Opinioni

Castell’Arquato, il caso Forplast e un modello Val d’Arda

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A Castell’Arquato e non solo si continua a discutere. Sì o no all’ampliamento di Forplast? Premesso che non è stato presentato alcun progetto in Comune, si sa però che le parole volano come il vento. E allora ecco qualche numero tra quelli che sono circolati negli ultimi tempi: l’azienda che da 50 anni è in via Fornace Verani vorrebbe espandersi su un’area complessiva di 100mila metri quadrati. Nuovi capannoni su 60mila metri e piazzali di stoccaggio per 40mila.

Quest’ampliamento imponente, pari a 14 campi da calcio, sarebbe stato proposto dai vertici di Forplast a quelli del Comune Arquatese, guidato dal sindaco Giuseppe Bersani, in un primo incontro, mentre qualcuno sostiene che i round siano già stati più d’uno. Ma anche se si fosse trattato di un unico abboccamento, trapelata la notizia è naturale che sull’iniziativa si siano addensati allarmi e preoccupazioni di cittadini, ambientalisti e di chi opera nei dintorni con altre attività come quelle agricole. Un ampliamento del genere, dicono, è insostenibile in quell’area. E ciò è indipendente dal fatto che il business di Forplast sia parte di una filiera “buona”, a favore dell’ambiente, visto che l’azienda opera con tutte le certificazioni del caso nel riciclo e rigenerazione dei materiali plastici.

Rinunciare a 100mila metri quadrati di ottimo terreno agricolo di fronte al torrente Arda, in una zona vitivinicola di pregio, nelle vicinanze di Castell’Arquato, sostituendoli con un’enorme colata di cemento, sarebbe un clamoroso autogol per tutta la promozione turistica di questo territorio, proseguono i contrari all’ampliamento di Forplast. Senza contare poi la possibilità di emissioni inquinanti dovute pure allo stoccaggio e il grande aumento dei mezzi pesanti che percorrerebbero un tracciato stradale inadeguato per sostenere un traffico del genere, con un inevitabile peggioramento della qualità dell’aria in tutta la zona.

Forplast si sposta?

Sarebbe già abbastanza per chiudere baracca e burattini. E c’è chi dice che il far trapelare le indiscrezioni sia stata una mossa di qualcuno dell’Amministrazione per mettersi nelle condizioni di dire già un no preventivo alla Forplast, allargando le braccia ed evitando le trafile burocratiche del caso. Per altri non è così. L’Amministrazione ci starebbe pensando seriamente, tentando di mettere d’accordo sull’operazione di Fornace Verani la sua variegata maggioranza che va dai rappresentanti del Pd a quelli di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia tutti nella lista civica “Futuro in Comune”.

Intanto Forplast, guidata da Paolo Villa e Paolo Aimi, con ricavi superiori a 8 milioni di euro e una ventina di dipendenti, non demorde. È forte di un business dall’immagine positiva, magari potrebbe accedere a finanziamenti agevolati in ottica Green deal e probabilmente gode dell’appoggio di altri soci che per ora restano nell’ombra. L’azienda parla di nuovi posti di lavoro, importanti investimenti per migliorare la viabilità e di opere di compensazione sempre a sue spese. Parallelamente però manda un altro messaggio. Fa sapere che senza una risposta positiva dell’Amministrazione comunale potrebbe chiudere i battenti, lasciando Castell’Arquato. Per andare dove? Resterebbe in Val d’Arda, ma si potrebbe trasferire a Fiorenzuola o a Lugagnano.

Prendiamola per buona. Meglio la prima della seconda soluzione dirà chi conosce la vallata. E magari a Fiorenzuola meglio andare nella zona della Barabasca vicino al casello autostradale. Il che eviterebbe la risalita dei camion lungo la Val d’Arda nel caso Forplast si trasferisse invece a Lugagnano, con il danno oltre alla beffa per gli arquatesi di vederli passare proprio sotto le torri della Rocca cittadina.

Altre soluzioni…

Sarà, ma il problema resta. Anche a Fiorenzuola non si sacrificherebbero 100mila metri quadrati di ottimo terreno agricolo? Certo, magari 10 ettari più compromessi, perché vicini alla grande viabilità e in prossimità di altri maxi interventi come quello logistico della NewCold, autorizzato nei mesi scorsi dall’Amministrazione guidata dal sindaco Romeo Gandolfi. Ma comunque stiamo sempre parlando di un ulteriore, ingente, consumo di suolo e del resto che comporta in cambio di sviluppo economico e di posti di lavoro.

E allora perché non provare a cercare un’altra strada? Perché non mappare il territorio, come ha proposto anche Legambiente, dando la precedenza a tutte le aree dismesse e già compromesse che per esempio potrebbero ospitare direttamente anche un ampliamento come quello di Forplast o essere confacenti a questa iniziativa con costi e carichi ambientali nettamente più ridotti rispetto a un’area vergine? Di recente, ad esempio, proprio a Fiorenzuola, la Mae ha annunciato l’utilizzo di un’area dismessa (l’ex Alberti e Santi) per costruire il nuovo impianto pilota sulla fibra di carbonio made in Italy in partnership con Leonardo Spa. Spostandoci in Val Tidone, la Groppalli ha acquisito a Borgonovo l’area dell’ex Rdb dove insedierà uno stabilimento da 150 dipendenti per la produzione di infissi di alluminio.

Qualcosa di più

Esempi da seguire, ma forse si potrebbe fare qualcosa di più. Cercando di uscire anche dalla logica competitiva di chi perde e di chi vince quando sono coinvolte più Amministrazioni limitrofe, con un Comune che lascia sul campo entrate economiche per l’addio di un’azienda e un altro che invece ci guadagna con l’arrivo del nuovo insediamento produttivo. Servirebbe un sistema di compensazioni che riequilibri i pesi sul piano economico ed ambientale; guardando alle vocazioni territoriali in modo nuovo e in termini più ampi, cercando di contemperare i diversi interessi delle aziende, degli enti locali, dei cittadini a vantaggio di tutti. E in questo caso la Forplast e la Val d’Arda potrebbero diventare un primo banco di prova.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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