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Depressione: per guarire se ne deve parlare senza paura

Sulla soglia dell'eternità, Vincent Van Gogh (1890)

La depressione è un mostro silenzioso che accompagna la quotidianità di 300 milioni di persone nel mondo. In Europa ne soffrono 40 milioni e in Italia 3,7. Questa malattia è uno dei principali fattori di disabilità, oltretutto in crescita del 18% su scala mondiale nel periodo 2005-2015. A lanciare l’allarme è L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che quest’anno ha deciso di dedicare alla depressione la Giornata mondiale della salute del 7 aprile.

Uscire dal silenzio

Lo slogan scelto dall’Oms è “Depression: let’s talk” e cioè depressione: parliamone. Perché troppo spesso chi è colpito da questo grave disturbo dell’umore teme il giudizio degli altri e non chiede aiuto. In mancanza di un adeguato supporto psicologico, che può portare all’inizio della cura, si chiude in se stesso. Un errore a volte fatale: solo nel 2015 la depressione ha portato al suicidio 800mila persone (+20% negli ultimi 10 anni). E nei giovani tra i 15 e i 29 anni è considerata la seconda causa di morte. L’Oms stima la popolazione femminile colpita dalla depressione al 5,1%, mentre per gli uomini siamo al 3,6%.

I rischi a cascata

Chi soffre di questa patologia ha difficoltà di concentrazione, fatica a prendere decisioni. Si confronta in modo pesante con i sensi di colpa e ha pensieri autolesionistici. Altri sintomi sono l’insonnia e la perdita di energie. La depressione poi aumenta i rischi di contrarre malattie come il diabete e patologie di natura oncologica o cardiocircolatoria.

La depressione in Italia

A monitorare la situazione italiana è il sistema di sorveglianza della salute pubblica Passi, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità. Per i dati 2012-2015, il problema riguarda il 6,2% della popolazione e cioè all’incirca 3,7 milioni di persone. Una situazione in graduale miglioramento, visto che nel 2008 i sintomi della depressione colpivano quasi l’8% dei cittadini.
La prevalenza di genere è fortemente sbilanciata verso le donne: a soffrire di depressione è l’8% delle italiane contro il 4,5% degli uomini. E a chiedere aiuto è quasi il 60% dei soggetti.

Il quadro regionale

Sul fronte territoriale, le regioni sopra la media del 6,2% sono Molise (10,2%), Sardegna (9,4%) e Umbria (8,7%). Seguono Emilia-Romagna (7,5%) e Liguria (7,5%). Stanno meglio gli abitanti della Basilicata (3,4%), della provincia autonoma di Trento (4,2%) e della Puglia (4,4%). Poi ci sono la provincia autonoma di Bolzano (4,6), le Marche (4,8%) e il Veneto (5,6%). Mentre il resto delle regioni gravita attorno al dato nazionale.

L’età, il reddito e il fattore culturale

Se guardiamo invece all’età, i soggetti più colpiti dalla depressione sono gli italiani tra i 50 e i 69 anni (8,1%). Tra i 35 e i 49 anni ne soffre il 5,8% e tra i 18 e i 34 anni il 4,4%. Pesano poi le difficoltà economiche: si va dal 13,7% di chi ne ha molte al 3,7% di chi invece non ne ha. Passando al livello d’istruzione, si parte invece dal 12,5% delle persone che hanno una licenza elementare o nessuna scolarizzazione per scendere gradualmente al 4,2% dei laureati. Riduzioni progressive che fanno pensare. Sono il segnale che l’educazione e la tranquillità economica probabilmente aiutano anche a riconoscere i sintomi e a chiedere supporto.

Serve più consapevolezza

Spesso comunque la depressione non viene riconosciuta e non viene curata. Da questo disturbo mentale si può guarire, ma tra qualche anno la situazione potrebbe essere molto più grave. Si stima che nel 2030 diventerà la malattia con il più alto tasso invalidante al mondo. E quindi con enormi costi sociali ed economici. Per questo è necessario intervenire in modo adeguato. Mentre per ora, sottolinea l’Oms, in media solo il 3% dei fondi per la sanità sono destinati alla depressione. E anche nei Paesi ricchi le persone che si curano in modo adeguato sono meno del 50%.

Una rete di salvataggio

Per affrontare il problema non servono solo i farmaci. I malati prima di tutto non vanno esclusi dall’ambito sociale. Spesso a cadere in depressione sono persone che vivono periodi difficili della loro vita, come chi è soggetto a separazioni o divorzi. Ma anche chi ha subito abusi, bullismo e violenza può diventare una vittima di questa patologia. “È fondamentale costituire una rete per combattere la depressione”, ha spiegato a Repubblica Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria. “Bisogna promuovere percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la medicina generale, la pediatria, la scuola e gli ambienti di lavoro”.

 

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