Piacenza a bocca asciutta, per non dire scornata. Con Giuseppe Verdi non c’entra nulla o quasi. Questo è quanto, almeno a livello nazionale. Ricordate? A fine settembre il Consiglio comunale del capoluogo, con una risoluzione votata all’unanimità, aveva chiesto che Piacenza potesse entrare a pieno titolo nell’annuale “Festival Verdi di Parma e Busseto”, con tanto di cambio di nome. Il tutto per inserire nel programma una serie di eventi anche con le istituzioni cittadine (vedi la Fondazione Teatri) e nei luoghi verdiani piacentini.
Nulla di fatto
La risoluzione bipartisan era stata affidata ai buoni uffici dei tre parlamentari locali, Tommaso Foti (Fratelli d’Italia), Paola De Micheli (Partito democratico) ed Elena Murelli (Lega), in vista dell’approvazione della legge di bilancio. Costo dell’operazione? Un’aggiunta di un milione di euro al budget del Festival Verdi. E invece niente. L’emendamento al Decreto anticipi è stato ritenuto inammissibile, scrive Libertà. Così come, aggiungiamo noi, l’ipotesi in subordine, trapelata da diverse indiscrezioni: ottenere uno stanziamento ad hoc, magari più ridotto, per finanziare comunque alcune manifestazioni verdiane a Piacenza e provincia.
La carta del Municipale
Adesso la senatrice Murelli, come emerge sempre su Libertà, sta cercando in qualche modo di correre ai ripari, puntando però su un altro traguardo. In occasione del 220° anniversario del Municipale di Piacenza, ottenere per lo splendido teatro cittadino il riconoscimento di monumento nazionale. Un disegno di legge depositato in Senato a costo zero per le casse dello Stato; salvo nel caso di danni causati per esempio da calamità naturali, con i costi di ripristino a carico di Roma e non più di Piacenza. Insomma, si tratta di un’operazione prestigiosa a livello d’immagine, ma di certo non lenisce anche sul piano economico le ultime ferite verdiane.
Vendere cara la pelle
Quindi? Vien da dire che Piacenza adesso dovrebbe vendere cara la pelle, come probabilmente hanno fatto i cugini di Parma e dintorni sul Festival dedicato al grande musicista. A cosa ci riferiamo? Alla vicenda di Villa Verdi che si trova in territorio piacentino, a Sant’Agata, in Comune di Villanova d’Arda. Per la casa museo è stato annunciato l’esproprio per pubblica utilità. E successivamente sempre secondo il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano dovrebbe nascere una fondazione ad hoc. Non solo per gestire la riapertura al pubblico della Villa, ma anche per trasformarla nella punta di diamante delle manifestazioni dedicate al Maestro e alle terre verdiane. Una fondazione che dovrebbe coinvolgere la Regione Emilia-Romagna e i Comuni delle province di Piacenza e Parma legati alla sua memoria.
Orgoglio e milioni
Allora, attenzione. Questa partita saprà anche di orgoglio, ma profuma innanzitutto di budget milionari. È difficile, però vede Piacenza in vantaggio, dato che Villa Verdi si trova appunto nel suo territorio. Ed è una partita che va giocata bene sia a livello locale sia nazionale. Perché sarà anche vero che il Maestro è un patrimonio universale, tesi che salta sempre fuori quando c’è da far abbassare la testa a Piacenza e mai quando lo devono fare gli altri. Ma stavolta sarebbe davvero un paradosso, che Verdi, vissuto per cinquant’anni a Sant’Agata, venisse ancora sfruttato altrove per ottenere quei benefici che la sua memoria potrebbe regalare soprattutto ai piacentini sul piano culturale, turistico ed economico.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.