Smog fuori controllo. Torino blocca anche i diesel euro 5 e la sindaca Appendino consiglia addirittura di non aprire le finestre. Milano non è messa meglio, come le altre città minori della pianura Padana, la zona con l’aria più inquinata d’Europa.
E la confusione regna sovrana sull’applicazione del Patto antismog, firmato a giugno da ministero dell’Ambiente, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. In sostanza, il coordinamento sui blocchi del traffico è andato in tilt. E ogni Comune sta facendo quello che vuole o quasi. Intanto lo sport più praticato in questi giorni è diventato consultare senza sosta le previsioni meteo: quando pioverà o tirerà un po’ di vento? Insomma, non siamo messi bene. Ma forse è ora di cominciare a pensare all’inquinamento dell’aria in modo diverso, uscendo dalla logica dell’emergenza.
Auto vecchie e inquinanti
Da dove partire? Prima di tutto dai veicoli in circolazione. Il parco auto italiano è ancora pieno zeppo di Euro 0, 1, 2, 3. E se adesso non basta nemmeno fermare questi veicoli, ma siamo arrivati agli Euro 5, significa a maggior ragione che bisogna intervenire in modo strutturale. Le auto che non siano a metano, gpl, ibride o elettriche vanno tolte dalla circolazione con piani di rottamazione, ecobonus e ridisegnando la mobilità urbana. Un assunto da libro dei sogni? Non proprio. Guardate cosa sta succedendo in altri Paesi che hanno lo stesso problema.
Smog: le scelte degli altri
Parigi ha anticipato il bando alle auto a combustione (anche ibride) di 10 anni. La nuova dead line nella capitale francese è il 2030. Il Regno Unito ha fatto la stessa scelta. E la Germania dove si producono Bmw, Volkswagen e Porsche? Pensa di vietare la commercializzazione di auto diesel e benzina nel 2030. L’Olanda ha anticipato questa scelta al 2025, come la Norvegia. E anche Paesi come Cina e India hanno obiettivi simili. Noi invece ne stiamo ancora lontanamente parlando, con un occhio forse al 2040.
Marchionne e l’auto elettrica
E veniamo agli scettici: con la diffusione dell’auto elettrica servirà più energia e quindi dovremo comunque inquinare, utilizzando fonti fossili per produrla. Una posizione simile a quella espressa di recente da Sergio Marchionne che ha definito l’auto elettrica un’arma a doppio taglio. Ma proviamo a pensarci: quanti tetti abbiamo ancora da mettere a fotovoltaico? Quanto eolico da installare? O altre fonti rinnovabili e pulite da sviluppare? Settori che coinvolgono imprenditori, operai, impiegati, tecnici: in una parola, nuovi posti di lavoro. E comunque anche una centrale termoelettrica tradizionale ha sistemi di abbattimento dei fumi più agevoli da monitorare, con un unico camino di emissione a decine di metri d’altezza, rispetto ai milioni di tubi di scappamento revisionati ogni due anni.
Smog: gli altri nemici
Ma non è finita qui, ci sono altre fonti inquinanti oltre alle auto. Di chi stiamo parlando? Degli impianti di riscaldamento a gasolio e di quelli che funzionano con altri combustibili tradizionali dal legno ai più moderni pellet. Anche loro vanno gradualmente eliminati puntando sugli impianti a gas. Così come servono misure per ridurre l’inquinamento provocato dall’agricoltura e dall’industria, che fanno la loro parte per rendere l’aria irrespirabile.
Nuove scelte per vivere meglio
Oggi, con questi livelli di polveri sottili e di altri inquinanti, in Italia siamo arrivati a 1.500 morti premature per milione di abitanti contro le 1.000 della media europea. E quindi oltre 90mila persone che vivono nel nostro Paese muoiono ogni anno per lo smog. Insomma, è venuto il momento di fare scelte strategiche e strutturali come quelle di altri Paesi per vivere meglio almeno domani. Scelte impegnative, ma che lasceranno un segno positivo anche da altri punti di vista e non solo sui nostri polmoni.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.