I Guardiani della Galassia sono tornati in sala al ritmo dell’Awesome Mix Vol.2, trasportandoci in un’avventura esplosiva a tre anni dall’uscita del primo capitolo. Risultato: primi al botteghino in Italia e non solo. Ecco perché.
Il regista James Gunn dimostra anche stavolta di conoscere la ricetta giusta per rendere appassionanti i personaggi della Marvel sul grande schermo. E lo fa proponendo agli spettatori, abituati a blockbuster tutti simili, una pellicola ad alto budget dallo spirito diverso. Da dove viene l’efficacia della formula adottata da Gunn? Tanta ironia e uno sguardo molto personale sulla produzione fumettistica, Il tutto condito da un’amore sconfinato verso il mondo dell’entertainment degli 80’s, che ha segnato la sua giovinezza. Gunn nel secondo capitolo dei Guardiani della Galassia mette di nuovo insieme questi elementi. E dà vita a un seguito vincente dell’istant cult che ha segnato il suo debutto da regista nell’universo cinematografico Marvel. Ma facciamo un passo indietro. E vediamo chi sono i protagonisti del gruppo più mal assortito di supereroi cosmici mai visto in sala.
Da Star Lord a Groot
- Partiamo con Star-Lord alias Peter Quill. L’amorevole canaglia e guida del gruppo è interpretata da Chris Pratt. Peter visse la sua infanzia sulla terra con la madre, senza mai conoscere suo padre. Quando la donna morì, venne rapito da un gruppo di fuorilegge spaziali chiamati Ravagers e capitanati dal pirata Yondu (Michael Rooker).
- L’unica componente femminile del gruppo è Gamora (Zoe Saldana), ex assassina e figlia adottiva del titano pazzo Thanos. Si tratta di una delle più grandi minacce che gli eroi Marvel, nella loro controparte cartacea, abbiano mai dovuto affrontare (lo scontro con Thanos è rimandato ad Avengers: Infinity War, quando i Vendicatori e gli altri supereroi Marvel uniranno le forze per combatterlo). Gamora adesso ha messo le sue capacità al servizio del bene. E durante questo secondo capitolo dovrà vedersela di nuovo con la sorellastra Nebula.
- Poi c’è Drax (Dave Bautista), un guerriero che ha perso la propria famiglia per mano di Ronan, villain del primo capitolo. Sempre pronto ad azzuffarsi, Drax ha serie difficoltà sul piano della comunicazione, non sapendo riconoscere il momento giusto o sbagliato per dire o fare qualcosa (a lui sono riservate alcune delle migliori gag).
- Ultimi ma non per importanza, ecco Rocket Racoon e Groot, doppiati da Bradley Cooper e Vin Diesel nella versione originale. Rocket è uno scorbutico procione parlante, creato in laboratorio. Groot è una creatura vegetale dalle sembianze umanoidi. Si esprime unicamente ripetendo “Io sono Groot!” e ora è ridotto ad una piccola piantina ambulante.
Guardiani della Galassia sempre più dissacranti
La squadra in questo volume 2 è in via di consolidamento. Ma i battibecchi tra i membri non sono di certo esauriti. E ad intensificarli ci penseranno i nuovi arrivati, tra cui una flotta aliena che vuole fargli la pelle. E una figura proveniente dal passato di Star-Lord, che getterà nuova luce sulle sue origini. A queste premesse, che si collocano nel solco della tradizione cinematografica d’avventura, Gunn aggiunge tanto pepe. Non risparmiando l’icona del classico eroe da revisionismo o autoironia. Così le battute e le situazioni dissacranti si sprecano, dal ridicolizzare il nome “altisonante” del cattivo di turno (Taserface!), al comportamento di certi personaggi. Che invece di adempiere ad un compito di importanza capitale a loro assegnato, rispondono senza comprenderne la portata. Oppure sbagliando ripetutamente (Io sono Groot!).
Lontani dai fumetti
Così i Guardiani della Galassia approdano al cinema perdendo l’identità loro assegnata dagli autori dei fumetti per acquistarne una nuova. Quella che Gunn attribuisce ad ognuno di loro, affinché il suo progetto di revisione e riscrittura del supereroe prenda forma. La sua lettura ci mette in guardia dall’infallibilità dell’eroe ad ogni costo. E si diverte, attingendo dall’immaginario pop degli Anni 80, a creare paralleli tra i personaggi di quell’infanzia e gli eroi del film. Produce così sovrapposizioni tra l’intrattenimento di ieri e quello di oggi. E si potrebbe dire che il primo è rivalutato per ascendere a modello ideale del secondo.
