

Riccardo Muti: non poteva che essere così. A Piacenza si continua a parlare di lui, dopo il concerto di venerdì sera al Municipale dedicato alla raccolta fondi per il salvataggio di Villa Verdi. Un’iniziativa di peso nazionale, che ha visto in teatro il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con i sottosegretari Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi.
D’altra parte Muti è sempre un mito; e immaginando i suoi mille impegni, non capita spesso di vedere il maestro in città. Questo sebbene sia il patron dell’Orchestra giovanile Cherubini di cui, insieme con i Comuni di Ravenna e di Piacenza che ne sono la sede, è stato il fondatore nel 2004. Un’istituzione dove tra l’altro palazzo Mercanti esprime il vicepresidente del Consiglio di amministrazione; un incarico di recente conferito dal sindaco Katia Tarasconi a Stefano Perrucci, consigliere comunale del Pd, che ha preso il testimone dall’ex assessore alla Cultura di centrodestra Jonathan Papamarenghi.
Musica e parole
Ma torniamo al concerto di venerdì sera. La Cherubini e il Coro del Municipale, Muti li ha diretti con piglio deciso. Cosa che da un ottuagenario (il maestro a fine luglio ne ha compiuti 82) magari non ti aspetti. E nonostante qualche bocca tirata su alcuni dei brani verdiani proposti al pubblico, l’applausometro gli ha dato ragione.
Quel che ha colpito della serata, alla presenza del gotha piacentino, però non è stato solo il concerto, concluso senza concedere bis. Il direttore d’orchestra, posata la bacchetta, ha preso in mano il microfono e ha parlato per una decina di minuti. Di cosa? Dei giovani musicisti che non trovano spazio (la Cherubini ne ha formati 900 in vent’anni) e di un’Italia dove non ci sono orchestre per questi talenti, che spesso appendono lo strumento al chiodo. Poi, dopo aver ricordato il valore universale della musica, Muti è passato a Giuseppe Verdi, che è sempre il compositore più eseguito al mondo, ha sottolineato. Un Verdi che anche oggi però non è celebrato come merita.
A questo punto si pregustava un affondo sul salvataggio della Villa di Sant’Agata. Il motivo per cui Muti era sul palco e ha riscosso il suo ricco cachet, grazie agli sponsor della serata (Banca di Piacenza; Fondazione di Piacenza e Vigevano; Camera di Commercio dell’Emilia; Confindustria Piacenza). Invece niente, nemmeno una parola, né di plauso, né di critica, forse già rassicurato dalle dichiarazioni di Sangiuliano; il ministro, al suo arrivo nel foyer del Municipale, aveva infatti ribadito la disponibilità dello Stato ad acquisire la casa-museo; anticipando che nascerà un’apposta fondazione per gestirla in un circuito dei luoghi verdiani con la Regione Emilia-Romagna, rappresentata alla serata piacentina dall’assessore alla Cultura Mauro Felicori. Un circuito, dove si spera Piacenza avrà il risalto che merita. E non sia dimenticata come continua ad avvenire per il Festival Verdi.
Cambio di passo
Sarà, ma comunque da Muti, che di Verdi è uno dei maggiori interpreti, due riflessioni su quel luogo dove il grande musicista ha composto praticamente ogni opera in molti se le aspettavano. Vedremo se ci saranno altre occasioni, visto che il patron della Cherubini ha annunciato una serie di eventi per celebrare i vent’anni della sua nascita. E speriamo che anche qui Piacenza sia coinvolta a pieno titolo. Una città che venerdì ha dimostrato ancora una volta il suo amore per la musica; e che esprime realtà di peso come il Conservatorio Nicolini del neo presidente Massimo Trespidi. Sarebbe bello quindi che nel 2024 la Fondazione Teatri del Comune, diretta da Cristina Ferrari, la Cherubini e il Nicolini, si unissero per queste celebrazioni; mettendo un primo tassello per dare proprio a quei giovani, così cari al decano Muti, maggiori opportunità. Il tutto, naturalmente, sotto l’ègida di Giuseppe Verdi.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.