Economia

Statali: l’assenteismo ci costa 7 miliardi l’anno

Lo Stato spende 4 miliardi di euro per le malattie dei dipendenti pubblici e 3 per i permessi della legge 104.

Le assenze degli statali costano all’Italia 7 miliardi di euro. Ogni anno servono per pagare i periodi di malattia (4 miliardi), e i permessi concessi dalla legge 104 (3 miliardi). Si tratta di una cifra enorme. Oltre il doppio dei 3,4 miliardi richiesti dalla Ue per la manovra correttiva dei nostri conti pubblici.

Statali: numeri da paura

I dati sulle assenze degli statali dicono che i lavoratori pubblici sono più “gracili” dei colleghi del settore privato. Secondo la Cgia di Mestre, negli uffici pubblici va in malattia il 55% del dipendenti, mentre nel privato il 35%. Il rapporto nelle assenze di un giorno è più che doppio: il 27,1% nel pubblico impiego contro il 12,3% nel privato. Nel 2015 i giorni d’assenza totali (malattie, permessi e congedi) nel settore pubblico sono stati 19 contro i 13 dei lavoratori privati, il 46% in più. Numeri che hanno permesso a Confindustria di stimare questa differenza a carico dello Stato in un “buco nero” di 3,7 miliardi.

Statali: i possibili risparmi

Vedremo se la riforma del ministro della Funzione pubblica Marianna Madia sarà in grado di cambiare le cose. Un primo obiettivo è ridurre i costi dello Stato, per esempio, nel caso della legge 104. Da controlli più attenti sull’abuso di questi permessi, è stato calcolato che si potrebbero recuperare almeno 600 milioni l’anno.

Statali: più controlli

Un altro scopo è spingere i lavoratori del settore pubblico a comportamenti più responsabili. La riforma lo farà con un giro di vite su controlli e sanzioni. Grazie al nuovo polo unico dell’Inps, saranno effettuate verifiche più stringenti sulle assenze per malattia. Poi sarà possibile applicare sanzioni disciplinari più severe, fino al licenziamento per scarso rendimento. I dipendenti pubblici quindi dovranno stare molto più attenti a comportarsi come si deve. Questi oltre tre milioni di lavoratori sono fondamentali per la vita del nostro Paese, dalla scuola alla sanità, dai ministeri agli enti locali. E devono tornare ad essere visti come una risorsa e non un peso. Di certo sono tantissimi anche quelli che si comportano bene e la riforma premierà i virtuosi. Ma questi dati per ora non lasciano scampo.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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