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Fumo, un killer che uccide 70mila italiani all’anno

Il fumo non fa sconti e continua a uccidere a ritmi impressionanti. In Italia il problema è molto diffuso. Fuma infatti più del 22% della popolazione e cioè oltre 11,5 milioni di persone. Questo vizio rappresenta la prima causa di morte nel nostro Paese, che ogni anno colpisce tra le 70mila e le 83mila persone. Di cui il 25% è tra i 35 e i 65 anni. Numeri che vale la pena ricordare, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, proclamata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Smettere è l’unica soluzione

Purtroppo per i fumatori non c’è un numero di sigarette giornaliere al disotto delle quali si può stare tranquilli. L’unica soluzione è smettere. Secondo il rapporto I numeri del cancro in Italia non esiste infatti una dose sicura per l’esposizione al fumo, né attivo, né passivo. Smettere invece ha degli effetti misurabili. Dopo 5 anni dall’ultima sigaretta, il rischio di sviluppare tumori al cavo orale, esofago e vescica si riduce del 50%. E dopo altri 5 anni scende sempre del 50% la possibilità di morire per carcinoma del polmone.

Fumo, un problema mondiale

Nel mondo fuma il 21% della popolazione. Gli uomini sono 950 milioni e le donne 177 milioni. Circa l’80% dei fumatori risiede in Paesi a basso o medio reddito. Ma anche in quelli più ricchi il fumo non fa sconti. Secondo i dati dell’American cancer society nei Paesi industrializzati è infatti il responsabile del 30% dei decessi. Il 70% dei fumatori mondiali ha cominciato da minorenne. In Italia si inizia in media a 17 anni. E su scala europea il numero degli adolescenti fumatori è in crescita: dal 25% del 2014 si è passati al 29% di quest’anno. Dunque si comincia sempre più presto e smettere è difficile. Solo l’1% ce la fa senza aiuto. Riuscirci però permette di avere un bel premio. Secondo l’Oms, dai 3 ai 9 anni di aspettativa di vita in più, se si smette prima dei 50 anni.

La sigaretta elettronica? Non è sicura

E veniamo all’alternativa: la sigaretta elettronica di cui si continua a parlare in termini contraddittori. In Italia gli “svapatori” sono circa un milione. Di questi il 50% ha abbandonato del tutto le sigarette tradizionali (+25% sul 2016). I sostenitori delle cosiddette e-sig evidenziano come l’assenza di combustione riduca l’emissione di sostanze nocive. Ma il mondo scientifico frena. E sottolinea come meno pericoloso non significhi privo di rischio. A evidenziare la problematica sulle e-sig in termini preoccupanti ci ha pensato di recente uno studio italiano. Pubblicato sulla rivista Scientific Reports-Nature, è stato realizzato da un gruppo di ricerca multidisciplinare del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, coordinato da Moreno Paolini. E già dal titolo il risultato è chiaro: “Le sigarette elettroniche producono effetti tossicologici che possono aumentare il rischio di cancro”.

 

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