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Cugini (Pd): vi spiego i ritardi dell’Amministrazione Barbieri

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Stefano Cugini è indaffarato: “Le spiace se ci sentiamo più tardi? Sono in terrazza e sto travasando dei fiori…”. Il paragone con quello che ci racconterà dopo ci sta tutto. Perché il capogruppo del Pd nel Consiglio comunale di Piacenza anche nel tempo libero è un uomo del fare. “Più che un politico mi sono sempre sentito un’amministratore; e quando ero assessore mi piaceva definirmi un assessore operaio, perché amo mettere le mani nelle cose in modo concreto”.

Quindi c’è da pensare che sui ritardi del piano di rilancio di Piacenza lei dall’opposizione abbia le idee chiare…

“Direi di sì. Piacenza è indietro perché la politica doveva far in modo che quando le risorse fossero arrivate si potesse partire subito con le cose necessarie. Il messaggio per la cittadinanza doveva essere: non siamo stati lì ad attendere che ci fosse la certezza o meno dell’arrivo dei soldi, ma abbiamo lavorato per avere una fotografia chiara da dove partire. Così invece non è stato”.

Che cosa è successo?

“L’Amministrazione di Patrizia Barbieri ha invertito l’ordine logico. Prima doveva dire: queste sono le nostre proposte basate sull’analisi dei bisogni, di quelli consolidati e di quelli emergenti, della platea dei destinatari, delle risorse disponibili, puntando a un effetto moltiplicatore delle singole azioni in città. Se arriva 100 e distribuisco 100, non posso fermarmi lì, devo cercare di generare un effetto moltiplicatore partendo da queste risorse. Invece l’Amministrazione ha iniziato un dibattito sterile: arriveranno non arriveranno, li hanno promessi e se arrivano di chi è il merito, del ministro, del parlamentare… Così, adesso che i soldi sono in cassa, si sono aperti i tavoli di lavoro, chiedendo a ognuno che idee ha e quali proposte può articolare. L’esempio è quello di un auto ferma con il motore acceso e il guidatore che schiaccia sull’acceleratore con il cambio in folle. Non si va da nessuna parte”.

Perché non è stato ancora fatto uno screening dei bisogni per capire quali sono le categorie di persone più in difficoltà?

“Guardi, non voglio credere che questa fotografia non sia stata fatta; sono stato per tre anni l’assessore ai servizi sociali, conosco bene gli uffici del Comune e sono convinto che questa fotografia aggiornata ci sia. E quando si legge un’intervista come quella del ragioniere capo del Comune che dice i soldi ci sono, aspettiamo solo che la politica ci indichi dove metterli, il messaggio è molto chiaro. E la politica non ne esce per niente bene”.

Come mai l’Amministrazione Barbieri sembra così in difficoltà?

“Facciamo un passo indietro. Già prima dell’epidemia di Covid, questa non era un’Amministrazione che brillava per dinamicità. Al netto delle dichiarazioni o della capacità del sindaco di lanciare dei messaggi, al lato pratico è rimasta la famosa nave mai uscita dal porto. Un’Amministrazione molto eterogenea anche all’interno della sua stessa maggioranza con minoranze interne che ne bloccavano le operazioni. Poi è arrivata l’epidemia. E con il massimo rispetto per l’impegno profuso da tutti, va detto che l’emergenza ha solo messo in stand by una situazione pregressa: se le capacità di agire non c’erano prima non ci sono nemmeno adesso”.

C’è chi dice che in Giunta ci sono troppi avvocati…

“A volte c’è un’impostazione un po’ troppo asettica, ma per un’amministratore capace non direi che questo è il problema”.

E allora qual è?

“Forse ci sono tanti liberi professionisti, che non si dedicano al lavoro di assessore 24 ore al giorno, checché ne dicano. E questo si vede. Ho sempre detto che uno deve fare l’assessore 25 ore al giorno e qui non siamo nemmeno alla metà”.

Torniamo alle risorse nelle casse del Comune davvero ingenti: per lei come andrebbe impostata la ripresa di Piacenza con questa disponibilità?

