Sono 1.052 le imprese piacentine a rischio usura. Il numero corrisponde “alle società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia”, spiega un report della Cgia di Mestre. “Una bollinatura”, fotografata al 31 marzo scorso, “che per legge non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Pertanto, non potendo beneficiare di liquidità, rischiano, molto più delle altre, di chiudere o di scivolare tra le braccia degli usurai” e della criminalità organizzata.
Il quadro nazionale
In Italia le aziende in sofferenza sono 176.373. Di queste, spiega la Cgia, una su tre si trova al Sud, dove si contano 57.992 aziende a “rischio” (pari al 32,9% del totale); seguono il Centro con 44.854 imprese (25,4%), il Nordovest con 43.457 (24,6%) e infine il Nordest con 30.070 (17%).
Prima la Lombardia
Su scala regionale, è la Lombardia ad essere più esposta al fenomeno dell’usura con 27.250 aziende a rischio (15,5% del totale nazionale); poi ci sono il Lazio (17.817; 10,1%), la Campania (15.870; 9%), la Toscana (15.639; 8,9%), l’Emilia-Romagna (13.200; 7,5%). E scorrendo la classifica, via via si scende fino alle ultime posizioni di Molise (1.079; 0,6%) e Valle d’Aosta (239; 0,1%).
Da Roma a Brescia
Com’era prevedibile, sottolinea la Cgia, “a livello provinciale il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane”. Sempre al 31 marzo scorso, Roma era al primo posto con 13.310 aziende (7,5% del totale); a seguire, Milano con 9.931 (5,6%), Napoli con 8.159 (4,6%), Torino con 6.297 (3,6%), Firenze con 4.278 (2,4%) e Brescia a quota 3.444 (2%).
In Emilia-Romagna
Nella nostra regione, che ricordiamo conta 13.200 imprese a rischio usura pari al 7,5% del totale nazionale, la classifica vede al primo posto la provincia di Bologna con 2.895 aziende (22% del totale regionale); seconda posizione per Modena (2.199; 16,6%) e terza per Parma (1.515; 11,5%); seguono Reggio Emilia con 1.348 imprese (10,2%) Forlì-Cesena (1.279; 9,7%), Piacenza (1.052; 8%), Ravenna (1.041; 7,9%), Rimini (1.005; 7,6%) e Ferrara che chiude con 866 aziende (6,5%).
Misure più incisive
Per evitare che la platea di queste aziende in difficoltà aumenti a fronte di una crescita delle denunce di usura (220 lo scorso anno, +16,5% rispetto al 2019), la Cgia si augura “che il Governo Draghi potenzi le risorse a disposizione del ‘Fondo di prevenzione dell’usura’ e aiuti le banche a sostenere le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione. Grazie all’attivazione di queste due misure, lo stock complessivo delle aziende in sofferenza non dovrebbe crescere”.
Numero di imprese affidate con sofferenze (*)
(dati al 31 marzo 2021)
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