Economia italiana al rallentatore. E con il rischio di un passo indietro rispetto al 2017. Il +1,5% fatto segnare lo scorso anno potrebbe restare solo un ricordo. Lo sostiene la Cgia di Mestre in base agli ultimi dati di previsione elaborati dalla Commissione europea per il 2018, che prevede un Pil reale italiano in aumento dell’1,3%.
Economia italiana: fanalino di coda Ue
Un risultato che pesa parecchio anche in ambito europeo. E spinge l’Italia all’ultimo posto nella classifica Ue. Basti pensare che per esempio la Grecia, di solito maglia nera della Ue, aumenterà la sua ricchezza del 2,5%. Il Pil francese salirà dell’1,7%. Quello tedesco del 2,5% e quello spagnolo del 2,5%.
Solo 4 regioni sopra la media
A fare meglio del +1,3% su scala nazionale quest’anno saranno solo 4 regioni. Il Veneto tornerà ad essere leader della crescita con un +1,6%, seguito da Emilia Romagna e Lombardia a pari merito (+1,5%). Poi ecco il Friuli Venezia Giulia con un +1,4%. Per il resto, tutte le altre regioni faranno segnare un tasso di crescita tra l’1,2% (Valle d’Aosta e Piemonte) e lo 0,7% (Calabria e Molise).
Economia italiana: consumi asfittici
Altre stime preoccupanti per l’economia italiana arrivano dai consumi. Per la Cgia saranno infatti tra i più contenuti dell’Unione europea. Quelli delle famiglie saliranno solo dell’1,1% e quelli della Pubblica amministrazione dello 0,3%. Andamenti allarmanti, perché la somma dei valori economici delle due componenti rappresenta l’80% del nostro reddito nazionale complessivo.
Pressione fiscale in calo
“Al netto di eventuali manovre correttive e degli effetti economici del cosiddetto bonus Renzi, stimiamo che la pressione fiscale generale sia destinata a scendere al 42,1%: 0,5 punti in meno rispetto al dato 2017″, spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi Cgia.
Per l’esperto prosegue, quindi, la discesa iniziata nel 2014. Ma il risultato del 2018, comunque, “sarà ottenuto grazie al trend positivo del Pil nominale, che aumenterà di oltre 3 punti percentuali, e non a seguito di una contrazione del gettito fiscale che, invece, salirà del 2%”.
Se il Governo Gentiloni “non avesse fatto slittare sia l’introduzione dell’imposta sui redditi sulle società di persone e imprese individuali sia la cancellazione degli studi di settore, il carico fiscale generale avrebbe subito una contrazione decisamente superiore, soprattutto a vantaggio delle piccole e micro imprese”, sottolinea Zabeo.
Economia italiana: livello di crescita e lavoro
Guardando al livello di crescita dell’economia italiana, la Cgia sottolinea come quello del 2017 sia lo stesso registrato nel 2003. E come per recuperare quello del 2007, prima della crisi, dovremo attendere il 2022-23, in accordo con quanto previsto da Prometeia.
In sostanza, se l’export ha recuperato il livello pre crisi già nel 2014, stentano i consumi delle famiglie e gli investimenti pubblici e privati. Per colmare il decennio di crisi 2007-2017, i consumi delle famiglie dovranno aspettare il 2019-2020 e gli investimenti addirittura il 2030.
Sul fronte del lavoro, Bruxelles stima invece che il tasso di disoccupazione italiano scenda al 10,9%. E a questo andamento dovrebbe fare da riscontro una crescita del numero degli occupati dello 0,9%.
Le scelte per il Paese reale
“A differenza di quanto è successo in questi ultimi anni, speriamo che il nuovo esecutivo che uscirà dalle urne torni ad occuparsi dei temi strategici per il futuro di un Paese”, afferma Renato Mason, segretario della Cgia.
Qualche esempio? “Creare lavoro di qualità, quali politiche industriali e formative sviluppare, come affrontare le sfide che l’economia internazionale ci sottopone. Abbiamo bisogno di affrontare queste tematiche. Altrimenti – conclude Mason – rischiamo di veder aumentare lo scollamento già molto preoccupante tra il mondo della politica e il Paese reale”.
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