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Lo stop del governo: vietato pubblicare le ordinanze di custodia cautelare

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Giustizia e informazione: il governo attua la cosiddetta norma Costa sullo stop alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. Il provvedimento è stato adottato dall’ultimo Consiglio dei ministri, con l’esercizio della delega prevista nella legge n.15 del 21 febbraio 2024 “per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea”.

Il divieto stabilito nel decreto legislativo del governo Meloni riguarda “la pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. Questo provvedimento, che modifica l’articolo 114 del Codice di procedura penale, adesso dovrà passare al vaglio delle commissioni parlamentari competenti, anche se il loro parere non è vincolante.

Si torna indietro dunque rispetto a quanto stabilito dalla riforma del 2017 del ministro della Giustizia Andrea Orlando, spiega ItaliaOggi. Da allora, le ordinanze di custodia di persone arrestate erano pubblicabili sui giornali e testate online, integralmente o per brani, senza alcun limite. Con le nuove regole, invece, si potrà riferire per riassunto il contenuto dell’atto giudiziario. Quindi dare la notizia, scrivere il nome del destinatario della misura restrittiva e le ragioni che hanno portato alla sua emissione; ma senza poter pubblicare i virgolettati del provvedimento. Soltanto il capo d’imputazione potrà essere riportato per esteso.

I favorevoli

Per gli avvocati penalisti e per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, per il centrodestra e per i liberaldemocratici di opposizione è un paletto messo a garanzia della presunzione d’innocenza sancita dalla Costituzione, aggiunge ItaliaOggi.

“Le ordinanze di custodia cautelare contengono solo le accuse; la voce della difesa non c’è, perché la difesa al limite ricorrerà quando saranno già su tutti i giornali”, ha spiegato Enrico Costa, deputato di Azione. “È evidente che una persona schiacciata da un simile ‘peso’ reso pubblico con centinaia di pagine di motivazioni, quand’anche ottenesse, dopo settimane, l’annullamento dal riesame, o, dopo mesi, l’archiviazione non riuscirebbe a capovolgere il racconto. Peggio ancora se arrivasse un’assoluzione dopo anni”.

Legge bavaglio?

Il decreto legislativo del governo approvato mercoledì scorso viene stigmatizzato invece dagli organismi di rappresentanza di chi fa informazione. Per la Fnsi, sindacato dei giornalisti, è una “norma bavaglio” che comprime la libertà di stampa e rende più difficile la diffusione di notizie giudiziarie riguardanti gli indagati “illustri”.

Secondo il presidente della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Di Trapani, “questo governo continua a smantellare l’articolo 21 della Costituzione. Si tratta di “un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi”.

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