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Giustizia: dall’omicidio di Nadia Orlando all’orco di Treviso, così non va

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Giustizia: due casi clamorosi stanno scuotendo la coscienza degli italiani. E sembrano la punta dell’iceberg di quella che purtroppo si può sempre chiamare malagiustizia. Da Udine a Treviso, due vicende molto diverse ma che hanno lo stesso identico effetto: minano profondamente la fiducia dell’opinione pubblica nella magistratura. E allora vediamo di che cosa si tratta.

Giustizia: l’omicidio di Nadia Orlando

La Cassazione dovrà occuparsi di Francesco Mazzega, 36 anni omicida reo-confesso della fidanzata, Nadia Orlando. E cioè stabilire se Mazzega dovrà tornare in carcere, oppure se potrà aspettare comodamente a casa dei genitori, a Muzzana del Turgnano (Udine), la sentenza sull’uccisione della 21enne di Dignano. Ricordate il caso? La notte del 31 luglio scorso, l’uomo avrebbe assassinato Nadia sul greto del Tagliamento. Per poi vagare in auto, con il cadavere della ragazza al suo fianco, prima di consegnarsi la mattina dopo alla Polstrada di Palmanova. L’udienza alla Suprema Corte è stata fissata per il 6 febbraio 2018 (prima no?), per esprimersi sul ricorso della Procura di Udine, contraria ai domiciliari con braccialetto elettronico.

In memoria di Nadia

Nel frattempo, continua la mobilitazione. Tantissime persone si sono strette attorno alla famiglia Orlando. E come racconta il Friuli.it, monta la protesta contro la sentenza del Tribunale del Riesame. Secondo i cittadini avrebbe concesso all’uomo un privilegio ingiustificato e immotivato alla luce della gravità del suo gesto. Anche la Provincia di Udine si è attivata al fianco della popolazione. Negli uffici della portineria di palazzo Belgrado, infatti, è possibile sottoscrivere due petizioni. La prima è indirizzata ai presidenti dei due rami del Parlamento, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e alle commissioni competenti. In sostanza, chiede di introdurre specifiche disposizioni per consentire al giudice l’applicazione della custodia cautelare in carcere a carico degli indagati o imputati di gravi reati di violenza contro le donne. La seconda petizione, invece, invita la Regione a costituirsi parte civile nel procedimento penale a carico di Mazzega.

Giustizia: l’orco di Treviso

E veniamo al secondo caso. Un padre ha violentato la figlia per anni in provincia di Treviso. Ma non farà un solo giorno di galera. Ha iniziato nel 1995 quando la piccola aveva solo 8 anni, dopo la separazione dalla moglie. La bambina non trova la forza di raccontare quello che sta succedendo. Lo fa dopo 8 anni di violenze, quando l’orco trova una nuova compagna e si allontana da lei. Sedicenne, convinta dal fidanzato e dagli altri famigliari all’oscuro di tutto, denuncia il padre. L’uomo viene condannato a 10 anni di carcere. Giustizia è fatta? Non proprio.

Ritardi inspiegabili

Il 9 giugno scorso, le Sezioni unite della Cassazione prendono una decisione “innovativa” sul calcolo delle prescrizioni. E questo si riflette a favore dell’orco di Treviso. Una delle aggravanti per cui era stato condannato non incide più sul calcolo dei tempi di prescrizione. Così, codice alla mano, i giudici veneziani hanno preso atto che il reato di violenza sessuale continuata è prescritto. E il colpevole è stato prosciolto. Le prime denunce però sono di poco successive al 2003. Adesso la magistratura veneta dovrà spiegare come mai per arrivare al giudizio d’appello siano passati 14 lunghi anni. E speriamo che qualcuno cominci a pagare.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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