Una super colonna sonora e 3 star vintage
A ribadire quest’idea c’è in primis la colonna sonora, un esaltante insieme di hit, “Awesome Mix Vol.2“, di quegli anni, che sostituisce il mix tape del primo film. E che accompagna Star-Lord e i suoi soci durante la nuova avventura, contribuendo a creare le atmosfere di scena in scena. Altro riferimento significativo a quella cultura pop è il cameo di un celebre personaggio di quegli anni (che non vi rivelerò). Ma anche la presenza nel cast di attori come Kurt Russell o Sylvester Stallone, che hanno fatto la storia del cinema di allora.
Anche i film Marvel nel mirino
Gunn non si limita però a deridere il modello consolidato del supereroe. La sua vena dissacrante intacca anche il modello consolidato di cinecomic (in particolare dei film Marvel). All’abituale scena o scene (massimo 2) dopo i titoli di coda, elemento introdotto dal primo Iron man di John Favreau, qui subentrano ben 5 scene. Come se Gunn volesse far esplodere la struttura del cinefumetto dall’interno, esasperandone i caratteri fino al collasso dell’idea di partenza. Così il regista, con la sua anima spiccatamente vintage e la sua voglia di reinventare storie e personaggi, si pone come autore in grado di dirigere film di cassetta dalla grande personalità. Nei quali imprime un modus operandi oggi sconosciuto al cinema dei grandi incassi. Ma sia chiaro, non è l’unico che ha messo in discussione il canone del superomismo al cinema.
In buona compagnia
Logan di James Mangold è un altro esempio della strada che alcune delle menti dietro la produzione dei “cinefumetti” hanno deciso di intraprendere. L’ultimo film di Wolverine (che segna l’addio di Hugh Jackman al personaggio) è vietato ai minori. E sebbene in modo diametralmente opposto ai Guardiani della Galassia (Wolverine è un eroe disincantato, i guardiani autoironici), costituisce un punto di svolta rispetto ai film precedenti in cui era comparso il personaggio. Wolverine nella sua ultima incarnazione cinematografica è una figura violenta, sconfitta, alla deriva. Il film ricalca chiaramente i caratteri del western crepuscolare. Quasi volesse porsi in relazione con gli Spietati di Clint Eastwood. Un film che è stato di certo tra le fonti d’ispirazione per Mangold.
Il caso Deadpool
Un ulteriore esempio celebre di questa politica revisionista è Deadpool, altro personaggio appartenente al franchise degli X-men Fox, interpretato da Ryan Reynolds. Nella sulla trasposizione cinematografica ha riscosso grande successo di pubblico e critica. La pellicola di Tim Miller ha sdoganato il rating R (vietato ai minori) per i film a soggetto supereroistico. Permettendo di ricreare fedelmente il personaggio del “mercenario chiacchierone”. Quel Deadpoool, famoso per gli spargimenti di sangue, la lingua lunga e lo humor nero, spregiudicato e senza remore. E con la tendenza a rompere la quarta parete, per dialogare direttamente con il pubblico. E sovvertire ogni regola narrativa consolidata.
Una scelta vincente
Certo, questi non sono i primi casi di decostruzione cinematografica del supereroe (Unbreakable, Kick-Ass, Hancock, Watchmen, Super, sempre di Gunn). Ma è un fenomeno che ultimamente sta ottenendo sempre più riscontri positivi. E che questi film stiano sbancando il botteghino è indubbiamente un dato significativo. È il segnale che, attraverso il cinema, il modo di concepire l’icona supereroistica da parte del pubblico sta cambiando. E Gunn con i suoi Guardiani della Galassia ha dato una grossa mano. Aspettiamo il terzo atto della saga per averne la conferma.
Il Mio Giornale.net ha solo un obiettivo: fare informazione indipendente e con spirito di servizio. Per aiutare i lettori a capire e scegliere, tenendo i fatti separati dalle opinioni.