Salvini sta stringendo i tempi per andare a elezioni anticipate? Qualche dubbio viene. Senza elencare tutti gli scontri in corso tra Lega e 5 Stelle, basta ricordare l’ultima querelle su rifiuti e inceneritori. A Di Maio che gli faceva notare come gli inceneritori non fossero nel contratto, Salvini ha risposto che se cambia la realtà, anche il governo deve tenerne conto. Tradotto dal politichese: il contratto va a farsi benedire.
E allora vediamo quando Salvini potrebbe decidere di staccare la spina all’esecutivo giallo-verde per puntare a governare da solo.
Alla conquista del Sud
Partiamo dai sondaggi. I 5 Stelle sono in forte difficoltà. Perdono consensi al Nord, al Centro e al Sud, il vero bacino di voti del Movimento. Gli elettori meridionali sono delusi dai “tradimenti” sull’Ilva e la Tap. Ma anche dai tempi lunghi del tanto sbandierato reddito di cittadinanza. Senza dimenticare le gaffe e gli inciampi dei ministri 5 Stelle.
Dopo la crescita arrembante che l’ha portata ben oltre il 30% delle intenzioni di voto, la Lega comincia a cedere un po’ di terreno. Ma anche nel Mezzogiorno ormai vanta consensi superiori al 20%, mai registrati in passato. In più le regionali in Sardegna sono dietro l’angolo. Quale occasione migliore per tastare il polso degli elettori meridionali? E vincere a Cagliari in febbraio sarebbe un segnale fortissimo, che darebbe un’altra spinta verso le elezioni anticipate.
Agenda complicata
Prima delle regionali sarde però va approvata la Finanziaria. E qui le cose si complicano: non servono le ruspe ma il bilancino. Contratto o no, in Parlamento gli emendamenti alla manovra stanno fioccando anche dai banchi di Lega e 5 Stelle. Il che la dice lunga sulla comunione d’intenti che regna nella maggioranza pure a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Nel frattempo, in un modo o nell’altro va trovato un accordo onorevole con Bruxelles. Pena anche lo scontro col Quirinale. Mattarella potrebbe decidere infatti di non firmare la legge di Bilancio e di rinviarla alle Camere. Una crisi istituzionale mai vista. Con danni pesanti anche per la leadership di Salvini. Quindi serve equilibrio, rinunciando a qualcosa per convincere tutti.
Salvini e l’election day
Solo dopo l’approvazione della legge di Bilancio, i tempi diventerebbero maturi per far cadere il governo e salutare i 5 Stelle. Una spallata da dare all’inizio dell’anno per tornare alle urne a maggio in un election day con le europee.
Fantapolitica? Forse sarà così. Anche se gli scontri quotidiani tra gli esponenti del governo giallo-verde su qualsiasi argomento lasciano poco spazio alla fantasia.
E poi, vuoi mettere? Da un lato ci sarebbe un Salvini signore e padrone dell’intero centrodestra, con sondaggi nazionali e “sovranisti” probabilmente ancora molto positivi. E dall’altro i 5 Stelle che tra Fico, Di Maio e Di Battista non saprebbero che pesci pigliare.
L’ombra di Draghi
In più, a maggio Mario Draghi (che Salvini continua a lodare) sarebbe ancora alla guida della Banca centrale europea. Che cosa c’entra? Parecchio. Il suo mandato a Francoforte finisce ad ottobre, quando lascerà la presidenza della Bce. Se la crisi di governo arrivasse in autunno, per il leader leghista sarebbe un problema. Mattarella avrebbe in mano un jolly pesantissimo. Un nome prestigioso per provare a formare un governo del presidente prima di sciogliere il Parlamento. E con Draghi in campo le cose potrebbero cambiare anche per Salvini. Quindi, meglio accelerare.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.