Cultura

Klimt: un viaggio straordinario alla ricerca dell’arte totale

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Klimt è a Roma. Presso la corsia delle donne dell’Ospedale Maggiore di San Giovanni in Laterano è aperta fino al 10 giugno una mostra dedicata al grande artista viennese. La retrospettiva celebra i 100 anni dalla scomparsa di Klimt. E dopo le tappe di Firenze, Milano e Caserta, offre al visitatore una sintesi mirabile di figure, paesaggi, motti, simboli del Movimento Secessionista austriaco. Quella corrente artistica che, intorno a Klimt, tentò di rivoluzionare il linguaggio di tutte le arti accademiche in vista dell’” Opera d’Arte Totale”.

Klimt: arte, società e libertà

Ma chi era Gustav Klimt? Nato nel 1862 in un sobborgo operaio della capitale asburgica, Gustav era figlio di un artigiano orafo. A 14 anni viene iscritto alla Scuola di Arti Applicate insieme al fratello Ernest. Klimt era profondamente convinto del messaggio dell’arte nella società. E insieme al fratello, prematuramente scomparso nel 1887, presentiva la dimensione innovatrice e redentrice dell’arte. Arte intesa come idioma universale “democraticamente” comprensibile da tutti gli strati sociali.

Il grande artista era suddito del proprio impero ma non asservito ad esso. Studioso, pensatore, spirito religioso e contemplativo, era un grande osservatore della natura e degli uomini. Viaggiò tanto, frequentò e fondò circoli culturali. Sino a concepire nel 1902 il gruppo della Secessione. Simbolo del Movimento era la rivista “Ver Sacrum”, strumento di lettura e comprensione dei nuovi linguaggi espressivi della pittura.

Klimt ha poi avuto il merito di cogliere nel profondo il turbamento della psicologia umana. Dando voce ai nuovi gusti estetici del popolo viennese, andando oltre la superficie patinata della pittura. E investigando temi fondamentali quali la vita e la morte, la nascita e il dolore, l’amore. Senza dimenticare il rapporto tra uomo donna e i rapporti tra le generazioni.

Un luogo ritrovato

Tornando all’evento capitolino – uno dei tanti di questa stagione – propone al visitatore un viaggio multisensoriale e multimediale fra le antiche corsie dell’Ospedale da poco tornate al proprio antico splendore dopo anni di dismissione. Interessante e suggestiva anche la storia di questa struttura barocca visitata ai tempi dal Cardinale Francesco Barberini che ne autorizzò l’uso per le donne ammalate e gravide. L’intelligenza di Cross Media, società curatrice dell’evento, fa conciliare lo spazio dell’antica cappella con il nucleo semantico dell’esposizione, il grande Fregio di Beethoven, accompagnato dalle note della Nona Sinfonia.  

Klimt: lo spettacolo dell’arte

Lo spettacolo della mostra coinvolge insieme storici dell’arte, editori, ingegneri acustici, tecnici del suono, videomaker e docenti. Lo spettacolo, si muove tra tavoli multimediali e enormi pannelli luminosi. Consentono al visitatore di entrare all’interno delle opere, procedendo passo dopo passo accompagnati da una nuova pagina musicale.

Sono note al grande pubblico le opere esposte a Vienna al Castello del Belvedere. Basterebbe ricordare Bacio, l’Albero della vita, Giuditta I e Giuditta II. La grande classicità viennese racchiude in sé, come in uno scrigno prezioso, altri capolavori universali (Allegoria della musica, Tragedia, Nuda Veritas, Adamo ed Eva). E in questa sezione della mostra capitolina le opere sono accompagnate dall’Allegretto della Settima Sinfonia di Beethoven, quasi a suggellare il sentimento di morte imminente.
Ma Klimt crede nell’eternità dell’arte (“l’uomo muore ma l’artista vivrà per sempre”). E celebra anche la potenza dell’
Impero austroungarico con una serie di quadri di ambientazione familiare e domestica che ricordano la stabilità della società: la Culla, la Sposa, il Campo di girasoli, Case sull’Attersee.

Klimt: da Beethoven alla Donna

Si entra poi nella dimensione della favola. Nel 1903 di ritorno dal viaggio a Ravenna dove aveva studiato i mosaici bizantini, Klimt incomincia lavorare al grade fregio di Beethoven. Un’immensa apoteosi delle arti, concepita come grandiosa celebrazione dell’Inno alla Gioia. Le muse cantano e danzano e inneggiano all’unione di tutte le arti. Il fregio, da sempre collocato nel Palazzo della Secessione a Vienna, è il trionfo d’oro con colori alla caseina su intonaco incannucciato e applicato con mosaico, pietre dure e madreperla. Così, davanti alla riproduzione del Fregio lo spettatore resta incantato e sconvolto per l’efficacia drammatica delle immagini che scorrono sul video e il vigore della musica beethoveniana.

Un ultimo riferimento meritano poi le Tre età della donna, opera realizzata da Klimt nel 1911 in occasione di un’esposizione a Roma, che è forse la sintesi più perfetta del concetto di “opera d’arte totale”. Così come i paesaggi delicatissimi e sfumati sempre chiazzati di oro e proiettati verso spazi infiniti.
Questo è Klimt e sempre sarà. Poiché la sua anima di artista e di uomo vive e vivrà in eterno tra noi.

Maria Giovanna Forlani, piacentina, ha compiuto gli studi classici; si è laureata in Storia e Filosofia ed in Lingue e Letterature Straniere; è diplomata in pianoforte e clavicembalo. Dopo aver insegnato nei Licei è diventata Dirigente Scolastico. Cultrice delle arti, grande viaggiatrice, amante del nuoto e grande camminatrice. Ama la natura e il teatro. È giornalista pubblicista, conferenziera e saggista ed ha al suo attivo numerose pubblicazioni.

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