“Intanto diciamo che tra maggiori entrate, avanzo di amministrazione, minori spese e mancate entrate, il totale si aggira attorno ai 16 milioni di euro. Se a questi aggiungono quelli in arrivo per la vertenza sul nucleare arriviamo a 18,5 milioni. Il dato di fatto è che non esiste un’Amministrazione che almeno nel dopoguerra, ma immagino anche prima, abbia mai visto tutti questi soldi. Credo che sia il momento di sfruttare questa opportunità per cambiare il nostro modo di essere cittadini. Non possiamo rischiare che vengano distribuiti a pioggia per pigrizia o per l’incapacità di organizzarsi”.

Quindi?

“Sia per i destinatari finali degli aiuti sia per i soggetti che erogheranno i servizi, questa è un’occasione unica. Serve un tagliando di qualità, per esempio a chi continuerà a lavorare con l’ente pubblico attraverso una serie di indicatori che vadano rispettati”.

Ci spieghi meglio…

“Parlo di indicatori su sicurezza del lavoro, legalità, rispetto di contratti collettivi nazionali, della concorrenza leale, e ogni riferimento al famoso bando sul verde pubblico è puramente voluto; senza dimenticare la sostenibilità del fare impresa. Con più soldi, cominciamo ad erogare i servizi che servono ai cittadini con partner dell’ente pubblico – quando non è lo stesso Comune a fornirli – che qualitativamente sono un plus. Non serve solo la fotografia che individua i soggetti che hanno bisogno di aiuto, ma anche quella dei nuovi parametri per chi li fornisce”.

Qualche esempio concreto?

“In questa situazione servono più risorse e un allungamento dei tempi per gli ammortizzatori sociali, dando modo alle imprese di ripartire. Poi penso a tutti i progetti immediatamente cantierabili, sia pubblici che privati, da rimettere in pista con un occhio alla sostenibilità ambientale, un tema sempre più dirimente in futuro. Poi dobbiamo agire sulla sburocratizzazione del sistema locale. Con i Comuni al servizio dei cittadini e non viceversa. Per non parlare dello sblocco dei debiti verso le imprese, raggiungendo una vera puntualità nei pagamenti. E poi bisogna continuare ad andare a caccia di fondi”.

Come si può fare?

“Investendo in un pool inter-istituzionale capace di intercettare i fondi disponibili a tutti i livelli, partendo dalle risorse europee. Non basta l’Ufficio Europa del Comune; serve altro, coinvolgendo il mondo delle associazioni e delle imprese con vantaggi per tutti all’arrivo dei fondi. La scommessa anche da questo punto di vista è in due parole: efficacia ed efficienza, mettendo insieme pubblico e privato”.

Il mondo delle aziende piacentine per alcuni manca di una leadership forte, importantissima in un momento del genere…

“Guardi, per conoscenza personale le posso dire che sono molto curioso e ottimista sulla nuova presidenza di Confindustria. Credo che Francesco Rolleri sia una persona molto capace, positiva e propositiva per natura. Ha una grande attenzione al sociale e anche la sua esperienza politica potrà essere molto utile perché ha fatto il sindaco (a Vigolzone, ndr) e il presidente della Provincia”.

E sul nuovo Ospedale, di cui è stata approvata la variante, come la pensa? Non rischia di essere uno specchietto per le allodole rispetto ai problemi della sanità piacentina?

“Credo che possa essere tutto, fuorché uno specchietto per le allodole, se l’Ospedale viene riportato al ruolo che deve avere all’interno del piano di riordino sociosanitario. Un piano votato nel 2015. Se uno se lo va a rileggere, trova tutti i contenuti che servono per il potenziamento della medicina territoriale con lo sviluppo delle case della salute e l’aumento delle cure domiciliari e con l’Ospedale di Piacenza al centro di questo sistema come un hub provinciale. È un piano che magari andrà aggiornato alla luce della tragedia che abbiamo vissuto, ma che al suo interno ha già tutti i contenuti che servono per garantire al meglio la salute dei piacentini”.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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