Mercato del lavoro: i nuovi contratti attivati dalle imprese piacentine nel trimestre luglio-settembre 2024 saranno 7.790, un dato in calo dell’11,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le analisi dell’Ufficio studi della Camera di Commercio dell’Emilia (fonte Unioncamere-Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior), evidenziano infatti una riduzione di 1.010 contratti rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.
Dai servizi all’industria
Nel trimestre luglio-settembre 2024 le attivazioni previste in provincia di Piacenza si concentreranno per il 71,6% nel settore dei servizi: pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il comparto esprime dati previsionali in calo rispetto a quelli dello stesso trimestre 2023, con 5.580 nuovi contratti (-13,9%).
La voce più importante è quella dei servizi alle imprese, con 2.290 nuovi contratti (-35,9%), seguita dal commercio con 1.710 (+72,7%), dai servizi di alloggio e ristorazione con 880 (-24,8%) e dai servizi alle persone con 700 nuovi contratti (-6,7%).
Per l’industria, prosegue la nota della Camera dell’Emilia, i nuovi contratti di lavoro saranno invece complessivamente 2.210 (-4,7%), di cui 1.790 nell’industria manifatturiera e public utilities (-4,8%) e 420 nelle costruzioni (-4,5%).
I tipi di contratto
Secondo quanto riportano le prime stime relative al mese di luglio, nel 20% dei casi, i nuovi contratti di lavoro sono stabili, ossia a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’80% sono a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).
Delle 3.190 attivazioni stimate per il mese di luglio, il 9,7% (310 posizioni) interessa candidati con titolo di laurea e di Its, il 23,2% (740 posizioni) candidati col diploma di scuola media superiore, il 45,5% (1.450 posizioni) soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (690 posizioni, il 21,6% dei nuovi contratti).
Offerta e domanda
Guardando l’area aziendale di inserimento, il 38,9% dei profili mensili ricercati è destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 22,3% alle aree commerciali e della vendita, il 20,4% alle aree della logistica, il 13,2% alle aree tecniche e della progettazione, il 3,4% all’area amministrativa e l’1,9% alle aree direzione e servizi generali.
Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 48% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 54% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica.
Gli introvabili
Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: tecnici della salute (81,1% dei casi), tecnici in campo ingegneristico (58,3%), specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (58,3%).
Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (84,6% dei casi), gli operatori della cura estetica (76,7%) e gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione (57,4%).
Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento i fabbri ferrai costruttori di utensili (nel 91,9% dei casi), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (88,4%) e gli operai specializzati in installazione e manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche (83,9% dei casi), conclude la nota della Camera dell’Emilia.
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