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Renzi e le dimissioni postdatate: Partito democratico nel caos

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Renzi si dimette da segretario del Partito democratico. Dopo una batosta come quella che ha portato il Pd a una sconfitta epocale ci mancherebbe altro. Neanche il 19% dei suffragi alla Camera, travolto da 5 Stelle e centrodestra, quasi raggiunto dalla Lega.
Quindi da domani è al Nazareno a fare gli scatoloni? Neanche per sogno.
In una conferenza stampa Renzi ha annunciato che prima aspetterà l’insediamento delle Camere. Poi quello del nuovo Governo. Tradotto dal politichese: al Colle per le consultazioni vado io. E chi sarà incaricato dal presidente Mattarella, Di Maio o Salvini che sia, dovrà vedersela con me. Parola d’ordine: niente inciuci. Il Pd starà all’opposizione. Insomma, se qualcuno pensava che Renzi si sarebbe tolto gentilmente di torno per permettere al Pd di ripartire al più presto con un nuovo segretario, ha preso una cantonata. Passeranno mesi.

Renzi: l’attacco di Orlando

La cosa naturalmente non è piaciuta. E nel partito si affilano le armi per la resa dei conti. Andrea Orlando, ministro della Giustizia in carica e leader della minoranza è durissimo. “Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressoché solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature. Invece siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all’individuazione di responsabilità esterne. Lo stesso gruppo dirigente che ci ha condotto alla sconfitta oggi si riserva il compito di affrontare, senza nessuna autocritica, questa travagliatissima fase per il Pd e per il Paese. Noi siamo, tanto quanto Renzi, contro i caminetti ma anche contro i bunker”.

La carica dei veterani

E contro il segretario “dimissionario” scendono in campo anche i veterani del Pd. Anna Finocchiaro è lapidaria: “Le dimissioni si danno, non si annunciano”. Luigi Zanda approfondisce: “La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo. Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide di darle, si danno senza manovre. Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più  segretari”.

Renzi: consigli a 5 Stelle

Sulla vicenda dice al sua anche Alessandro Di Battista dei 5 Stelle. “Un discorso così strampalato non l’ho mai ascoltato. Renzi è veramente in confusione e non se ne rende nemmeno conto. Pur di non dimettersi realmente è disposto a frantumare quel che resta del Pd. E cosa pensa il Pd?”.
Per ora si sa come la pensa Renzi sulla scelta del prossimo segretario: “Non deve essere espressione di caminetti ristretti”. E chiede che sia nuovamente frutto delle primarie a lui tanto care. Assicurando però che in futuro farà solo “il senatore semplice”. C’è da credergli? Calma, i fuochi d’artificio nel Pd sono appena iniziati.

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