avanti nell’approccio e nell’alto standard da raggiungere e mantenere. Per il Consorzio di Bonifica di Piacenza in gioco c’è la realizzazione di nuove opere per la sicurezza idraulica e per l’efficientamento della distribuzione irrigua. Ne sono esempi: la ricostruzione del Traversante Mirafiori a Rivergaro, un impianto di sollevamento per l’agricoltura a Ronchi di Caorso, 3 laghi irrigui in Val d’Arda, l’efficientamento della rete di distribuzione nella zona Tidone e la ristrutturazione funzionale del sistema di telecontrollo (gestione da remoto) di manufatti idraulici nel distretto Arda.
Pierangelo Carbone conclude: “Quello che tutti vedono e pensano del Pnrr sono una grande quantità di cantieri in corso per la realizzazione di nuove opere. Chi invece è impegnato per attuarlo si rende conto che la prima innovazione che porta con sé è un nuovo modo di lavorare, un metodo che abbraccerà in modo trasversale l’intera operatività degli enti”.