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Riduzione dei parlamentari: questo sì che sarebbe un vero cambiamento

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L'esecuzione dell'Inno nazionale del duo "Musica Nuda" per le Celebrazioni dei 100 anni dell'Aula della Camera dei deputati (20/11/2018)

Riduzione dei parlamentari: partiamo da una premessa. In questi mesi non siamo stati teneri con il governo giallo-verde. E in particolare con il Movimento 5 Stelle. Spesso ne abbiamo criticato scelte, scontri e retromarce. Ma quando il governo del “cambiamento” propone qualcosa di buono, e i 5 Stelle sono in prima linea come in questo caso, gliene va dato merito.

Il disegno di legge costituzionale che ha già avuto il primo via libera dal Senato (184 sì, 54 no e 4 astenuti) ci piace. Tagliare il numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200) per arrivare a un numero di parlamentari che scende complessivamente da 945 a 600 (-36,5%) non è un’operazione di facciata in chiave anticasta. È una scelta epocale nell’evoluzione politica e democratica del nostro Paese.
I costi saranno minori, certo. Ma soprattutto un taglio di questa portata dovrebbe rendere tutto più agevole e incisivo a partire dai meccanismi legislativi, sempre che ne segua una corrispondente riforma degli ordinamenti interni delle due camere.

Riduzione dei parlamentari: perché no?

Usando la stessa moneta, non riusciamo a capire il voto contrario del Partito democratico e di Liberi e Uguali. Contestare la riduzione dei parlamentari perché manca una parallela riforma del bicameralismo perfetto ci sembra debole, se non debolissimo, alla luce del referendum costituzionale perso proprio dal centrosinistra e di quanto indicato dagli italiani il 4 dicembre del 2016.

Altrettanto si può dire per l’altra critica principale fatta dagli oppositori. Puntano il dito sull’incremento territoriale dei singoli collegi. E sulla conseguente maggiore distanza tra elettori ed eletti in parlamento. La risposta è semplice: abbiamo già visto una riduzione della rappresentanza, dai consigli regionali a quelli comunali, e non ci sembra che le cose siano peggiorate sul piano delle garanzie democratiche.

Il passo del cambiamento

Adesso sul disegno di legge per la riduzione dei parlamentari aspettiamo il voto della Camera, nel secondo dei quattro passaggi previsti dalla doppia lettura sancita dalla Costituzione. E ci auguriamo che il passo sia altrettanto spedito per arrivare al nuovo parlamento dei 600 già dalla prossima legislatura. Questo sì che sarebbe un vero “cambiamento” agli occhi degli italiani.

 

 

 

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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