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Israele e Palestina sono nelle mani dei signori della guerra

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Israele: la nuova guerra scatenata il 7 ottobre da Hamas contro lo Stato ebraico impone alcune considerazioni. Ecco i fatti a nostra disposizione.

Lo scenario
  • Sappiamo che la guerra è stata scatenata dalla striscia di Gaza, governata dal 2007 da Hamas, organizzazione palestinese ritenuta di stampo terroristico da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Giappone e ovviamente Israele.
  • Sappiamo che Israele è stato colto di sorpresa nonostante vanti due servizi segreti (Mossad per l’estero e Shin Bet o Shabak per la sicurezza interna e il controspionaggio) dall’efficienza addirittura leggendaria.
  • Sappiamo (l’ha dichiarato la stessa Hamas per bocca di Abu Obaida, militante palestinese portavoce delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, l’ala militare dell’organizzazione palestinese Hamas) che l’attacco è stato favorito dall’arcinemico di Israele, l’Iran e dal movimento degli Hezbollah, alleato dell’Iran e stanziato in Libano.
  • Sappiamo anche che questo attacco è conseguenza degli accordi che stavano per essere firmati tra Israele e Arabia Saudita e che dovevano normalizzare i loro rapporti.
  • Sappiamo infine, ma è senz’altro una coincidenza, che il 7 ottobre è l’anniversario della battaglia di Lepanto. Nel 1571 per la prima volta una flotta europea, composta da Venezia, Spagna, Genova e altri Stati riuniti sotto le bandiere del Papa, sconfiggeva la flotta dell’impero Ottomano. Una vittoria più simbolica che altro, perché un secolo dopo (1682) i musulmani erano sotto le mura di Vienna e sono stati ricacciati da una coalizione europea solo dopo sforzi inenarrabili e quasi per il rotto della cuffia.
Stato-caserma

Tornando a noi e all’ipotesi, più che concreta, di una nuova guerra alle porte dell’Europa. Cosa accadrà adesso? Ma, soprattutto, perché è accaduto? Cosa accadrà (purtroppo) è facile da prevedere: Israele è uno Stato-caserma con armamenti letali e un esercito sempre sul piede di guerra. I suoi capi (non tutta la popolazione) nutre per i palestinesi lo stesso odio atavico che nutrono i palestinesi nei loro confronti. In più il premier israeliano Benjamin Netanyhau non gode in patria di una situazione tranquilla, tutt’altro: formalmente incriminato nel 2019 per corruzione, frode e abuso d’ufficio, negli scorsi mesi cerca di sottoporre la Corte Suprema israeliana al potere esecutivo, suscitando violente proteste all’interno del paese.

In soffitta

Possiamo cinicamente immaginare che si stia sfregando le mani? La dichiarazione dello stato di guerra relega in soffitta tutti i suoi guai e gli consente di dare una severa lezione ad Hamas. L’esito del conflitto ci pare scontato: molti morti da entrambe le parti; ma alla fine Israele, che nella guerra dei sei giorni del 1967 ha sconfitto (appunto in sei giorni) una coalizione formata da Egitto, Siria, Giordania, Iraq, Libano e Arabia Saudita che avrebbe potuto spazzarlo dalla faccia della Terra, avrà facile ragione dei pochi e disorganizzati militanti di Hamas. Purtroppo, a prezzo di molti morti anche tra la popolazione civile.

Modus vivendi

Dicevamo che non tutta la popolazione israeliana è avversaria dei palestinesi. I palestinesi, anzi, collaborano spesso con gli israeliani, ovviamente in rapporto di sottordine. Ho visto personalmente a Gerusalemme, sulla via Dolorosa, quella percorsa da Gesù con la Croce, negozi con le insegne in ebraico e con commessi palestinesi che vendevano oggetti religiosi cristiani. Le nostre guide sul posto affermavano che molti palestinesi avevano trovato un modus vivendi accettabile: la mattina varcavano il famoso muro che divide Israele dai territori, lavoravano regolarmente stipendiati in imprese israeliane e tornavano a casa la sera.

Mai in pace?

«E allora perché litigano sempre?», ci era venuto spontaneo chiedere, da perfetti ignari della complessa realtà mediorientale; e anche: «Non riusciranno mai a trovare una via di pace?». La risposta era stata sorprendente ed amara: i signori della guerra, da entrambe le parti, hanno troppi interessi da difendere per consentire una pace duratura.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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