A laureati siamo messi male, non c’è che dire. Per numero di dottori navighiamo in fondo alla classifica dell’Unione europea, con poco più di 26 laureati ogni 100 italiani tra i 30 e i 34 anni. Peggio di noi fa solo la Romania che è al 25,6%.
I dati Eurostat
A disegnare questo quadro sono i dati di Eurostat relativi al 2016. Rispetto al 2002, quando è iniziato il monitoraggio europeo, la media italiana è raddoppiata, visto che in quell’anno eravamo al 13,1%. Ma il nostro 26% di laureati 2016, se rispetta gli obiettivi nazionali, ammutolisce guardando alla media europea che è arrivata al 39,1%. Una voragine di oltre 13 punti che assume dimensioni ancor più eclatanti, se si guarda all’obiettivo Europa 2020: per quella data ha fissato l’asticella per tutti i 28 Paesi dell’Unione al 40% di laureati.
Donne meglio degli uomini
Da noi, come in tutta Europa sono le donne a laurearsi di più. La quota nel nostro Paese è del 32,5%, mentre gli uomini sono al 19,9%. Ma la media dell’Unione anche in questo caso è molto migliore. Le europee con in tasca la laurea l’anno scorso hanno raggiunto il 43,9%. Mentre i maschi sono al 34,4%.
Laureati: solo la metà trova lavoro
Come se non bastasse essere fanalini di coda, c’è anche un altro problema non di poco conto per i nostri dottori. Sempre secondo Eurostat, in italia solo il 53% dei giovani che prendono la laurea trova un posto di lavoro entro tre anni dal giorno della discussione della tesi.
L’abbandono della scuola
Anche sul fronte della dispersione scolastica non siamo messi bene. Va un po’ meglio rispetto al numero dei laureati. Ma se non siamo penultimi, in questo campo navighiamo comunque sul fondo classifica. E ci lasciamo alle spalle, oltre alla solita Romania, Portogallo, Spagna e Malta. In Italia infatti il 14% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni abbandona la scuola prima del raggiungimento del diploma. Meglio del 16% che è l’obiettivo stabilito a livello nazionale. Ma peggio di quello europeo, fissato al 10%. E anche in questo caso primeggiano le donne rispetto agli uomini. Le ragazze che abbandonano sono il 9,2% contro il 12,2% dei maschi.
I primi della classe
Italia dietro la lavagna, dunque. Ma chi sono i primi della classe? Sul gradino più alto del podio troviamo la Lituania, con il 57,8% dei trentenni laureati. Al secondo posto c’è il Lussemburgo (54,6%) seguito da Cipro (53,4%). Mentre per la dispersione scolastica dominano la scena Croazia, Lituania e Slovenia, che fanno segnare tassi di abbandono sotto il 5%.
Una lettura diversa
Ma c’è anche chi analizza diversamente la situazione emersa dai dati Eurostat, come Paolo Magrassi sul Corriere della sera. “In Germania, Inghilterra, Irlanda o Francia – spiega l’esperto – ci si diploma prima che da noi. E ci si può laureare elettricista, capomastro, programmatore software o ragioniere a 18 anni”. E le statistiche internazionali comprendono anche questo tipo di corsi. All’estero la formazione professionale superiore è in uno stadio molto avanzato. In Italia è presente, ma siamo in ritardo e intanto continuiamo a sfornare laureati “classici”. La giusta lettura della notizia secondo Magrassi sarebbe dunque la seguente: “Italia sempre tra gli ultimi per la formazione professionale superiore e tra i primi per la produzione di laureati ordinari in parte destinati alla disoccupazione”. Probabilmente avrà anche ragione. Ma resta il fatto che in un modo o nell’altro nel confronto con l’Europa siamo perdenti. E in qualcosa stiamo sbagliando, come dimostra l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile del nostro Paese. Un problema complesso, certo. Ma se sul mercato del lavoro iniziassero ad arrivare diplomati e laureati con una preparazione più appetibile per il mondo delle imprese, qualcosa potrebbe cambiare.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.