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Rogoredo: il santuario della droga che sembra inattaccabile

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Rogoredo: qualcuno l’ha definita la piazza della droga più grande d’Europa. Qualcuno parla di un business da oltre mille clienti al giorno, con punte di 100 vendite l’ora. Il tutto alla ragionevole distanza di poche decine di metri da una delle stazioni predilette dai pendolari. A due passi dalla stratosferica sede di Sky che si staglia all’orizzonte. A poco più di un quarto d’ora di metropolitana dal Piazza Duomo.

La serpe in seno

Non c’è che dire, Milano ha un bel problema. Un santuario della droga insediato nel suo seno. Sarà in periferia, ma è comodo, raggiungibile coi mezzi pubblici senza tanti problemi, mescolati tra la folla. Un regno alimentato senza sosta da clienti trasversali e di tutte le estrazioni sociali. Dai ragazzini minorenni, sempre più frequenti, agli incalliti consumatori che passano ogni giorno.
D’altra parte il mercato aiuta. L’eroina, perché di quello stiamo parlando, costa poco, come di recente ha spiegato anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Per un buco, tagliato non si sa da cosa, bastano 5 euro. Ma si spende anche meno. Se ci si accontenta di un assaggio, due euro sono sufficienti.
Così nel boschetto di Rogoredo le storie di morte e disperazione si sprecano. Da inizio anno si parla di 11 vittime per overdose. Di madri disperate che accompagnano i figli a farsi un buco e di padri che appendono le foto di quelli scomparsi agli alberi di quest’inferno, nella speranza che qualcuno risponda ai loro appelli.

Rogoredo e forze dell’ordine

L‘aumento della pressione delle forze dell’ordine non basta per cambiare le cose. I pusher si sono semplicemente spostati più in là, verso l’interno del boschetto, verso San Donato. Dall’altra parte, sotto i cavalcavia, a poco sembra sia servito il muro costruito da Rfi, che ha isolato i binari dell’alta velocità, bloccando una delle vie di fuga preferite degli spacciatori in caso di irruzione delle forze dell’ordine. Lo spaccio continua. Stesso discorso per il cancello del deposito Fs finalmente chiuso e rinforzato. Chi vuole entrare non si ferma. Semplicemente scavalca e prosegue sul sentiero del suo viaggio agli inferi.

La ricetta di Saccone

Magari non piacciono, ma le “ruspe salviniane”, qualcosa di buono potrebbero fare? Di certo il problema da affrontare è più complesso di un’esemplare bonifica di Rogoredo da spacciatori ed eroinomani, che comunque non guasterebbe. Chiusa una falla, se ne può aprire un’altra. E per questo il nuovo prefetto di Milano, Renato Saccone, come ha raccontato anche il Giorno, pensa a una “manovra” basata su leve di diversa portata. Un mix di repressione, riqualificazione dell’area e di lavoro ai fianchi soprattutto sui ragazzi. Per far salire la percezione di quanto sia pericoloso cominciare a consumare eroina. Ma come ha sottolineato il Prefetto “senza farli sentire dei sorvegliati speciali”.

I numeri dell’eroina

Tutto vero. Tutto necessario. Ma bisogna fare presto a smantellare in un modo o nell’altro questo santuario della droga che regna incontrastato nella città più europea d’Italia. Perché il rischio di altre Rogoredo è dietro l’angolo. Secondo uno studio del Cnr, ripreso anche da La Stampa, gli adolescenti che nell’ultimo anno hanno provato l’eroina almeno una volta sono stati 320mila. L’aumento del consumo di questa droga tra i giovani è cresciuto del 36% negli ultimi dieci anni. E l’età media del primo contatto con l’eroina si è abbassato da 18 a poco più di 14 anni.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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