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Papa Francesco: da 5 anni parroco del mondo

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Papa Francesco fa 5 anni di pontificato. Oggi, 13 marzo, si compie un lustro dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro. Tempo di bilanci? È saggio sottrarsi alla tentazione di provarci. Perché i bilanci si fanno alla fine. E perché nessuna logica si sottrae di più a “costi-ricavi” di quella che le oppone la Chiesa: “salvezza delle anime”.
Dunque, Papa e pontificato non si misurano, banalmente, con il numero di fedeli che popolano le chiese. Semmai, approfittando dell’anniversario, è il caso di considerare quali piste abbia battuto Francesco in questi anni. Seguirne la scia, considerarne il percorso, immaginare dove possa andare.

Papa Francesco: il predecessore in casa

Tanto per cominciare, però, non possiamo dimenticare come questo Papa sia succeduto al proprio predecessore vivente. Si è trattato di un inedito, negli ultimi secoli della storia della Chiesa. Benedetto XVI aveva dato, appena prima di ritirarsi, alcune istruzioni riguardo al proprio futuro trattamento. Per lo più, erano improntate alla discrezione. Ma alcune, specie l’auto-attribuzione del titolo di “Papa emerito” e il mantenimento della residenza in Vaticano, destano tuttora qualche perplessità.

Papa Francesco ha affrontato la circostanza con diplomazia consumata, a fronte di una situazione priva di precedenti. Ha dimostrato di leggervi un segno dei tempi, caratterizzati da cambiamenti sempre più repentini e dalla necessità di tenerne il passo. L’immagine del “nonno in casa”, cui il Papa è ricorso parlando di Joseph Ratzinger, risolve in chiave familiare un potenziale motivo di tensione in seno alla Chiesa. E il riconoscimento fatto da Ratzinger ieri, della profonda cultura teologica e filosofica di Francesco e della continuità interiore dei due pontificati, è radicato in questo solco.

Il tempo e lo spazio

Il programma pontificale di Francesco è scritto in “Evangelii gaudium” (nn° 222-223): “Il tempo è superiore allo spazio”. E, ancora: “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi, più che di possedere spazi”. È questa, probabilmente, anche la chiave di lettura per interpretare l’apparente noncuranza di Francesco di fronte a certi rallentamenti delle sue riforme. Il fatto è che, sulla scorta del Vangelo, il Papa non si limita a proporre delle riforme, ma incita soprattutto alla conversione.

Papa Francesco: tenerezza e misericordia

Il celebre monito sulla Chiesa in uscita, che si scrolla di dosso la malattia autoreferenziale, ha due riferimenti essenziali. Da una parte, e prima di tutto, il riconoscimento che l’iniziativa e il primato, nel rapporto di fede, sono sempre di Dio. Dall’altra, il recupero della pratica sinodale in seno alla gerarchia cattolica e la valorizzazione dell’ecclesiologia conciliare del “Popolo di Dio”. Alla rassegnazione, alla quale istiga un mondo secolarizzato e post-ideologico, Papa Francesco oppone lo sconcertante primato di tenerezza e misericordia. Tra l’altro, così facendo, egli rivitalizza inaspettatamente un sacramento tra i più dimenticati e incompresi al nostro tempo, la penitenza.

Diplomazia, migranti e ambiente

Un aspetto non molto conosciuto del magistero di questo Papa è quello relativo all’esercizio della diplomazia. La cura delle relazioni internazionali ha sia colto dei frutti, sia piantato dei semi. Nell’ambito dei primi, non possiamo dimenticare il ruolo di mediazione esercitato dalla Santa Sede nel riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba. Successo reso forse precario dall’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, ma innegabile e probabilmente non del tutto reversibile. Poi, c’è l’inesausta predicazione di Francesco a favore dei diritti dei migranti, con l’indicazione del carattere strutturale del fenomeno. E la convinta assunzione della questione ambientale tra quelle sulle quali la Chiesa ha diritto e dovere d’intervenire. Cosa puntualmente fatta con la prima enciclica ecologica: “Laudato si’”.

Papa Francesco: dal Medio Oriente alla Cina

Quanto alle possibilità create, è noto che il gioco di sponda con la Russia di Putin in Medio Oriente finisce per offrire un’alternativa all’isolazionismo americano. E riequilibra la sbandata di Trump su Gerusalemme. E poi, non possiamo dimenticare l’apertura nei confronti della Cina. Come abbiamo già scritto, per la Chiesa Cattolica è dirimente la questione della sorte dei fedeli costretti alla clandestinità. Ma c’è in gioco ben di più, ovviamente. Cioè, la ripresa e il coronamento dell’audacia profetica di Matteo Ricci, il gesuita pioniere dell’evangelizzazione del “Celeste impero”.

I nodi da sciogliere

Non possiamo non accennare, in conclusione, anche agli intoppi verificatisi in questi 5 anni di Francesco sul soglio di Pietro. Chi legge queste pagine, sa già a cosa alludiamo. Essenzialmente, a due cose. La prima: la difficoltà di integrazione fra il Papa che viene per sua stessa ammissione “dalla fine del mondo” e una Chiesa dalla mentalità ancora prevalentemente eurocentrica. La seconda: le resistenze incontrate da Francesco proprio all’interno della sua Curia, che altro non è se non il suo braccio operativo quotidiano. In filigrana tra le due, un rapporto verosimilmente non ancora del tutto calibrato con i mezzi di comunicazione di massa. Senza dimenticare la questione delle vittime dei casi di pedofilia di esponenti del Clero.

Ci sarà tempo per fare dei passi avanti su questi terreni, un po’ infidi per Papa Francesco? Solo il tempo potrà dirlo. Noi, comunque, glielo auguriamo di cuore, con le parole che nel suo ambiente sono di rito in simili circostanze: Ad multos annos!

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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