Francesco Forte porta benissimo i suoi 90 anni che compirà tra un paio di settimane. L’abbiamo incontrato a Piacenza, dove il professore ha tenuto una lezione su “Banche, economie locali ed Europa”. Dopo i saluti dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani, l”intervento del professor Forte ha aperto la terza edizione del “Festival della cultura della libertà“, che si concluderà oggi nella città emiliana.
Economista, già titolare della cattedra di Scienza delle finanze che prima di lui era stata di Luigi Einaudi a Torino, Forte è stato ministro e parlamentare del Partito socialista italiano.
Professor Forte, come la pensa su quota 100 e reddito di cittadinanza?
“In linea di massima sono favorevole a un’operazione come quota 100 sistematizzata. Ma partiamo dalla Fornero, che ha copiato, male, il mio modello”.
Davvero?
“Certo, perché il modello che si chiama Fornero è quello di Francesco Forte e del principio contributivo nella pensione. E si fonda sul fatto che la pensione è basata su un calcolo attuariale e sulla libertà di scegliere”.
Ci spieghi allora il modello Forte…
“A una certa età, tipo a 65 anni in certi campi e un po’ meno in altri, una persona ha diritto di scegliere quanta pensione vuole. Naturalmente se vuole una pensione più alta deve lavorare più tempo, mentre se vuole una pensione più bassa si accontenta. Dopodiché, però, ha il diritto di fare un lavoro almeno part time, se ha deciso per una pensione anticipata. Perché in questo modo ciascuno è libero di fare le sue scelte. E il sistema previdenziale è finanziato come se fosse un’assicurazione. Quota 100, seppure in un modo parziale, realizza questo principio”.
Perché in un modo parziale?
“Non mi è chiaro in che misura si riduca la pensione in relazione alla diminuzione degli anni lavorati. Questo naturalmente in un periodo transitorio può anche comportare una perdita di qualche gettito. Però è una questione limitata nel tempo. L’essenziale è che poi si stabilisca che c’è la possibilità di andare in pensione prima prendendo di meno e senza perdita per l’erario. C’è poi un principio che i vari Boeri non hanno capito”.
Di che cosa si tratta?
“È vero che nel primo anno il pensionamento anticipato crea un onere di cassa. Ma se negli anni successivi la pensione in proporzione è minore, questo viene compensato. Allora, siccome esistono le assicurazioni bancarie, si può cartolarizzare tutto questo schema e neutralizzarlo dal punto di vista della cassa. Non c’è nessun problema a gestire un’operazione finanziaria del genere. Le dico di più, lo fanno anche gli svizzeri. In campo pensionistico, però, l’augurio da farsi è un altro”.
Quale, Professor Forte?
“L’auspicio è che l’Inps smetta di avere dei bilanci illeggibili: non si sa nemmeno quali siano i suoi costi e i suoi ricavi”.
Passiamo al reddito di cittadinanza…
“Non si possono creare i posti di lavoro sovvenzionando qualcuno per cercarli. È una presa in giro elettorale. Perché in realtà serve per finanziare persone che il posto di lavoro non lo troveranno e quindi continueranno ad avere quel reddito, fin quando non toccherà a qualcun altro. E così grosso modo si fa ciò che è sempre stato fatto per finanziare il Mezzogiorno d’Italia: erogare dei sussidi invece di fare delle politiche di sviluppo sia professionale sia, soprattutto, strutturale”.
Qualche esempio?
“Il Sud ha bisogno di essere collegato meglio con infrastrutture di ogni specie. Pensi a quelle elettriche: il Mezzogiorno ha un surplus di elettricità, ma i collegamenti non funzionano. Lo sa che non si può esportare elettricità dalla Calabria alla Sicilia perché la rete è inadeguata? Così si spreca l’energia in eccesso calabrese. Per non parlare delle condizioni in cui versano le reti idriche”.
E allora qual è la ricetta vincente?
“Bisogna portare il Sud nel mercato con infrastrutture di mercato, sfruttando i progetti europei. È questo il modo di sviluppare il Mezzogiorno, non il reddito di cittadinanza”.
Su infrastrutture e investimenti però Lega e 5 Stelle sembrano avere idee piuttosto diverse.
“Prevedo che sulla questione degli investimenti, e su altre questioni critiche del genere, salterà l’esecutivo”.
Il governo cadrà prima o dopo le elezioni europee di maggio?
“Il rischio è che salti prima. Il tasso di crescita dell’economia è basso e il problema della Tav, l’alta velocità Torino-Lione, è difficile che venga risolto così, tirando alla lunga e continuando a dire vediamo lo studio degli esperti, non vediamo lo studio degli esperti… E poi adesso c’è il problema dell’autorizzazione a procedere contro Salvini“.
Cosa ne pensa, Professor Forte?
“Salvini si presenta alle europee e in questo modo se ne frega del Parlamento italiano. Dopodiché, se loro (i 5 Stelle, ndr) votano l’autorizzazione a procedere, lui stacca la spina al governo”.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.