Economia

Imprese e lavoratori soffocati dal carico fiscale. Per la Corte dei Conti è al 64,8%

La reazione davanti alle cifre della Corte dei Conti è istintiva: ti senti soffocare. A leggere il “Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica” non c’è altra sensazione possibile, quando si arriva ai numeri che descrivono il peso del Fisco sul mondo delle imprese e del lavoro. Il tutto è sintetizzato in una tabella dal titolo emblematico: “Limiti e distorsioni del sistema tributario italiano“.

Il carico fiscale complessivo

L’Italia ha una pressione fiscale tra le più alte dell’Unione europea. E questo limita la ripresa economica, la competitività delle imprese italiane, la capacità di attirare capitali esteri e di creare lavoro. Per la Corte dei Conti, presieduta da Arturo Martucci di Scarfizzi, il livello della pressione fiscale raggiunge infatti il 42,9% del Pil. Ma questo dato, già di per sé impressionante, viene surclassato da quello relativo al Total tax rate. Questo indicatore prende in esame il carico fiscale complessivo a cui è sottoposta un’impresa di medie dimensioni. Comprende quindi quello societario, contributivo, per le tasse e le imposte indirette. Fatti i conti, un’impresa italiana è sottoposta a un Total tax rate del 64,8%. Nella Ue la media è invece del 40,6%. Con una gap che penalizza le imprese italiane di quasi 25 punti percentuali.

Il cuneo fiscale

Un altro indicatore importante è il cuneo fiscale. Si rapporta alla situazione media di un lavoratore dell’industria. E si ottiene dalla differenza tra il costo del lavoro sostenuto dall’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore. In Italia viene prelevato il 49% del totale. E questo a titolo di contributi, a carico sia dell’impresa sia del dipendente. Che subisce anche un prelievo relativo alle imposte. Nel resto d’Europa il cuneo fiscale arriva invece al 39%. Ben 10 punti percentuali in più a carico di aziende e lavoratori italiani.

Il costo degli obblighi tributari

Ma c’è un altro dato interessante offerto dalla magistratura contabile per fotografare il peso asfissiante del sistema tributario. È quello dei costi per l’adempimento degli obblighi fiscali. Per il nostro imprenditore in un anno è pari a 269 ore lavorative. Mentre per i suoi concorrenti europei arriva a 173. La differenza è di 93 ore: un costo del 55% in più per le imprese italiane.

L’altra faccia della medaglia

Non ci si deve quindi meravigliare se per l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, la situazione è peggiore anche dall’altro lato della medaglia. L’economia sommersa nel nostro Paese è al 21,1% del Pil rispetto al 14,4% del resto d’Europa. Con un’evasione corrispondente alle imposte non versate, sul gettito potenziale, del 24%. Il Tax gap Iva, e cioè l’Iva non versata, è al 30,2%, mentre la media europea è al 17%. Con un’erosione – le spese fiscali in percentuale del Pil – pari all’8% in Italia, contro una media europea del 2,5%.

La sede della Corte dei Conti a Roma

Meno tasse più ripresa

Il quadro sintetizzato dai dati della Corte dei Conti è chiaro. Vedremo se la politica ne farà tesoro. Anche se arriva qualche segnale positivo, come quello degli investimenti delle aziende (+2,9%), senza una riduzione della pressione fiscale, l’Italia non ha grandi speranze di ripresa. E questo non solo sul piano economico.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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