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Autonomia e Tav: governo appeso a un filo?

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Autonomia e Tav: governo appeso a un filo? I margini di trattativa tra Lega e 5 Stelle sembrano davvero arrivati ai minimi storici. E i continui rinvii sulle due decisioni non fanno che evidenziare le difficoltà dell’esecutivo. Dove Salvini e Di Maio hanno esigenze che paiono opposte.

Il vento del nord

Salvini deve dare un segnale al nord, un po’ stanco del suo attendismo. La culla della Lega – quella Lombardia e quel Veneto che chiedono l’autonomia insieme all’Emilia-Romagna – se no rischia di riempirsi di spine anche per lui.
Stesso discorso per la Tav: la base leghista vuole l’alta velocità Torino-Lione. Un’opera che al di là del merito in questi mesi è diventata il simbolo di tutti i grandi cantieri del Paese che sono bloccati dalla politica e dalla burocrazia.

Così il vicepremier e ministro dell’Interno ha fatto la voce grossa. “Ora basta, è arrivato il momento di accelerare e chiudere dossier sul tavolo da troppo tempo, dalla Tav all’autonomia. Non si può arrivare alle europee di fine maggio restando fermi, inerti. Ho dato la mia parola e il governo non cade ma il M5s continui a lavorare”.

Al suo fianco, nella spallata sull’autonomia, il ministro degli affari regionali Erika Stefani. La leghista dalle colonne del Corriere della sera ha ribadito: “La trattativa tra Stato e Regioni è in corso dal luglio scorso. Oggi abbiamo un testo che ha l’ok del Mef sull’impianto finanziario. E sottolineo che il nostro lavoro sull’autonomia è sempre stato condiviso sia con il premier che con tutti i ministeri coinvolti”. Quindi “il nostro obiettivo” è chiudere con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna prima delle europee.

Spacca-Italia? No grazie

Di tutt’altro avviso la sponda 5 Stelle. Di Maio, che si lecca le ferite sarde, in sostanza punta alle calende greche. “Noi sosteniamo l’autonomia ma non lo spacca-Italia”, ha spiegato a Repubblica, strizzando l’occhio alle regioni del sud che protestano perché con l’autonomia fiscale e finanziaria di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna temono di perdere risorse in arrivo da Roma. “All’ottimo ministro Stefani lo abbiamo detto chiaramente: permetteremo alle Regioni che lo chiedono di poter gestire alcuni servizi. Ma il percorso non sarà breve”.

E quasi fosse un democristiano di lunga data, Di Maio snocciola una vera e propria corsa a ostacoli. “Ci sarà una pre-intesa approvata in Consiglio dei ministri dopo un vaglio politico mio, di Salvini e di Conte. Poi il presidente inizierà una trattativa con i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Infine si andrà in Parlamento e lì i presidenti delle Camere decideranno se sarà emendabile o no il testo delle intese”.
Quindi chiudere sull’autonomia prima delle europee sarà impossibile. E con un calendario del genere chissà quando si chiuderà.

Dolori ad alta velocità

Sulla Tav invece la tensione nei 5 Stelle ha raggiunto livelli mai visti. Pare che in caso di un sì al proseguimento dell’opera da parte di Di Maio, Grillo e Di Battista siano pronti a sfiduciarlo pubblicamente, aprendo a un cambio dei vertici del Movimento se non addirittura a una scissione.

Scissione è una parola che non pronuncia, ma aleggia chiaramente nella durissima riflessione sul cantiere della Val di Susa del senatore piemontese Alberto Airola: “Non ci sono spazi di contrattazione. O il M5s dice no oppure sarò io a dire ciao al Movimento”, ha annunciato all’Adnkronos.

E alle dichiarazioni del ministro di Infrastrutture e Trasporti Toninelli, che ha promesso una decisione sulla Torino-Lione già la prossima settimana, il senatore risponde così: “Toninelli è sicuramente in difficoltà perché la Lega insiste”. Tuttavia “è giusto porre un punto fisso. Perché, come ho detto milioni di volte, il Tav è una cosa che abbiamo sempre osteggiato: non si fa e basta, spazi di manovra non ce ne sono”.

Se si aprisse anche solo una trattativa per Airola “il Movimento si schianterebbe definitivamente. Non sarebbe più 5 Stelle, perderebbe la fiducia del popolo, la sua identità”. E promette: “In quel caso me ne vado dal Movimento. E sono convinto che me ne vado col simbolo”.

Giorni decisivi

Qualcuno dirà, Airola è solo un senatore no Tav. Vero, ma in questo momento evidenzia un malessere profondo, che nei 5 Stelle si somma ad altre voci molto critiche. Come quelle delle colleghe Elena Fattori o Paola Nugnes, che sempre da Palazzo Madama – dove tra l’altro i numeri della maggioranza sono sempre più risicati – chiedono la testa di Di Maio.

Così, tra tensioni interne ed esterne, tutti guardano alla coppia dei vicepremier e alle loro prossime mosse su autonomia e Tav. Ma stavolta per Salvini e di Maio non sarà facile uscirne a braccetto per continuare nella loro avventura di governo.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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