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Tamponi: il Governo studia il piano Crisanti

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Tamponi: e chi se non lui? Stiamo parlando di Andrea Crisanti, il virologo del modello Veneto, che con i test a tappeto già a inizio epidemia ha ottenuto ottimi risultati nella lotta contro il Covid. Così il Governo ha chiesto al direttore della Microbiologia di Padova un “Piano nazionale di sorveglianza” che è già al vaglio del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico da quattro giorni.

A spiegare come sono andate le cose è lo stesso Crisanti in un’intervista al Corriere del Veneto. “Tutto è nato da un colloquio informale con il ministro D’Incà (titolare del dicastero dei Rapporti con il Parlamento, ndr) e il sottosegretario Sileri (al ministero della Salute, ndr)”, racconta il professore umbro. “Mi hanno chiesto cosa fare per affrontare la nuova ondata di contagi. Ho dato il mio contributo di idee e loro mi hanno sollecitato a mettere tutto nero su bianco”.

Tamponi, costi e contenuti

La base del piano, che prevede una spesa iniziale di 40 milioni di euro (più 1,5 milioni al giorno per la gestione), prosegue Crisanti, “è passare dai 70-75 mila tamponi al giorno in Italia, con punte sporadiche di 90 mila, a 300 mila. È indispensabile soprattutto in questa fase intermedia tra i casi legati ai rientri dalle vacanze e la vigilia della riapertura delle scuole. Dobbiamo prevenire, per limitare nuove chiusure e quarantene”.

Tamponi e nuovi laboratori

Per quadruplicare i tamponi velocemente, vanno aperti nuovi laboratori. “Il mio piano prevede di attivare venti nuovi laboratori in ogni Regione, in grado di arrivare a processare 10mila tamponi al giorno e coordinati dal governo”, prosegue Crisanti. “Saranno supplementari alle Microbiologie già presenti e gestite dalle Regioni, che non si vogliono esautorare ma aiutare. Parliamo di strutture fisse e mobili, cioè tir attrezzati per andare a fare i tamponi e ad analizzarli subito in aree remote o in difficoltà”.

Stessi critteri per tutti 

Mettere d’accordo Regioni e Governo come al solito non sarà facile. Ma d’altra parte perché il suo piano sia efficace, sottolinea il virologo, “è necessario che la strategia e la sua applicazione siano adottate in maniera omogenea in tutta Italia. Adesso ogni Regione va per conto proprio, generando un caos figlio di decisioni anche sbagliate, che incidono sulla salute di tutti. E poi i laboratori aggiuntivi serviranno pure ad aumentare la sorveglianza nelle scuole, negli uffici pubblici e alle frontiere, con l’ obiettivo di intercettare i casi di importazione. Per tagliare i costi, dovranno prodursi i reagenti in house, come facciamo a Padova. Così si evita anche di dipendere da chi li produce”.

Assunzioni e centrale dati

Per attuare il “Piano nazionale di sorveglianza”, saranno necessarie molte assunzioni, che non preoccupano Crisanti perché “è pieno di universitari desiderosi di partecipare alla lotta al Covid-19”. Poi il professore propone anche una centrale comune di analisi dei dati sui tamponi. “Bisogna stringere un accordo con Google, per utilizzarne i dati relativi agli ingressi in Italia dall’estero, che il portale registra attraverso il movimento dei telefonini. Chi arriverà alle frontiere o in aeroporto sarà invitato a sottoporsi a tampone e anche a quarantena, se sarà il caso”. E chi è preoccupato per la sua privacy può stare tranquillo, conclude il professore: “Nel momento in cui scatterà il controllo, i dati relativi alla persona saranno automaticamente eliminati: nessuna memorizzazione”.

 

 

 

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