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Cimici asiatiche, cresce l’allarme: l’invasione sembra inarrestabile

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Cimici asiatiche: adesso il problema sta esplodendo. E la preoccupazione cresce di giorno in giorno nelle campagne del Nord Italia, devastate dalla loro proliferazione. La Halyomorpha halys, questo il suo nome scientifico, è arrivata nel 2012 ed è di origine cinese e coreana. A differenza dalla cimice locale (Nezara viridula) di colore verde, va dal grigio al marrone marmorato. E si sta rivelando un vero flagello, difficile da eliminare.

Cimici asiatiche ai raggi x

Questo insetto, lungo dai 12 ai 17 millimetri, attacca tutti i tipi di frutta e verdura, senza dimenticare la soia e il mais. “Sono circa 300 le colture che possono essere colpite”, ha detto a Repubblica Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti. La cimice asiatica “ha un apparato boccale pungente e succhiante e con la saliva provoca necrosi e deformazione nei frutti”. Altri problemi: essendo una specie aliena, non ha predatori naturali nel nostro ambiente. Particolarmente prolifica, si riproduce depositando in media 285 uova due volte l’anno; e dopo le madri nella stessa stagione depositano anche le figlie. Si sposta anche per lunghi tratti (2-2,5 km) alla ricerca di cibo. E sverna in qualsiasi anfratto riparato che trovi a sua disposizione, invadendo tutti gli edifici, per poi tornare all’aperto in primavera e riprendere il suo ciclo vitale: alimentazione, accoppiamento e deposizione delle uova.

Cimici asiatiche: danni ingenti

La prima apparizione della cimice asiatica è stata in Emilia cinque anni fa. Poi è stata trovata in Piemonte e Lombardia nel 2013. L’anno dopo è arrivata in Friuli, Veneto, Liguria, Toscana. Mentre nel 2015 si è presentata nel Trentino e nelle Marche. Per il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) nel 2016 è stato perso oltre il 40% di pere e kiwi, con danni pesanti anche a mele, pesche, uva, pomodoro, noci, nocciole, mais, soia. “In ogni fase di vita, dalle uova alla maturità, riesce comunque a fare danni. L’invasione è stata ed è veloce e altrettanto pronta deve essere la reazione, con fondi per la ricerca e per strumenti di difesa passiva”, ha sottolineato Bazzana.

Cimici asiatiche: armi spuntate?

Combattere le cimici asiatiche è difficilissimo. “Le trovi, prepari il trattamento, ne ammazzi una parte e le altre cambiano ‘banchetto’. Il trattamento non dura in eterno, il giorno dopo l’albero è già accessibile”, ha sottolineato Lara Maistrello, entomologa dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Anche con l’uso di neonicotinoidi, piretroidi e fosforganici non si sono raggiunti grandi risultati. Non puoi insistere perché ammazzi anche gli insetti utili, come gli impollinatori”. La lotta per ora può dunque avvenire solo con protezioni fisiche come le reti a difesa delle colture, perché, d’altro canto, non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari, spiegano a Coldiretti. E a questo scopo l’Emilia-Romagna e la Lombardia nei giorni scorsi hanno stanziato rispettivamente 10 milioni e 2,5 milioni di euro.

Globalizzazione e cambiamenti climatici

La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti inediti per l’Italia. E se si sta rivelando un vero flagello per le coltivazioni, almeno non è pericolosa per l’uomo. I fastidi sono provocati dal cattivo odore che emana se schiacciata e dagli sciami che si posano su porte, finestre e muri delle case. Ma come è possibile che arrivino anche da noi questi insetti così dannosi? L’invasione è dovuta dall’intensificarsi degli scambi commerciali, sostiene Coldiretti. Arrivati in Italia, hanno trovato un habitat favorevole anche a causa dei cambiamenti climatici. E adesso il problema è tutto nostro.

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