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Papa Francesco: in calo la popolarità del Pontefice. Come mai?

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Papa Francesco: la sua popolarità nel nostro Paese è in calo. Segnerà il passo solo per le sue posizioni pro-migranti? O ci sarà dell’altro? E ancora: l’appeal è un indice appropriato per giudicare un Papa?
Sono tutti interrogativi che il sondaggio di Demos & Pi, istituto diretto da Ilvo Diamanti, finisce per suscitare. Anche perché i relativi risultati sono stati rilanciati con grande evidenza il 6 agosto da La Repubblica, in un articolo dello stesso sociologo.

Cominciamo senz’altro con i dati dell’indagine Demos Coop. Il rilevamento è stato svolto tra il 29 giugno e il 5 luglio scorsi. Il campione è rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su per sesso, età, titolo di studio e area geografica. Il margine statistico di errore è del 2,6%.

Papa Francesco: sì da 7 italiani su 10

Ancora oggi, gli Italiani che danno un giudizio da positivo a molto positivo di Francesco sono pari al 71%. Un risultato, in chiave demoscopica, estremamente lusinghiero. Poiché, però, in statistica si vive di confronti, non si può fare a meno di notare un calo rispetto al 2013. All’inizio del pontificato, la quota di quanti si dicevano molto o ampiamente soddisfatti di Papa Bergoglio era pari all’88%. A riprova del trend discendente, nella “sacrestia d’Italia”, il Triveneto, il consenso è sceso in misura proporzionale: dal 93 all’80%.
Una sufficienza stentata (dal 5 al 6) è espressa dal 15% degli intervistati. Il 12% dà una piena insufficienza (non più del 4), mentre solo il 2% si dichiara senza opinione. Ma sono i dati aggregati a rivelare gli aspetti più interessanti e probabilmente sorprendenti.

Sempre più lontani

Considerando gli intervistati dal punto di vista della pratica religiosa, infatti, si nota che il consenso verso Francesco è calato maggiormente tra i non praticanti e i saltuari. Nel periodo 2013-2018, tra i primi è passato dal 63 al 45% e tra i secondi dal 91 al 73%. Tra gli assidui, invece, il calo è più contenuto rispetto a quello del totale degli interpellati: dal 96 all’86%. Proprio i lontani, quelli verso i quali secondo il Pontefice deve muovere la “Chiesa in uscita”, sembrano i meno soddisfatti.

Papa Francesco: giovani in fuga

Il maggior cruccio per la Chiesa che deve pensare al futuro, però, è il calo del gradimento tra i giovani. La fiducia nel Papa, infatti, è più bassa nella fascia tra i 25 e i 34 anni (55%) e in quella tra i 15 e i 24 anni (58%). Dai 40 anni in su, l’approvazione oscilla invece fra quasi il 70 e oltre l’80%. In 5 anni, insomma, il consenso verso Francesco tra i giovanissimi è sceso di 25 punti, a fronte di un calo di 17 punti sul totale della popolazione.
Ancor meno lusinghiero risulta l’andamento del gradimento per la Chiesa nel suo insieme presso le giovani generazioni. Solo il 30% degli adolescenti e solo il 33% dei giovani adulti dà un giudizio positivo sulla comunità cristiana.

Tra crisi e sovranismo 

Sin qui, i dati. Passiamo alle interpretazioni. Com’è ovvio, queste proliferano. C’è chi spiega l’inversione di tendenza del consenso con le difficoltà incontrate da Papa Bergoglio nei suoi progetti di riforma delle strutture del potere ecclesiastico. C’è, naturalmente, chi addita nelle prese di posizione a favore dei poveri e soprattutto dei migranti la causa dell’alienazione di diverse simpatie. Ad esempio, la recente totale eliminazione della pena di morte dal novero di quelle moralmente giustificabili dalla Chiesa non incontra certo molte simpatie, coi tempi che corrono.
Una cosa, comunque, è certa. L’odierno bisogno sociale di protezione di fronte alla crisi economica, nonché ai mutamenti e movimenti demografici, mal si concilia con l’estroversione proposta dal Papa.

La Chiesa ha da spendersi

A questo punto, però, ci riserviamo un piccolo richiamo che potrebbe servire a tutti. Non solo agli assidui e ai saltuari nella pratica religiosa, ma anche ai lontani. E pure a quanti commissionano e realizzano i sondaggi.
La Chiesa è anche un’istituzione umana, storica e concreta. Come tale, non può disinteressarsi dell’efficacia dei propri richiami, cioè dell’ascolto che essa è capace di suscitare nella società. La Chiesa, però, ha soprattutto da spendersi: per Dio, per la verità e per l’uomo. I suoi conti non tornano alla maniera di quelli di una Società per azioni. E, soprattutto, essa non può agire in funzione della logica pubblicitaria, che non le appartiene.

Papa Francesco: niente drammi

Detto questo, l’affievolimento della pratica religiosa e l’impellenza di una nuova evangelizzazione dell’Occidente sono problemi sul tavolo di Papi e vescovi da alcuni decenni. Francesco prenderà per il verso giusto anche quest’ultimo sondaggio: come un ammonimento, da non sottovalutare ma nemmeno da drammatizzare.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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