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Povertà assoluta per quasi 5 milioni di persone. E in Italia pagano i giovani

La povertà si conferma un problema devastante. Una priorità da affrontare al più presto. Il nostro è un Paese dove i poveri sono sempre più poveri. E i più giovani sono i primi a soffrire di questo stato di cose. L’amara considerazione è confermata dal rapporto IstatLa povertà in Italia“. L’Istituto di statistica stima che nel nostro Paese ci siano 4 milioni e 742mila persone in povertà assoluta che vivono in un milione e 619mila famiglie (6,3% del totale). Il dato statistico per l’Istat è sostanzialmente stabile rispetto al 2015, ma si contano comunque 144mila poveri in più, pari a un bel capoluogo di provincia. E se si “entra nei numeri” emerge un’altra serie di andamenti preoccupanti.

Povertà in crescita nelle famiglie numerose

Il peso della povertà assoluta cresce in modo sostanziale tra le famiglie con 3 o più figli minori. L’incidenza aumenta dal 18,3% del 2015 al 26,8% dello scorso anno. Così nel 2016 questi nuclei familiari sono diventati 137.771, coinvolgendo 814.402 persone. In più, nelle famiglie in cui il punto di riferimento economico è un operaio, l’incidenza sale al 12,6%, esattamente il doppio rispetto alla media del 6,3%. Se a questo si aggiunge il dato sui nuclei con “capofamiglia” under 35, che è al 10,4%, il gioco è fatto. A pagare lo scotto più forte sono i giovani. E in particolare i minori: quelli in povertà assoluta sono cresciuti dal 10,9 al 12,5% e ammontano a un milione e 292mila.

Il Centro Italia paga il conto al terremoto

Sotto il profilo territoriale spicca tutto il peso del terremoto che ha colpito Umbria, Marche e Lazio. Nel Centro Italia secondo l’Istat l’incidenza della povertà assoluta in termini di famiglie è aumentata dal 4,2% del 2015 al 5,9%. Un andamento che si riflette anche sugli individui saliti dal 5,6 al 7,3% con 200mila persone indigenti in più. A causare il peggioramento è l’incremento della povertà assoluta nei comuni fino a 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane. In queste zone è quasi raddoppiata, passando dal 3,3% al 6,4% del 2016.

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