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Giornata dell’Alzheimer: in Emilia-Romagna colpite da demenza quasi 63mila persone

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Alzheimer: si comincia banalmente a dimenticare alcune cose; si arriva dopo qualche anno a non riconoscere i familiari e ad aver bisogno d’aiuto anche per fare le cose più semplici.

Sono gli effetti della malattia che prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne ha descritto sintomi e aspetti neuropatologici. I segnali iniziali sono spesso erroneamente attribuiti all’invecchiamento o allo stress; mentre il decorso della malattia può essere rallentato se diagnosticato tempestivamente, come ricorda una nota della Regione Emilia-Romagna. 

Come mai ne parliamo? Perché oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer; è stata istituita dall’Oms nel 1994 per informare e sensibilizzare su questa forma di demenza. Il fenomeno colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni; mentre in Italia si stimano 600mila ammalati su oltre un milione di persone affette da demenza. Se la malattia di Alzheimer è la più frequente, esistono infatti un centinaio di diverse malattie cerebrali di natura degenerativa, vascolare o traumatica che possono causare la demenza.

Da Piacenza a Rimini sono numerose le iniziative sul territorio per sensibilizzare la comunità su questa malattia. Dai convegni alle maratone sportive, dalle mostre ai corsi per operatori e volontari. Tutte iniziative accomunate da un obiettivo: combattere lo stigma ancora elevato che contribuisce all’isolamento di malati e famiglie che invece vanno sostenuti a 360 gradi.

I numeri in Emilia-Romagna

Il fenomeno delle demenze, in linea con le previsioni epidemiologiche legate all’invecchiamento della popolazione, non risparmia l’Emilia-Romagna, dove il 22% della popolazione ha più di 65 anni.

Al 31 dicembre 2021 i pazienti con demenza in carico al Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna erano 62.741, di cui il 50% circa affetto da forme medio-gravi. La prevalenza è di 22,6 casi per 1.000 abitanti; la percentuale rispetto alla popolazione residente, pari a 4.458.006 persone, è dell’1,4%; quella delle persone rispetto alla popolazione ultra65enne (1.073.202) è del 5,8%.

Sul totale, la percentuale di malati di Alzheimer in regione è del 60%. La fascia di popolazione affetta da forme di gravità maggiore (non autosufficienti) che fanno ricorso all’Assistenza domiciliare integrata sono il 20,1%, pari a 12.588 persone con demenza; quelle assistite in Cra sono il 26,2%, ovvero 16.424 persone; quelle in hospice sono l’1,1%, corrispondenti a 697 persone.

L’anno scorso, nonostante il perdurare dell’emergenza la pandemia da Covid-19, sono state valutate dal sistema sanitario regionale come prima visita 28.843 persone (erano state 20.687 nel 2020) ed eseguite 53.140 visite di controllo (41.619 del 2020), con 16.038 nuove diagnosi di demenza (rispetto alle 13.000 del 2020).

Sempre lo scorso anno, in Emilia-Romagna sono state effettuate 7.084 diagnosi di “Mild Cognitive Impairment” (Disturbo Neurocognitivo Minore), una condizione di rischio che deve essere attentamente monitorata per la sua possibile evoluzione in demenza. Ogni anno, i 63 Centri per i disturbi cognitivi e le demenze presenti sul territorio regionale registrano mediamente contatti con oltre 80mila persone (erano 60mila nel 2020) tra prime visite e controlli; con una marcata tendenza di ripresa nel 2021, dopo la flessione dei contatti dovuta alle limitazioni imposte dalla pandemia.

Il ruolo della prevenzione

Attualmente la Regione è impegnata nella realizzazione degli obiettivi del Fondo Alzheimer previsto dal ministero della Salute; per l’Emilia-Romagna ha individuato un primo stralcio di finanziamento nel triennio 2021-2023 pari a 927mila euro per sostenere la rete di diagnosi, cura ed assistenza sulle demenze. Le Aziende sanitarie lavoreranno, anche con l’utilizzo di questo fondo, sull’implementazione della diagnosi precoce del disturbo neurocognitivo minore; sullo sviluppo della continuità assistenziale attraverso la telemedicina, specialmente nelle aree più disagiate del territorio regionale; e sulla realizzazione di interventi psicosociali come la stimolazione cognitiva o gli interventi di supporto al caregiver. 

L’ultimo rapporto dell’associazione Alzheimer’s Disease International conferma infatti che esistono 12 fattori di rischio per l’insorgenza di questa patologia:

  • l’inattività fisica;
  • il fumo;
  • l’abuso di alcol;
  • l’inquinamento ambientale;
  • i traumi cerebrali;
  • l’isolamento sociale;
  • il basso livello di istruzione;
  • l’obesità;
  • l’ipertensione;
  • il diabete;
  • la depressione;
  • la perdita dell’udito.

Questi fattori, se adeguatamente controllati, possono ridurre di circa il 40% i casi di demenza; e vanno contrastati attraverso una forte azione sugli stili di vita e il monitoraggio sulle patologie croniche: ambiti dove la Regione intende rafforzare ulteriormente il proprio impegno.

L’Emilia-Romagna, conclude la nota di viale Aldo Moro, ha infatti approvato un progetto per la cura dei casi, ad esordio atipico e più aggressivo, che si verificano prima dei 65 anni. La cosiddetta demenza giovanile, che il miglioramento della capacità diagnostica e tecnologica del sistema sanitario permette di far emergere sempre più tempestivamente (già intercettati, alla fine del 2021, 1.421 casi di demenza giovanile). Infine si sta lavorando per fornire ai professionisti sanitari e sociosanitari e ai caregiver indicazioni precise per gestire queste persone a livello ambulatoriale, domiciliare e in contesti semiresidenziali e residenziali.

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