Economia

Pandemia e opportunità: come riprogettare il modello produttivo piacentino?

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Pandemia: è tristemente noto a tutti che il periodo che stiamo vivendo sia tutt’altro che semplice. La pandemia in corso ha provocato una pesante crisi sanitaria, premessa di seri rischi di crisi economica e sociale. Ma accanto agli interventi volti a far fronte all’emergenza che il Governo stesso ha predisposto e sta predisponendo, ci sono alcune lezioni di cui far tesoro ai fini di politiche di più ampio respiro anche a Piacenza.

L’esperienza sanitaria induce una lezione inconfutabile: la necessità di pensare, progettare e programmare in questo settore un nuovo modello il più possibile ramificato sul territorio, delocalizzando servizi e funzioni (con i relativi finanziamenti), che attualmente risultano in capo ai grandi ospedali. Alcune prove, seppur parziali, di un tale modello sono già state sperimentate con successo nelle iniziative dei mesi passati, come la “Covid task force, casa per casa” del nostro esimio dottor Luigi Cavanna.

Sul fronte economico, si deve invece entrare nel dettaglio della produzione industriale e di tutto quello che da lei viene trainato. La seconda lezione che la pandemia sembra suggerirci è infatti il ripensamento del nostro modello produttivo, inclusa la“corporate governance”.

La crisi dei modelli produttivi 

Partiamo da un piccolo ed eloquente esempio: un Paese tecnologicamente evoluto, colto di sorpresa dal virus pandemico, non è in grado di proteggere la propria popolazione con la fornitura di banali Dpi (Dispositivi di protezione individuale), perché, senza soffermarsi sugli aspetti previsivi, non è in grado di auto produrli.

La lezione che si trae è in realtà più generale. Il modello produttivo nazionale, ha largamente demandato la produzione di beni alle “nuove fabbriche mondiali” (vedi alla voce Cina). Viene messo in crisi da situazioni nuove e/o non pianificate, come una pandemia o altri eventi traumatici; ma in futuro anche da altri episodi che potrebbero essere ben più normali, come ad esempio una stagione di scioperi in questi Paesi produttori.

Con ciò non si invocano misure protezionistiche; ma piuttosto la necessità di definire linee produttive interne di emergenza in beni segnalati come strategici, che possano in caso di necessità funzionare in parallelo alle linee esistenti. Ciò potrebbe non solo aiutare ad affrontare i periodi bui; ma anche dare al Paese prospettiva economica, sociale e culturale (cessando di affidarci, sempre e comunque alla tecnologia di altri Paesi).

Il nodo della corporate governance

E ancora: quando l’imprenditore, per le più disparate motivazioni, trasferisce la proprietà dell’impresa a gruppi esterni, anche orientali, come ampiamente sperimentato pure nel Piacentino, di fatto viene trasferita conoscenza e tecnologia prodotta socialmente, come nel caso dell’istruzione e del know how delle maestranze.

Non dovrebbe forse “la cosa pubblica” accendere appositi alert? Ad esempio potrebbe offrire all’imprenditore locale una serie di strumenti ed interventi per “non cedere”, per favorire e supportare modelli di proprietà partecipate, con forme societarie cooperative; e al limite intervenire come partner/supervisore della nuova proprietà internazionale.

Con questo non si auspica un processo di statalizzazione dell’impresa privata; bensì l’individuazione di interventi e riforme anche della “corporate governance”. Interventi capaci di mantenere ed accrescere conoscenze e capacità tecnologiche. E quindi benessere, sicurezza e capacità di competere con i migliori.

Quale ricerca per le Pmi?

Tutti siamo consapevoli del ruolo cruciale della ricerca, un mantra di resistenza di fronte alla competizione globale e alla guerra di dazi e prezzi. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Perché? La risposta è molto semplice: la ricerca è costosa. Ed essendo la gran parte delle industrie italiane (e piacentine) costituita da Pmi, ecco che i costi necessari non risultano sostenibili.

Il suggerimento è quindi individuare e costituire entità che possano svolgere la ricerca necessaria alle Pmi, facendo sinergia tra le Pmi per sfruttarne e restituirne i risultati. Diversi utili modelli ed esperienze vengono dal mondo accademico. Ma il rischio è che la ricerca accademica si concentri su ricerca teorica e prestigiose collaborazioni senza la necessaria massa critica. Altre esperienze si trovano nelle “reti d’impresa”. Qui il dubbio è un altro: che gruppi di imprese, guidate da primari interessi di settore, davvero possano condividere risorse e know-how, e quindi riescano a produrre risultati d’insieme.

Una possibile soluzione potrebbe essere la formazione di entità, perché no, anche a partecipazione pubblica, specializzate in “ricerca applicata”. Realtà con una propria ragione sociale, risorse economiche ed umane, ed un proprio bilancio. Quindi a loro si potrebbe assegnare il compito di rendere disponibili competenze, esperienze e strumentazione, per le ricerche e gli sviluppi necessari alle Pmi ed al settore artigiano anche nel territorio Piacentino.

Made in Germany

Un brillante esempio è già funzionante, ed è un modello di ispirazione e riferimento. Si tratta dell’organizzazione tedesca Fraunhofer Gesellscaft. Struttura di ricerca applicata, finanziata in parte dal settore pubblico (30%) ed in parte da contratti di ricerca con partner industriali (70%), la Fraunhofer Gesellscaft in Italia ha già una succursale presente a Bolzano.

Ad una simile organizzazione, trasposta nel nostro territorio, si potrebbe assegnare anche un altro fondamentale obiettivo, magari in collaborazione con le Università. Ovvero la gestione dei centri di formazione professionale, formazione dei docenti e della progettazione di corsi dedicati alle applicazioni tecnologiche avanzate. In sintesi: cultura e formazione tecnologica a disposizione della società.

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Filippo Mondani, piacentino, è ingegnere industriale specializzato in oleodinamica avanzata. Consulente tecnico-ambientale per l’impresa, da oltre vent'anni si occupa di progettazione ed industrializzazione di macchine utensili e linee per la lavorazione della lamiera. Da alcune sue idee e lavori sono nate innovative applicazioni industriali brevettate.

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