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Trump e Kim, venti di guerra sul Pacifico

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Trump e Kim Song-un: i venti di guerra soffiano sempre più forti sull’Oceano Pacifico. Il presidente americano annuncia di essere pronto a colpire la Corea del Nord. “Le soluzioni militari ora sono pienamente operative, se la Corea del Nord dovesse agire in modo incauto”, ha twittato il presidente Usa. E la risposta del dittatore Kim Jong-un è arrivata in un comunicato dell’agenzia nordcoreana Kcna. “Il presidente Trump ci sta portando sull’orlo di una guerra nucleare, vi spazzeremo via. Vi cancelleremo dalla faccia della terra. Il comportamento isterico e imprudente di Trump potrebbe ridurre gli Usa in cenere in ogni momento”. Dichiarazioni retoriche fin che vogliamo, ma che parlano senza mezzi termini di guerra atomica.

Riflettori sull’isola di Guam

Gli occhi del mondo intanto sono puntati sull’isola di Guam. Si trova nell’oceano Pacifico, a 3500 chilometri da Pyongyang. E sull’isola c’è un’importantissima base militare statunitense, che potrebbe diventare il primo obiettivo dei missili nordcoreani. In risposta alle minacce di attacco a Guam, la Corea del Sud si è detta pronta ad agire immediatamente contro qualsiasi provocazione di Pyongyang. E la Cina? Il principale alleato di Kim, getta acqua sul fuoco, ma fa trapelare le sue posizioni in caso di conflitto. Il Giappone nel frattempo schiera i missili intercettori. E la Russia non svela le sue carte.

Le due scelte di Pechino

Il ministero degli Esteri cinese invita i due contendenti a una generica prudenza. Ma il quotidiano del Partito comunista, il Global Times, entra nel merito. Scrive che se la Corea del Nord dovesse attaccare gli Stati Uniti, la Cina rimarrebbe neutrale. E questo nonostante il trattato di difesa comune tra i 2 Paesi dell’Estremo Oriente. Ma se gli Usa e la Corea del Sud dovessero provare a rovesciare il governo nordcoreano per “cambiare la configurazione politica della Penisola, la Cina glielo impedirà“.

Tokyo si prepara al peggio

Il Giappone invece non perde tempo e si prepara al peggio. Sta schierando i missili intercettori, con 4 vettori intermedi, nella parte occidentale del Paese. In sostanza è la risposta al piano predisposto da Kim contro Guam. Lo schieramento sarà completato entro pochi giorni. E prevede il sorvolo dello spazio aereo giapponese delle prefetture di Shimane, Hiroshima e Kochi, con gli intercettori pronti a colpire le acque intorno a Guam.

Le contraddizioni di Mosca

Non è del tutto chiaro invece quanto sta succedendo a Mosca che parla di un rischio di conflitto molto alto. Da un lato c’è stato l’annuncio del senatore Viktor Ozerov, ex capo della Commissione Sicurezza e Difesa, all’agenzia Ria Novosti. “Ciò che sta accadendo non può non suscitare preoccupazione e spingerci a prendere misure ulteriori per proteggere il nostro territorio. Le forze aeree e anti-aeree sono state rafforzate“. Ma poco dopo è arrivata una mezza smentita dal ministero della Difesa russo. Ha precisato che i 2 sistemi sono in stato di efficienza bellica permanente e “non si trovano in stato di allerta“.

Soluzione diplomatica in salita

Intanto si lavora per sedare gli animi. Secondo Angela Merkel la retorica dell’escalation è sbagliata. “Vedo la necessità di un continuo lavoro al Consiglio di Sicurezza Onu – ha detto la cancelliera tedesca – così come di una stretta collaborazione tra i Paesi coinvolti, in particolare Usa e Cina”. James Mattis, il capo del Pentagono, di rimando ha affermato che l’amministrazione Trump è al lavoro con gli alleati per trovare una soluzione diplomatica. Ma tra i test missilistici a lungo raggio di Pyongyang, che dimostrano come l’America non sia al sicuro, e  l’irritazione sempre più forte di Washington, non sarà facile trovare una soluzione alla crisi.

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