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La moschea della Caorsana e i balletti del centrodestra piacentino

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La moschea di Piacenza manda in tilt l’Amministrazione di Patrizia Barbieri. Al di là delle dichiarazioni di facciata, la maggioranza di centrodestra che sostiene la sindaca vive una crisi senza precedenti. Stavolta non è dovuta alla gestione del verde o del piano neve, ma a un tema ben più alto: l’approvazione del cambio di destinazione d’uso del Centro culturale islamico a vero e proprio luogo di culto.

Forma e sostanza

Per capire tutto il peso di questo passaggio, di quanto la forma sia sostanza sul piano religioso, civile e culturale, basta leggere il post sulla pagina Facebook della Comunità islamica di Piacenza che annuncia il salto di qualità: “Alhamdulillah, Iddio sia lodato. Grazie a tutti i dirigenti della Comunità, alla giunta Dosi e all’attuale giunta per questo importante traguardo. Essere parte della Città vuol dire prima di tutto essere riconosciuti nei più semplici diritti civili. Oggi, la moschea di Piacenza dà dignità a 284mila piacentini dei quali più di 20mila musulmani. Entriamo ufficialmente nella lista delle pochissime città italiane che vantano una moschea come patrimonio locale. Covid permettendo, è e sarà sempre aperta a tutti, musulmani e non”. Le moschee più vicine sono infatti a Milano e a Segrate o in regione a Forlì e Ravenna.

Confronto approfondito…

Come mai si è spaccata l’Amministrazione Barbieri? Perché c’è stato un serio confronto su questa scelta che ha diviso la maggioranza di centrodestra in Giunta e poi in Consiglio comunale? Un percorso politico-amministrativo approfondito in termini di consapevolezza, di accoglienza e integrazione, che c’era da aspettarsi su un tema così delicato? Un tema che da un lato coinvolge il diritto dei credenti musulmani ad avere un luogo di culto, ma che dall’altro, continua a generare preoccupazione e timori in altri cittadini anche per le potenziali derive integraliste?

Niente di tutto questo. Piacenza d’ora in poi avrà la sua moschea non perché le sue forze politiche si sono confrontate a fondo e hanno deciso che sia così. Ma perché l’iter burocratico sulla moschea avrebbe goduto semplicemente del “silenzio-assenso”; e quindi il cambio di destinazione sarebbe diventato effettivo con l’accatastamento dell’immobile, un capannone sulla via Caorsana, a luogo di culto.

Gli strali della Lega

Fuori da Palazzo Mercanti, dopo la notizia sulla moschea del quotidiano Libertà, è scoppiato un putiferio. Con le durissime prese di posizione di ieri dei rappresentanti locali della Lega: parlamentari (Pisani e Murelli), consiglieri regionali (Rancan e Stragliati) e responsabile provinciale (Merli), tutti contrari alla moschea. Il Carroccio così è partito all’attacco di Fratelli d’Italia, che esprime in Giunta l’assessore all’Urbanistica Erika Opizzi al centro della vicenda sull’autorizzazione, rea di non aver stoppato la pratica sulla moschea.

La difesa di Opizzi

Le cronache di oggi raccontano di un’altra giornata convulsa, tra riunioni di Giunta e verifiche nella maggioranza. Con Fratelli d’Italia che alla richiesta di dimissioni per la Opizzi a sua volta avrebbe risposto domandando le dimissioni dell’assessore alla Sicurezza, il leghista Luca Zandonella.

Opizzi poi finalmente ha dato la sua versione dei fatti. Si è difesa parlando di “un iter tecnico e non politico”, in relazione al quale “non potevo avere un ruolo sulla moschea”. Secondo l’assessore “il nuovo Psc (Piano strutturale comunale, ndr) del 2016, approvato ai tempi della Giunta Dosi, permette la classificazione di quelle aree produttive (come la Caorsana) a ‘luoghi di culto’. In questo modo il capannone già utilizzato come sede del centro islamico, poteva ambire a diventare una moschea”.

Così, ha raccontato Opizzi, nel maggio 2019 “è stata presentata la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr) con la richiesta di cambio di destinazione d’uso. C’erano però alcune carenze formali nella documentazione; e l’associazione ha ripresentato nel marzo 2020 una nuova Scia. Sono state richieste altre integrazioni nel corso dei mesi dagli uffici e il tutto è stato revisionato. Ad agosto la definitiva integrazione ha portato l’istruttoria alla chiusura nello scorso autunno“.

Infine, sulle sue eventuali dimissioni Opizzi ha tagliato corto: “Credo di aver operato in maniera corretta; lascio al sindaco la valutazione del mio operato. Se mi chiedesse di dimettermi, non avrei difficoltà a farlo, ma non ho presentato le mie dimissioni. Ho sempre relazionato il sindaco e la Giunta sulle pratiche di mia competenza e di cui sono a conoscenza“.

Tutti insieme appassionatamente

Poi a stretto giro è arrivato un comunicato “pacificatore” delle segreterie provinciali e dei capigruppo consiliari di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Dopo aver confermato la “fiducia nel sindaco Barbieri e nella sua squadra”, si dicono certi che “si faranno garanti del percorso di chiarezza che concordemente riteniamo necessario” sul nuovo luogo di culto.

Tutte le responsabilità della nuova moschea vengono scaricate sulla precedente Amministrazione Dosi. “Come ben sanno i piacentini – si legge nel comunicato – il centrodestra è sempre stato contrario all’utilizzo degli immobili di via Caorsana e via Mascaretti quali luoghi di culto. Su questo il centrodestra non ha mai cambiato idea; in coerenza a quanto fece anche durante l’ultimo passaggio nel quale le forze politiche potevano esprimere il loro orientamento, e cioè nel Consiglio comunale del 2016, durante la passata amministrazione di centrosinistra”.

Per poi chiedere all’assessore Opizzi “di approfondire l’analisi dell’iter amministrativo che ha condotto al cambio di destinazione d’uso di un capannone in via Caorsana e di verificare che non vi sia stata alcuna irregolarità o forzatura”. Non basta. In conclusione si chiede “all’Amministrazione che si adoperi, con ogni modalità prevista dalla legge, per rimettere in discussione la definitiva costituzione della moschea”.

Alla prossima puntata

“Il confronto nel centrodestra è diventato molto aspro; ormai coinvolge il futuro dell’intera Giunta e non solo di Opizzi o Zandonella”, racconta una delle nostre fonti. “Moschea o no, certo non è finito, come si vuol far credere dal comunicato dei tre partiti. La verifica per il sindaco Barbieri a questo punto è diventata politica. E c’è chi dice che stia valutando un profondo rimpasto per ritrovare slancio in vista delle prossime elezioni”.

Secondo un altro osservatore delle vicende di Palazzo Mercanti, “è chiaro come le forze politiche del centrodestra ne siano uscite molto male, palesando una spaccatura anche all’interno dei singoli partiti. Vedi la Lega, che dopo i proclami dei vari parlamentari e consiglieri regionali non ha portato a casa nulla a livello comunale”.

Nel centrodestra però sono in difficoltà “soprattutto di fronte ai loro sostenitori, sempre più disorientati dalle contraddizioni tra i fatti e le promesse elettorali; anche perché alla vicenda della moschea sulla Caorsana nell’ultimo periodo se ne sono aggiunte altre. A partire dallo spazio lasciato alle manifestazioni sindacali dei Si Cobas con gli assembramenti tollerati in zona rossa, mentre intanto si chiedono sacrifici a tutti gli altri cittadini”.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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